La Sorgente Primordiale dell'Occultismo — G. de Purucker

Sezione 8

Dèi — Monadi — Atomi di Vita

CHI SONO GLI DÈI?

L'Esoterismo puro e semplice non parla di un Dio personale; siamo quindi considerati come atei. Ma, in realtà, la Filosofia Occulta, come un tutto, è assolutamente basata sulla presenza ubiqua di Dio, la Deità assoluta; e benché su di essa non vengano fatte congetture, essendo come Unità troppo sacra ed incomprensibile all'intelletto finito, tuttavia l'intera Filosofia è basata sui suoi Poteri divini, poiché è la Fonte di tutto ciò che respira e vive ed ha esistenza. In ogni religione antica, l'Uno era dimostrato dai molti. In Egitto e in India, in Caldea e in Fenicia, ed infine in Grecia, le idee sulla Deità erano espresse da multipli di tre, cinque e sette; e anche di otto, nove e dodici grandi Dèi che simbolizzavano i poteri e le proprietà della Deità Una e Sola. Ciò era in relazione con quella infinita suddivisione in numeri irregolari e dispari, ai quali la metafisica di queste nazioni assoggettava la loro Divinità Una. Così costituito, il ciclo degli Dèi aveva tutte le qualità e gli attributi dell'Uno Supremo ed Inconoscibile; poiché in questa raccolta di Personalità divine, o piuttosto di Simboli personificati, risiede il Solo Dio, il Dio Uno, quel Dio del quale in India si dice che non abbia nessun Secondo. "O Dio Ani (il Sole Spirituale) tu risiedi nell'aggregato dei tuoi divini personaggi." Queste parole mostrano la credenza degli antichi che tutta la manifestazione proceda da una stessa, unica Fonte, tutto emanando dall'unico e identico Principio, che non può mai essere completamente sviluppato se non nell'aggregato collettivo ed intero delle Sue emanazioni.[1]

È probabile che nessun soggetto sia così avvolto da nebulose oscurità come quello degli dèi delle varie nazioni. Infatti, anche per gli studiosi — pur conoscendo le letterature religiose, filosofiche e mistiche dell'antichità, le scritture di quelle popolazioni orientali che hanno ancora una fede politeistica — sarebbe difficile addurre una dichiarazione netta su cosa fossero e sono questi dèi. Il motivo è che gli occidentali, per quasi duemila anni, hanno abbandonato tutto il pensiero politeistico per una concezione monoteistica della natura alquanto illogica, e sono completamente fuori dal comprendere globalmente cosa intendessero i popoli antichi e moderni per i loro dèi o dèe.

Ora, sarebbe proprio fuorviante supporre che sia i deva della mitologia hindu o gli dèi e le dèe degli antichi popoli mediterranei e dei loro vicini fossero tutti delle divinità pienamente autocoscienti ed ispiratrici che controllavano più o meno la natura. Li potremmo comprendere molto meglio se li chiamassimo i poteri della natura, includendo sotto questa definizione le entità divine, quelle semidivine, e tutte le entità eteree, astrali e astrali-fisiche che non solo riempiono il nostro universo, ma lo compongono concretamente.

La filosofia esoterica, comunque, quando parla di dèi, li concepisce come esseri che, per la loro origine e per le loro caratteristiche e funzioni, sono in genere gli abitanti dei piani cosmici superiori. Questi dèi sono divisibili in due classi o gruppi che sono, per così dire, gli estremi dei poteri divini della natura, essendo questi estremi le classi settenarie delle divinità considerate (a) alla loro origine, e (b) come esseri attivi autocoscienti in piena regola sul lato luminoso della natura e sui piani divino-spirituali.

Quando un universo comincia a manifestarsi, si risvegliano automaticamente all'attività, per così dire, gli esseri sul piano cosmico superiore (il solo allora in esistenza) che nascono proprio dalla sostanza o essenza di quel piano cosmico divino. Questi, la classe (a), sono quelli che chiameremmo elementali cosmici divini; nati dalla sostanza o essenza della mūlaprakriti dell'unità cosmica, sono divini e divino-spirituali in tipologia e carattere, in un certo modo dèi, sebbene divinità elementali che stanno giusto iniziando la loro evoluzione in questo universo, e non ancora dèi in piena regola o jīvanmukta altamente evoluti.

La classe (b), d'altro lato, corrisponde più autenticamente a quelle che la mente occidentale concepisce come divinità. Sono dèi pienamente evoluti solo relativamente, che hanno raggiunto la divinità sui piani divini e divino-spirituali alla fine del precedente mahāmanvantara; e poiché sono in larga misura progrediti sulla scala evolutiva della vita rispetto a quelli che sono nativi di quei regni, si fanno avanti contemporaneamente al gruppo degli elementali cosmici descritti sotto la classe (a). Ora, quelli del gruppo (b), pur essendo divinità in piena regola sono, tuttavia, 'fallimenti,' nel senso che non si erano sufficientemente evoluti alla fine del precedente mahāmanvantara per poter lasciare l'attuale universo ed entrare in uno più elevato, e quindi hanno dei legami karmici che li obbligano a far parte del nuovo mahāmanvantara dell'universo che ora sta per aprire il suo dramma cosmico della vita.

Così, gli elementali cosmici sono nati già avanzati nell'attività e cominciano il lavoro di costruire il nuovo universo sotto la guida spirituale ed intellettuale delle vere divinità o poteri divini, e questi ultimi si mescolano ai primi dirigendo le loro attività. Tutte queste entità di entrambi i gruppi sono, o almeno lo diventano, settuple; questa mescolanza ha luogo nei punti di reciproca unione o similarità della sostanza swābhāvica. Nelle Lettere dei Mahatma (p. 87) K.H. parla di questo evento e dell'unione delle divinità autocoscienti con i nuovi elementali risvegliati, portando così alla prima formazione dell'unità cosmica.

Gli dèi non sono mere astrazioni; sono entità, incomparabilmente più 'entificate' di quanto lo siamo noi. Sono esemplari di coscienza pura individualizzata, mentre noi siamo esemplari di entità la cui coscienza è scarsamente realizzata da noi stessi. Gli dèi vivono nei loro regni spirituali, in corpi di consistenza spirituale, o in quelli che chiameremmo corpi di luce; proprio come ad entità inferiori rispetto a noi i nostri corpi apparirebbero costruiti di luce — e, in effetti, lo sono. Per noi è la carne, perché i nostri sensi sono della stessa sostanza.

Che forma hanno gli dèi? Hanno quelle forme che il karma e l'evoluzione ha dato loro. Che forma hanno gli esseri umani? Quelle forme che il karma e l'evoluzione ci hanno dato. La grande differenza tra un uomo e un dio è che gli dèi sono quasi universali nelle loro sfere vitali di coscienza, mentre gli uomini sono estremamente limitati nelle sfere della loro vitalità e coscienza. D'altra parte, la principale somiglianza tra essi è che sia il dio che l'uomo contengono nella loro sfera vitale altre entità di grado inferiore. Gli dèi sono infiniti. Nuovi dèi sono incessantemente aggiunti all'esercito, mentre altri stanno avanzando in una classe ancora più elevata di divinità. Ma ogni dio contiene nel regno del proprio uovo aurico — che include la sua vitalità e la sua coscienza, il suo intelletto e la sua energia buddhica, e il suo ātman — un'intera gamma estesa di esseri meno evoluti.

Considerate il corpo dell'uomo con le sue moltitudini di atomi di vita e atomi fisici, e ricordate al tempo stesso che un grande numero di questi atomi fisici all'interno del loro sistema atomico hanno i propri abitanti, molti dei quali sono entità senzienti, autocoscienti e pensanti. Tuttavia l'uomo li comprende tutti nella sfera della sua influenza vitale. È la sua vitalità dominante che li permea e li contiene tutti insieme come un'entità. Similmente, noi siamo atomi umani di vita che vivono nell'uovo aurico, nella sfera vitale di una divinità.

Stelle, comete, pianeti e nebulose — sono tutte entità, fenomeni vitali, tenuti insieme e circondate dalla vitalità di qualche eccellente divinità. E così è attraverso lo Spazio infinito.

La semplice dimensione non ha nulla a che fare con la coscienza. Alcuni degli elettroni di certi atomi sono abitati, e qualcuno di questi abitanti è completamente intelligente ed autocosciente come lo siamo noi. Pensano, percepiscono, aspirano. Sono gli 'umani' di questi mondi infinitesimali. In un'altra direzione, pensate ai meravigliosi spazi che chiamiamo il nostro universo; i bilioni di soli che compongono la Via Lattea, i quali hanno probabilmente, in maggior parte, dei pianeti intorno a loro, molti dei quali sono abitati.

Noi, su questo piccolo elettrone dell'atomo del nostro sistema solare, siamo nella stessa posizione in rapporto alla divinità cosmica in cui abbiamo il nostro essere, come le entità infinitesimali lo sono con noi. È la nostra vitalità, la nostra intelligenza, la nostra individualità, sono le energie, i poteri e le forze che scaturiscono dal nostro cuore, a dare la vita e la direttiva evolutiva a questi esseri infinitesimali che vivono con noi. Sono i nostri figli. Non vi è nulla di separato nell'Infinitudine illimitata. Ogni cosa è intrecciata con ogni altra cosa. E questa realtà è alla base del più grande insegnamento dell'occultismo — l'unità fondamentale ed essenziale di tutto quello che è.

Ora, come ogni universo di qualsiasi grado o magnitudine nello Spazio è sorvegliato ed ispirato da un'originante divinità ātmica — o gerarchia cosmica[2] — noi possiamo considerare queste divinità come raggi o logoi provenienti da tale gerarchia, proprio come gli atomi di vita su qualsiasi piano dell'uovo aurico dell'uomo possono essere considerati come raggi o individui che scaturiscono da una o l'altra delle diverse monadi della sua costituzione.

IL VIAGGIO EVOLUTIVO DELLE MONADI

La monade è un termine generico che indica una varietà di centri di coscienza, sia nella costituzione di un uomo che di un universo. Nell'uomo, un microcosmo, vi è un certo numero di monadi: la monade divina o il dio interiore, quella spirituale, quella umana, e la monade vitale-astrale, e ciascuna è la progenie della monade che le è direttamente superiore. Non importa quale sia il suo grado, ogni monade è un'entità che apprende ed evolve.

L'uomo è composito, totalmente mortale nei suoi aspetti inferiori, ed incondizionatamente immortale solo nell'essenza monadica, il suo dio interiore. Da quest'essenza monadica tutta la sua natura settupla evolve e manifesta varie fasi del flusso della coscienza che, essenzialmente, è l'uomo. La monade spirituale forma intorno a sé un velo, un corpo, in cui può esprimere alcune parti delle sue energie su un piano inferiore, e questo corpo trasuda da se stesso un veicolo etereo, un'anima, che rende la monade spirituale capace di manifestarsi su un piano ancora più basso. E così il processo si ripete serialmente, perché questi rivestimenti di luce diventano progressivamente più grossolani fino a raggiungere il linga-śarīra, il corpo-modello che, a sua volta e come un ultimo sforzo, trasuda e costruisce il corpo fisico. In questo modo sono manifestati i rivestimenti dell'individualità dell'uomo.

Noi umani non siamo che atomi di vita evoluti, e le nostre nature spirituali, paragonate con esseri più elevati di noi, sono soltanto atomi che vivono nell'essenza degli dèi superiori. Così c'è una comunione intima tra dèi e uomini, perché in queste sfere più grandi e vaste noi evolviamo gli atomi di vita di quello stadio più sublime.

Non solo ogni essere è l'espressione di una divinità individualizzata, il suo dio interiore, ma tutti questi dèi interiori sono sotto il dominio di qualche divinità più grande, in cui vivono e ne fanno parte, divinità che appartengono ad un esercito collettivamente aggregato nella sfera di vita di qualche divinità ancora più sublime; e così via, all'infinito. Ad ogni passo possiamo dire con il Paolo dei cristiani: "In Lui viviamo e ci muoviamo ed esistiamo." La gerarchia suprema della gerarchia cosmica include nel suo ente questo vasto aggregato di dèi interiori, altrettanto quanto il nostro corpo contiene tutti gli atomi di vita che lo compongono. Nello Spazio illimitato, vi è un numero infinito di queste gerarchie cosmiche.

Ognuno di noi, nell'avvicendarsi degli eoni del remoto passato, era un atomo di vita che formava continuamente un settore del corpo o della parte intellettuale o della parte fisica della costituzione di qualche entità che ora è una divinità — la nostra gerarchia suprema — e la seguiamo a ruota come parte della 'famiglia' di quella divinità. Queste gerarchie supreme, di numero infinito, sono gli abitanti dell'universo divino-spirituale; proprio come noi, nella nostra relativamente piccola sfera di coscienza ed energia, siamo gli abitanti di qui. Per gli atomi di vita che entrano nei nostri corpi siamo dèi; e per gli dèi superiori, nei cui veicoli e sfere di vita noi entriamo, siamo atomi di vita.

Dèi o essenze monadiche, monadi, ego, anime, atomi di vita, atomi — formano tutti una serie discendente. Primo, un'essenza monadica o dio si riveste della propria monade, che a sua volta si riveste del proprio ego; l'ego si riveste della sua anima, che si ricopre di un particolare atomo di vita intorno al quale sono raggruppati, per attrazione karmica, gli altri atomi di vita minori, ugualmente emanati dall'essenza monadica originante. Così ogni monade deriva dal proprio dio genitore, ma il suo destino futuro è di manifestarsi in un dio. Quest'apparente inversione dell'insegnamento non sarà così difficile da comprendere se consideriamo che prima o poi una monade diventa un dio, attraverso una manifestazione delle sue facoltà latenti, e comincia quindi ad emanare la sua monade figlia e gli eserciti di monadi figlie che nella loro globalità le forniscono i suoi vari veicoli — tutto questo riproduce la successione dagli dèi agli atomi, che abbiamo menzionato prima.

Una monade che entra nella nostra gerarchia inizia la sua esistenza come una scintilla divina incosciente, e poi, sbocciando attraverso l'umanità, ottiene la divinità e termina il suo percorso in quel particolare manvantara come un dio pienamente sbocciato. Sarebbe assurdo, come ha sottolineato H.P.B.[3] — dire che la monade di un atomo di anfibola, attraverso lunghe ere, guizzando dentro e fuori gli altri minerali, e dentro e fuori i vegetali, e il cielo sa in quanti tipi di bestie, alla fine striscia in un uomo. Non è questa l'idea. L'affermazione che al riguardo fu scritta da uno dei suoi maestri, fu fatta nel tentativo di stabilire che era sbagliata la vecchia teoria quasi darwiniana dell'evoluzione, per cui un costante accrescimento di cose diventava alla lunga un centro autocosciente.

L'evoluzione non significa un accrescimento seriale di esperienza su esperienza. Evoluzione significa un fluire dall'interno all'esterno: lo svolgimento, la rivelazione di ciò che è già dentro. Carattere, individualità, energia autocosciente, potere autocosciente, tutto scaturisce dall'interno. Il cuore di ogni entità, che sia un dio, una monade, un uomo o un atomo, è in essenza una divinità. Negli dèi è una divinità ancora più elevata; nell'essere umano è un dio. Questa è l'essenza monadica.

La chiave è nell'affermazione del Signore Buddha: niente di composito dura, e di conseguenza non vi è nessuna 'anima' immortale e permanente nell'uomo, poiché è un'entità composita. 'L'anima' dell'uomo cambia ad ogni istante — apprendimento, crescita, espansione, evoluzione — in modo che non vi siano due secondi consecutivi di tempo o d'esperienza uguali. Quindi, non è immortale, perché l'immortalità significa una durata continua di come noi siamo. Se evolviamo, noi cambiamo, e quindi non possiamo essere immortali nella parte che evolve, perché stiamo crescendo in qualcosa di più grande.

Ecco perché la monade di un atomo di carbone o di qualsiasi altro minerale non è la stessa cosa della monade di uno Shakespeare, un Newton, o un Platone. In ciascun caso l'essenza è identica, ma non la monade. È quest'essenza che proietta un raggio, estende cioè una parte della sua energia nei regni astrali, energia che alla sua estremità diventa la monade astrale — anch'essa una fase delle energie e capacità inerenti all'essenza monadica. La fase successiva, e parliamo ora di periodi eonici, è la monade umana. Quando la fase umana dell'essenza monadica passa, saremo diventati monadi spirituali. Quando questa fase spirituale passa, allora saremo diventati la stessa essenza monadica, e saremo quindi ritornati a casa come un dio pienamente sbocciato.

L'insegnamento nella Dottrina Segreta fu un tentativo di sradicare l'idea errata che i piccoli, eterni ed immutabili atomi pesanti, come a quel tempo erano ritenuti gli atomi della chimica, fossero le nostre monadi. Le monadi sono entità vitali, centri di coscienza frementi di vita, che cambiano incessantemente e crescono continuamente. E quindi è del tutto sbagliato raffigurare qualsiasi monade come una stessa monade immutabile attraverso le ere passate, attraverso i minerali, i vegetali e gli animali. Quella che dobbiamo raffigurarci è un'essenza monadica di carattere divino, appartenente al mondo spirituale-divino, che manifesta costantemente alcune porzioni di se stessa nei regni inferiori — dal più basso al più elevato — di quell'universo. Come dice Krishna: "Io ho fondato questo Universo nella sua totalità con una singola porzione di me stesso, e rimango separato"[4] — separato, e tuttavia la 'singola porzione' di me stesso non è distaccata, nel senso che è un raggio amputato, come se il sole potesse emanare un raggio e perderlo. Il sole rimane separato dal suo raggio, ma il raggio rimane una porzione del sole.

L'essenza monadica, poiché è la radice di ogni cosa che scaturisce da lui, è come il sole che brilla sull'entità evolvente da lui derivante — le molte monadi che sono i suoi raggi. Ma se pensiamo a una tale entità come radicalmente separata, che percorre un sentiero assolutamente distinto da altre entità, saremmo fuori pista.

Ogni monade o anima è, in un certo senso, un'entità destinata ad evolvere verso la fase spirituale della sua essenza monadica genitrice. Come il bambino umano cresce per diventare come suo padre, generato da suo padre e tuttavia diverso, un altro individuo, così è per qualsiasi monade. L'anima umana, ad esempio, è destinata a svilupparsi in un'anima spirituale, che è già latente nell'entità umana e la adombra, che sia un Buddha o un Cristo, ed è destinata essa stessa a sbocciare come un dhyan chohan, un dio; perché un dhyan chohan è proprio il cuore di un Buddha o un Cristo.

Dhyan chohan è un'espressione che deriva dal Buddhismo Mahayāna dell'Asia centrale e settentrionale, ed è un'espressione generalizzante molto simile al termine dèi. In verità, le classi più elevate dei dhyan chohan sono identiche agli dèi, mentre tutte le classi inferiori o intermedie percorrono verso il basso la scala della struttura cosmica, includendo così i semidèi ed altre entità autocoscienti di grado ancora più basso, fino a raggiungere esseri come noi, che sono ciò che potremmo considerare dhyan chohan incarnati di un grado inferiore, poiché tali noi siamo veramente nelle nostre parti buddhi-mānasiche. Sarebbe sbagliato definire gli elementali come dhyan chohan, perché un dhyāni significa un individuo autocosciente di carattere più o meno spirituale che a noi sembra immerso in una 'contemplazione' elevata, cioè in quella che gli hindu chiamano dhyāna. Di conseguenza, tutti i diversi gradi dei dhyan chohan appartengono più appropriatamente alle parti superiori della struttura cosmica della gerarchia. Le porzioni inferiori di questa struttura sono le tre classi generali degli elementali, i vari tipi di spiriti della natura (elementali poco evoluti), e le condizioni di esseri più elevati rispetto agli spiriti della natura, fino ad includere il regno umano. Al di sopra del regno umano, che è contrassegnato dall'autocoscienza e dagli inizi del dhyāna spirituale, incominciano i gruppi inferiori dei dhyan chohan, le cui classi più elevate sono dèi.


ATOMI DI VITA, LA LORO ORIGINE E DESTINO

. . . L'Occultismo non ammette qualcosa di inorganico nel Kosmo. L'espressione impiegata dalla scienza, "sostanza inorganica," significa semplicemente che la vita latente che dorme nelle molecole della cosiddetta "materia inorganica," è inconoscibile. Tutto è Vita, ed ogni atomo, anche della polvere minerale, è Vita, sebbene al di là della nostra comprensione e percezione, perché è al di là del campo delle leggi conosciute da coloro che rifiutano l'Occultismo. "I veri Atomi," dice Tyndall, "sembrano l'istinto con un desiderio di vita." Da dove viene allora, potremmo chiederci, la tendenza ad "imbatterci nella forma organica?" È in qualche nodo spiegabile secondo gli insegnamenti della Scienza Occulta?
Per i profani, i Mondi sono composti dagli Elementi conosciuti. Nella concezione di un Arhat, questi elementi sono essi stessi, collettivamente, una Vita Divina e, distributivamente, sul piano della manifestazione, le innumerevoli ed infinite moltitudini di Vite. Il Fuoco soltanto è UNO, sul piano della Realtà Unica: su quello dell'Essere manifestato, e quindi illusorio, le sue particelle sono Vite Ardenti che vivono a spese di tutte le altre Vite che esse consumano. Perciò sono chiamate i "DIVORATORI.". . . Ogni cosa visibile in questo Universo fu edificata da simili VITE, da primordiale uomo cosciente e divino fino agli agenti incoscienti che costruiscono la materia. . . . Dalla VITA UNA, senza forma ed increata, procede l'Universo delle Vite. — La Dottrina Segreta, I, 248-50 ed. or.; p. 321 online

Ogni monade è letteralmente un centro creativo che riversa continuamente dal suo cuore un flusso di atomi di vita nati dentro e fuori dalla sua essenza. E ciascuno di questi atomi di vita ha come proprio nucleo un dio non ancora manifestato. Non vi è nello Spazio infinito un punto matematico che non sia un atomo di vita.

Più precisamente, un atomo di vita è una monade astrale, che significa semplicemente una fase della stessa monade spirituale che opera tramite un controllo a distanza dentro e sul piano astrale. Un raggio o proiezione dell'energia originaria della monade spirituale passa quindi attraverso tutti i piani intermedi della materia e della coscienza fino a raggiungere il piano astrale, e lì forma un turbine infinitesimale, un vortice, nella sostanza astrale. Questa è la monade astrale, chiamata monade perché, con la coscienza monadica essenziale, partecipa direttamente dell'energia monadica sul piano astrale, lungo la linea di questo raggio o estensione. L'atomo fisico è a sua volta ugualmente formato dall'azione nella materia fisica di un raggio proveniente dalla monade astrale, e il fondamento dell'atomo fisico, secondo la scienza, è l'elettricità.

Possiamo così risalire alla radice dell'atomo di vita a ritroso di questo raggio di energia fino all'essenza monadica. Ogni atomo di vita è quindi una simile divinità potenziale, perché il dio interiore è nel suo cuore. Ogni atomo di chimica è una tale estensione di una monade astrale; e i vari elementi chimici — oggi sappiamo che sono cento — sono semplicemente le diverse classi delle dieci famiglie complessive o ordini in cui la materia si divide, e ciascuno di questi ordini è suddiviso in dieci sottofamiglie.

Gli atomi di vita, o quelli che gli antichi hindu chiamavano paramānu o anu primordiali, sono le 'anime' degli atomi chimici che si disintegrano come fanno i nostri corpi fisici. Un atomo di vita è la manifestazione di uno jīva; uno jīva è una monade: e il cuore di una monade è indistruttibile, perché è la divinità stessa. Gli atomi del nostro corpo sono gli stessi che formarono il nostro ultimo veicolo terrestre. Questi stessi atomi, nella prossima incarnazione, costruiranno il corpo che avremo allora; e questo si applica non solo al nostro corpo fisico, ma anche a tutti i rivestimenti della coscienza della nostra costituzione settupla. Ciascuno di questi rivestimenti è formato da atomi di vita, questi jīva che costituiscono gli eserciti delle entità che completano l'uomo attraverso cui il dio interiore agisce. Alcune Upanishad parlano del Brahman che dimora nel cuore dell'atomo — quel Brahman che è inferiore al più piccolo, e superiore al più grande, che contiene l'universo. Questi sono dunque gli atomi di vita. Tutta la materia, tutta la sostanza, è composta di atomi e di nient'altro. Sono le pietre che costruiscono l'universo. Sono composti di coscienza nel cuore di ciascuno, si manifestano nelle sue due forme di energia e volontà — poiché l'energia e la volontà sono esse stesse forme di coscienza, la Realtà ultima.

Ogni atomo di vita che ha origine nella suprema gerarchia ha un enorme viaggio evolutivo da compere. Cominciando dagli stadi più elevati, lentamente, nel trascorrere delle ere, discende l'arco di ombre nella materia formata da altri atomi di vita simili che lo hanno preceduto nel loro percorso verso 'il basso,' e questo viaggio continua finché l'atomo di vita pellegrino raggiunge il punto più possibilmente basso della propria gerarchia — ma solo di quella gerarchia, perché è dove esso si sta sottoponendo alla sua tipica esperienza evolutiva. Allora, avendo raggiunto questo punto, ricomincia l'ascesa lungo l'arco luminoso, fino a riottenere l'unione con la sua essenza divina, il dio interiore.

Durante questo processo evolutivo, passa dall'incoscienza attraverso tutti i molteplici e vari stadi d'esperienza fino alla relativa autocoscienza, poi alla piena autocoscienza, evolvendosi nella coscienza impersonale, e alla fine s'immerge nella divinità — ora non più una semplice scintilla divina ma un dio, uno dei collaboratori nella grande opera della costruzione dei mondi.

Ogni cosa è composta da atomi di vita, da quelli superspirituali a quelli sottomateriali. Per coloro che accettano senza problemi l'apparenza delle cose, basandosi soltanto sulle loro sensazioni percettive esterne, la materia inanimata può sembrare senza vita, o al massimo dormiente. Ma gli atomi di vita fisici sono davvero piccole entità viventi, costantemente all'opera, anche quando noi dormiamo. Se si fermassero per una frazione di secondo, i nostri corpi svanirebbero. Infatti, gli atomi di vita fisici lavorano più intensamente di quanto facciano gli atomi di vita delle cose spirituali. Sono aggressivamente attivi, come lo è tutta la materia.

Il movimento intenso è un segno della materia; di conseguenza, meno movimento c'è, più elevata è l'entità. Pace, tranquillità e riposo, sono le insegne della grandezza; e così è nello spirito quando è nelle cose materiali. Le grandi cose si conseguono nella quiete, nel silenzio.

Tutte le varie monadi che costituiscono la natura composita dell'uomo evolvono da se stesse le monadi figlie che formano i suoi veicoli successivi, in quanto il corpo fisico è costruito da atomi di vita fisici, che sono gli atomi di precedenti incarnazioni semplicemente perché sono stati i nostri figli in altre vite. Durante ogni periodo di vita non solo noi li emettiamo, ma li assorbiamo, perché vi è un costante interscambio di atomi. In aggiunta, un gran numero di atomi di vita, i loro eserciti, che formano il nostro veicolo fisico, sono scaturiti da noi come nuove 'creazioni.'

La costituzione settupla dell'uomo, incluso ogni organo del suo corpo, è composta di atomi di vita a vari gradi evolutivi. Un atomo di vita può essere il veicolo di un dio in una sfera inferiore, che per ragioni karmiche egli deve almeno raggiungere e toccare. Ad esempio, il cervello umano può contenere a volte atomi di vita che sono le dita di una divinità che si cala nella nostra sfera materiale e cerca la materia fisica più evoluta che possa trovare, che è la sostanza cerebrale umana, avvolta com'è durante la vita in un velo di ākaśa.

Questo è il karma dell'essere umano che può contenere tali atomi di vita nella sua sostanza-cervello; ma è, per così dire, immeritato. Ogni cosa che accade all'uomo è assolutamente il suo karma; ma ecco un esempio in cui possiamo dire che l'individuo, per suo libero arbitrio, non è stato realmente la causa per cui questo dio scegliesse un atomo di vita del suo cervello; e tuttavia accade perché il suo karma lo ha reso un veicolo adatto a questo. L'uomo ne riceve il beneficio.

È pure vero che il cervello può ospitare atomi di vita a carattere diabolico che portano sofferenza. Anche questo è karma, perché le azioni passate dell'uomo lo hanno reso un veicolo adatto a questi atomi di vita. Nondimeno, è una sofferenza per lui immeritata, perché non fu lui a scegliere volontariamente di immettere questi diabolici atomi di vita nel suo corpo. Quindi, possono esserci atomi di vita nel cervello o in altri organi vitali che effettivamente potrebbero essere definiti di natura diabolica — o anche spirituale o divina.

Inerente a quanto detto precedentemente è l'insegnamento riguardante le peregrinazioni delle monadi sulle altre catene planetarie, che loro visitano durante il corso delle ronde esterne. Molti si sono chiesti se le monadi si incarnino sui globi delle varie catene planetarie, e se le misure dei loro corpi corrispondano a quelle del globo che visitano. Voglio ripetere proprio qui che la massa non ha alcuna importanza a livello occulto per quel che riguarda la coscienza in se stessa. Un essere poco evoluto può avere un corpo enorme come la terra, mentre i suoi pensieri possono avere una portata leggermente più ampia dello stesso. Un dio può vivere in un atomo di vita, e tuttavia i suoi pensieri possono vagare nell'infinitudine.

Ora, le monadi che peregrinano da catena a catena o da globo a globo sono composte da famiglie che non solo vengono dalla nostra catena terrestre, ma ugualmente da altre catene planetarie e dai loro rispettivi globi. Vi sono monadi che peregrinano da e verso il pianeta Venere, o il pianeta Giove, o Marte, ecc. Molte di esse raggiungono la nostra catena durante il corso delle loro ronde. Devono fare così perché la nostra catena terrestre è una stazione sulla strada che le monadi seguono lungo le circolazioni del cosmo, alcune prendendo una forma o una personificazione, altre ancora assumendo forme diverse, e alcune sono semidèi. Altre, dal nostro punto di vista umano, sono diaboliche.

Ogni atomo di vita di qualsiasi entità, nato dal cuore dell'essenza monadica, è sempre la progenie di quell'essenza monadica, proprio come l'anima umana è la progenie più o meno sviluppata della monade spirituale. All'inizio del loro viaggio evolutivo nell'uomo, queste monadi figlie si manifestano dapprima come atomi di vita delle parti inferiori della costituzione umana; e poi, attraverso i molti manvantara minori che si susseguono l'un l'altro, crescono dal piccolo al grande, dal grande al più grande, e trovano il loro destino finale per il manvantara solare come jīvanmukta liberati, dhyan chohan, dèi.

Come noi non possiamo diventare un uomo finché non abbiamo imparato tutte le cose al di sotto dell'umanità, così l'atomo di vita di un dhyan chohan, destinato a divenire un uomo, vale a dire un ego reincarnante, deve, nel tempo, far emergere dal proprio cuore le potenzialità bloccate della divinità. Anche un tale atomo di vita, un tale elementale, un tale pensiero dhyan-chohanico, deve discendere nella materia per imparare dalle esperienze dell'esistenza materiale, e lottare come uomo in quell'esistenza. Che tipo di dio sarebbe se non conoscesse niente della metà materiale dell'universo?

Tutta la natura procede secondo una regola. Si può allora dire che ogni entità ha origine, nella sostanza-vita di qualche dhyan chohan, come un atomo di vita; e quindi comincia ad evolvere discendendo lentamente nella materia. Quando ha raggiunto gli abissi più profondi dell'arco di quella particolare gerarchia, inizia a ritornare verso l'alto, e diventa un uomo completo, che si svilupperà in una monade o un dio — non per concrezioni di crescita dall'esterno, ma facendo emergere ciò che è bloccato dentro di sé; e quindi, quando raggiunge lo stato della monade di un dhyan chohan, diventa uno spirito cosmico.

Dobbiamo compiacerci per il fatto che i pensieri che formuliamo siano nostre creazioni? La mente dell'uomo è semplicemente il canale attraverso il quale transitano i pensieri, mentre è vero che un'essenza monadica, il dio interiore, dà la nascita agli ego reincarnanti, i quali iniziano la loro evoluzione come atomi dhyan-chohanici, elementali, pensieri, se volete; e i 'pensieri' non sono un termine così cattivo, perché un pensiero è un'entità. È animato, persiste nel tempo, ha la sua individualità; e ciascun pensiero o centro elementale di coscienza appare nell'atmosfera psico-spirituale che circonda un centro monadico. Ha origine nella sostanza vitale di un dhyan chohan, semplicemente perché ogni punto nell'Infinitudine illimitata è una monade, sia attiva che latente.

Ecco perché un elementale-pensiero, che esiste come atomo di vita in qualche dhyan chohan, gli appartiene e gli è attaccato attraverso gli eoni del futuro; e man mano che quel dhyan chohan evolve, evolvono anche i suoi eserciti di atomi di vita emanati da lui stesso in periodi diversi attraverso l'infinitudine, e lo seguono per sempre componendo la sua successione di vite.

Ogni monade, nel nostro universo-patria, cioè ogni cosa dentro la Via Lattea, è un atomo, per così dire, una particella dell'essenza spirituale che appartiene alla vita — l'essenza individuale vitale — di un'entità cosmica ancora più sublime. Noi stessi siamo atomi di vita, monadi figlie, di una divinità cosmica, proprio come i nostri corpi sono composti di giovani atomi che cominciano il loro viaggio verso gli dèi. Vi sono moltitudini di questi esseri gloriosi nello Spazio illimitato, per cui non dobbiamo chiamarli 'Dio.' Proprio questo concetto ha fatto sorgere l'idea che noi siamo 'figli di Dio' — i primi cristiani avevano l'idea originale, ma ben presto ne persero la chiave.

Queste monadi figlie non sono in nessun modo nate tutte contemporaneamente. Inoltre, sono di tutti i gradi evolutivi, alcune che cominciano in questo manvantara, altre che sono già vecchie, ed altre non ancora evolute dall'essenza monadica. Al di fuori di questo esercito di monadi figlie, un aggregato molto più piccolo ha ottenuto una fase evolutiva che si avvicina a quella umana, e di questa un numero ancora più piccolo sono esseri umani. Questi ultimi, naturalmente, non vivono tutti sulla terra nello stesso periodo, è come se qualcuno fosse nello stato devacianico mentre altri nella fase intermedia.

Dovrebbe risultare chiaro che siamo noi i responsabili dell'evoluzione degli atomi dei nostri corpi in tutte le ere future. In altre parole, l'evoluzione degli atomi di vita, non solo del nostro veicolo fisico, ma degli altri involucri attraverso i quali ci esprimiamo, dipende dai nostri pensieri, sentimenti, aspirazioni, la nostra vera vita. Così, nei cicli futuri, quando noi e loro ci evolveremo ad altezze maggiori, continueremo come loro guide ed istruttori, anche se noi stessi abbiamo i nostri istruttori.

La parte spirituale dell'essere umano è la gerarchia, il Guardiano Silenzioso, di tutte le vite minori che compongono i veicoli attraverso e nei quali questa natura superiore dell'uomo si manifesta. Queste vite minori sono la progenie della sorgente della vitalità che scaturisce nel cuore dell'essere spirituale dell'uomo. E come l'essere umano avanza, così esse lo seguono a ruota, evolvendo, ed entrando in una vita sempre più grande ed espandendo la coscienza. Infine, l'entità spirituale, la parte superspirituale dell'uomo, sarà diventata l'espressione di qualche essere cosmico — un sole o una stella; e quelli che ora sono gli atomi di vita di un uomo, poiché esistono su tutti i piani della sua costituzione settupla, saranno diventati la costituzione intermedia di quella divinità cosmica, come pure la stella visibile e gli altri corpi minori che la circondano, come i pianeti. Quando questo evento di magnitudine cosmica verso la natura superspirituale dell'uomo avrà avuto luogo, gli atomi di vita meno evoluti, raggruppandosi intorno a quelli più altamente evoluti, forniranno i corpi, interni ed esterni, delle entità minori che girano intorno al dio solare.

Altro non siamo che atomi spirituali ed intellettuali — atomi della coscienza della gerarchia del nostro universo. Da quella gerarchia traiamo la nostra origine, e ad essa ritorneremo, solo per cominciare, nella prossima manifestazione cosmica, un più ampio sentiero di evoluzione. Proprio come gli atomi che formano il corpo dell'uomo sono della sua propria essenza ed essere, pisco-magneticamente attirati verso di lui perché in origine provennero da lui, così noi siamo gli atomi di questa entità cosmica, la nostra gerarchia suprema — essa stessa una delle innumerevoli componenti della gerarchia, perché l'universo è totalmente pieno di dèi, ed ogni cosa è intrecciata e interconnessa con qualunque altra cosa. La coscienza di questa gerarchia celeste è la nostra sorgente d'ispirazione, ed è quella luce eterna che guida a permeare ogni atomo del nostro essere. È l'intelligenza-vita del cosmo.

Ogni cosa nel sistema solare alla fine scaturisce dal sole che, come detto, non è tanto il genitore quanto il fratello maggiore degli altri corpi di questo regno. Ciò diventa più facilmente comprensibile se teniamo a mente che ciascun atomo di vita, anche quelli che compongono il nostro corpo fisico, è una parte di noi, vive in noi, e tuttavia ciascuno di essi è l'espressione della propria monade individuale — una monade che nel suo cuore è davvero gloriosa e suprema come lo è la nostra, ma il cui veicolo non è così altamente sviluppato come il nostro.

Il corpo umano è più adatto a manifestare l'essenza monadica rispetto a quanto lo sia l'atomo di vita nell'esprimere l'essenza della sua monade o dio interiore. Una volta noi umani, individualmente parlando, ci eravamo manifestati in semplici atomi di vita — tutti figli e fratelli del sole. Ciascuno di noi, sebbene sia parte dell'essenza solare, è tuttavia un essere divino nella sua parte più profonda; e in futuro, se seguiremo con fedeltà il sentiero fino all'ultimo, diventeremo un sole glorioso negli spazi cosmici. Saremo allora un dio che si manifesta nella nostra parte più intima, e un sole sarà il nostro corpo.


EREDITARIETÀ E ATOMI DI VITA

Ora, gli occultisti, che fanno risalire ogni atomo nell'Universo, sia aggregato che indipendente, a una Sola Unità, la Vita Universale; che non ammettono che alcuna cosa in Natura sia inorganica; che non conoscono qualcosa che si possa chiamare materia morta; gli occultisti sono coerenti con la loro teoria dello Spirito e dell'Anima quando parlano di memoria in ogni atomo, di volontà e di sensazione.. . . Noi conosciamo e parliamo di "atomi di vita" e di "atomi latenti", perché consideriamo queste due forme di energia — la cinetica e la potenziale — come prodotte da una stessa forza, la vita una, che vediamo come sorgente e motrice di tutto. Ma che cos'è quello che fornisce di energia, e soprattutto di memoria, le "anime plastidulari" di Haeckel? Il "moto ondulatorio delle particelle" diventa comprensibile nella teoria di una vita una spirituale, di un Principio Vitale universale, indipendente dalla nostra Materia, che si manifesta come energia atomica solo sul nostro piano di coscienza. È quello che, individualizzato nel ciclo umano, si trasmette di padre in figlio. (La Dottrina Segreta, II, 672 ed. or.; p. 446 online)

La parte autocosciente di ogni essere umano è la gerarchia delle moltitudini di atomi che compongono il suo corpo. La loro evoluzione è simultanea alla nostra; ma, naturalmente, ognuno di questi atomi di vita o anime elementali, da un lato è coinvolto nel karma generale e nel destino dell'entità umana a cui appartiene, e dall'altro, segue il suo sentiero individuale nell'oceano di influenze e forze che compongono il campo d'azione dell'uomo. In altre parole, ogni anima elementale ha la sua particolare linea di evoluzione coinvolta nella linea maggiore che comprende il campo più grande d'attività della gerarchia umana, di cui ognuna e tutte queste anime elementali formano il veicolo. Un tempo noi stessi eravamo queste anime elementali atomiche, passando attraverso i vari veicoli che chiamiamo 'atomi.' Ogni atomo fisico incarna nel suo cammino un elementale che dovrà diventare umano, non solo per gli stimoli dell'ambiente e le cicliche erosioni del periodo karmico, ma sviluppando le capacità latenti bloccate nel cuore di una tale anima elementale.

Come detto, in ogni vita terrestre che si succede, ritroviamo gli stessi atomi di vita fisici che furono nostri in precedenti incarnazioni, perché essi sono i nostri figli e sono impressi con il nostro karma: nel senso che sono i portatori del nostro karma fisico. Questi atomi di vita fisici, comunque, non si diversificano da qualsiasi altro atomo di vita tranne che nel grado evolutivo. Noi li imprimiamo non solo quando nasciamo, ma anche durante la vita, e in verità, prima della nascita; infatti, li raccogliamo e li espelliamo ogni ora, quotidianamente — tutto il tempo. Il ricongiungimento degli atomi di vita fisici con l'entità reincarnata è inevitabile. Dobbiamo prendere gli atomi di vita le cui facce abbiamo sporcato nel passato, e pulirle. È una parte del nostro karma, e dobbiamo essere grati che sia così; perché, se dovessimo lavorare con gli atomi appartenenti a qualcun altro, in verità ci troveremmo in una situazione molto sgradevole.

È vero che i nostri atomi di vita passano continuamente attraverso i corpi di altri, ma sono solo di passaggio. Imparano da noi, e noi, in un certo senso, impariamo da loro; ma noi ci alimentiamo per la maggior parte dei nostri atomi di vita, ed è attraverso di loro che i nostri corpi crescono. Dal cibo, dall'acqua, dall'aria, dall'assorbimento attraverso i pori della nostra pelle, e altrimenti, prendiamo pochissimi atomi di vita estranei se paragonati agli eserciti dei nostri atomi di vita, che sono i nostri figli, lasciati indietro su questo piano durante la nostra ultima incarnazione.

I nostri atomi di vita non sono così tanto attaccati a noi perché sono parte integrante del nostro flusso d'esistenza karmica, figli karmici del Brahman in noi. Ciò significa che in pratica abbiamo lo stesso corpo che avevamo nella nostra ultima vita: alquanto evoluto, di sicuro alquanto migliorato. E i corpi dei nostri amici e parenti — come mai ci sono così familiari? Le cause stanno negli istinti, nella memoria latente, e nell'attrazione familiare degli atomi di vita, poiché tutte queste cause sono all'opera e, in un certo senso, mantengono i cuori e le menti attaccati alle questioni terrene. Vediamo quindi come siamo fortemente incatenati, trattenuti in basso, e come il nostro spirito che si libra ed aspira vi sia intrappolato.

Tutto questo soggetto coinvolge la cosiddetta questione dell'ereditarietà. Ogni essere umano ha più di una semplice ereditarietà fisica; egli ha un'ereditarietà astrale, psichica ed intellettuale, e in verità un'ereditarietà divina. Essendo il figlio di se stesso, ed essendo attualmente il genitore di quello che sarà in futuro, la sua ereditarietà è il semplice risultato della catena della causalità derivante da quello che egli era prima su qualsiasi piano. Quindi, qualsiasi cosa egli pensi o dalla quale tragga delle impressioni, avrà necessariamente le sue conseguenze e plasmerà quindi il suo carattere. Nella Dottrina Segreta H.P.B. scrive:

L'Occultismo spiega che: (a) alcuni degli atomi vitali del nostro principio di vita (Prāna) non sono mai interamente perduti quando un uomo muore; che gli atomi più impregnati del principio di vita (un fattore indipendente, eterno, cosciente) sono in parte trasmessi di padre in figlio per ereditarietà, e in parte nuovamente riuniti per diventare il principio animante del nuovo corpo in ogni reincarnazione delle Monadi. Perché: (b), come l'Anima Individuale è sempre la stessa, così lo sono gli atomi dei principi inferiori (corpo, il suo astrale o doppio vitale, ecc.), attirati come sono dall'affinità e dalla legge karmica, sempre dalla stessa personalità in una serie di vari corpi, ecc. — Vol. II, 671-72 ed. or.; pp. 445-46 online

L'ereditarietà non è solo il ritorno degli atomi prānici provenienti da vite precedenti, che portano con sé l'impronta loro data dall'ego durante quelle vite, ma è anche la caratteristica di un flusso di vita trasmesso da padre a figlio attraverso gli atomi di vita. Gli atomi di vita sono di sette gradi diversi, o classi, di avanzamento evolutivo, ciascuno che si manifesta nella sua appropriata sfera d'attività; le tre classi elementali che agiscono e si manifestano nei regni elementali; gli atomi di vita minerale nel regno minerale; gli atomi di vita vegetale nel loro regno; gli atomi di vita delle bestie che si manifestano nel regno animale; e gli atomi di vita umana — ognuno la dimora embrionale o germinale di un ego reincarnante.

Inoltre, ciascuna di queste sette principali classi di atomi di vita è suddivisa in famiglie subordinate. Così l'unica classe complessiva di atomi di vita umana contiene tutte le varietà che sfociano nelle differenti famiglie o tipi dell'umanità. Con ciò non mi riferisco solo al corpo, al colore, alla carnagione, alla lunghezza del naso, ecc., ma piuttosto alle possibili variazioni nella personalità psico-astrale. Inoltre, queste sette classi complessive di atomi di vita rappresentano sul piano fisico le sette classi principali di monadi.

Gran parte dell'ereditarietà, del flusso di conseguenze, è trasmessa di generazione in generazione dagli atomi di vita. L'altra parte dell'ereditarietà è quella che i genitori portano in equazione. Ma nessun atomo di vita va mai in un ambiente inappropriato. Va solo in quell'ambiente verso cui è psico-magneticamente attirato: il simile al suo simile, vita dopo vita.

Ugualmente, vi è una successione di eventi, o effetti karmici, in qualsiasi ceppo, sia animale, vegetale che umano, o altrimenti. È questa successione di eventi dopo eventi, che formano le maglie della catena della causalità, che noi chiamiamo ereditarietà. È a causa di questa catena di causalità, e delle quasi illimitate tendenze e capacità latenti negli atomi di vita, sui quali tutte le cose sono costruite, che gli allevatori, sia di animali che di piante, possono produrre le interessanti varietà che elaborano. Ad esempio, la nostra frutta e i cereali furono tutti sviluppati da piante selvatiche ai tempi degli Atlantiani e dei primi Ariani. Alcune di queste varietà divennero concretamente delle nuove specie: perdurano, producono il loro tipo. Questo può avvenire perché in ogni atomo di vita vi è effettivamente un'infinità di possibilità di cambiamento di direzione, e gli allevatori forniscono semplicemente un nuovo ambiente che permette alle tendenze finora latenti di manifestarsi. È questa sorgente di vitalità o vita dentro ciascun atomo di vita, che determina la grande diversità di entità intorno a noi.

Gli esseri umani, comunque, forniscono molto più di una semplice casa o ambiente ai loro figli. La vita non è questione di possibilità o casualità — queste non sono altro che parole che coprono l'ignoranza umana. Qualsiasi cosa esista, è il risultato di una catena di causalità. Perché certi bambini vengono da certi genitori? Ogni bambino è attirato verso l'ambiente e i flussi vitali dei genitori, che sono i più affini al ritmo vibratorio della propria anima in arrivo; chiamatela pure una sorta di attrazione psico-magnetica verso l'ambiente che ha la massima affinità con i requisiti karmici dell'ego reincarnante; in altre parole, con le proprie caratteristiche. Ne consegue che i genitori sono molto più che un semplice canale attraverso il quale un ego reincarnante entra in questa sfera, e molto più che semplici automi umani che forniscono un ambiente 'buono o cattivo.'


LA DOTTRINA DELLA TRASMIGRAZIONE

Si pone la domanda se vi sia qualche base nella dottrina popolare ma erronea, in Occidente, secondo cui le anime trasmigrano in forme animali e inanimate. L'origine di questa credenza è dovuta probabilmente agli insegnanti che davano istruzioni ai discepoli: gli atomi usati dall'anima mentre sono in qualche corpo sono impressi con il carattere e le azioni di ogni anima, e l'anima ha il dovere imposto di vivere così, pensare, ed agire in modo che tutti gli atomi usati nel corpo materiale progrediscano ugualmente con l'Ego, atomi che non sono dotati di una tendenza verso il basso, poiché se fossero dotati di una tale tendenza verso il basso, allora, quando sopraggiunge la morte, andrebbero in forme inferiori, degradandosi, e quindi, in quel senso, l'uomo andrebbe in forme inferiori. Naturalmente, l'ego umano non può andare in una forma inferiore. Va ricordato, come una cosa seria ed importante, che ogni atomo nel corpo è congiunto con una sua propria vita, ed ha una coscienza peculiare di se stesso. Queste vite sono una classe di elementali, e sono quindi i vettori di una gran parte del nostro carattere in qualsiasi forma possano andare. È come molte candele che accendono una sola fiamma. Essi vivono in noi e derivano da noi un carattere, e poiché entrano ad ogni istante in noi, e ne escono, il nostro dovere è chiaro. Per mezzo di questi atomi e vite noi stiamo effettivamente svolgendo l'opera dell'evoluzione, e sono come membri impegnati con il Sé Superiore, obbligati ad aiutare l'evoluzione con intenti positivi, o responsabili del karma pesante se favoriamo il degrado degli atomi che devono essere usati dai nostri compagni e dalle razze successive. — W. Q. Judge: E.S. Suggestions and Aids.

Quando sopraggiunge la morte e l'ego umano passa nel suo devachan, tutti i veicoli in cui era incarnato nella sua vita terrestre si separano, e gli atomi di vita con cui furono costruiti questi involucri vanno in quegli ambienti e condizioni verso i quali sono psico-magneticamente attirati. Questo è il nucleo della dottrina della trasmigrazione degli atomi di vita, che è stata generalmente travisata nel senso che l'anima umana, alla morte, discenderebbe nei corpi degli animali. Quest'idea non è vera, non è una realtà della natura.

La regola fondamentale è che durante gli intervalli tra le vite terrene gli atomi fisici di vita di un essere umano trasmigrano attraverso e dentro i regni della natura. Gli elementi individuali delle anime di questi atomi, considerati dal punto di vista evolutivo, non sono più progrediti di quanto lo siano le anime animali delle bestie. Infatti, quando il corpo umano si scompone con la morte e gli atomi di vita che lo costituiscono cominciano le loro trasmigrazioni, sono attirati verso quei corpi o entità, che siano umani, bestie, vegetali o minerali, dai quali sono attratti al momento i propri ritmi di vibrazione. È proprio un caso di attrazione psico-magnetica.

Se un uomo durante la sua vita ha vissuto un'esistenza eccessivamente materiale, le orde dei suoi atomi di vita saranno attratti verso i corpi di suini, bradipi, tigri, cani, pesci, e Dio sa che cosa! O possono aiutare a costruire i corpi delle piante. In questo non c'è una vera degradazione. Ogni elementale del genere è un'entità infinitesimale, e passa anche attraverso un atomo chimico nello stesso modo in cui una cometa può passare attraverso il suo universo, attirata lì per attrazione. Non vi è proprio alcun cambiamento in natura. Ogni cosa è karmica, grande o piccola. E questi atomi di vita si reincarnano innumerevoli volte prima di ritornare alla forza magnetica dell'ego umano reincarnante, al quale appartenevano nella precedente vita sulla terra. Allora si radunano e costruiscono il nuovo corpo in cui quell'ego che ritorna trova il suo habitat nella prossima vita sulla terra.[5]

Ci sono alcuni esseri umani che non solo sono così animali nelle tendenze e nelle distorsioni emotive e psichiche, ma sono così fortemente attratti da quella che potremmo definire l'esistenza delle bestie, che dopo la morte — e dopo che è avvenuta la 'seconda morte,' la separazione dell'ego reincarnante dal kāma rūpa — le energie che ancora informano questo kāma rūpa sono ancora così potenti, in senso passionalmente psichico e grossolanamente materiale, e ingorde di una nuova esistenza, che non è raro che questi accumuli di passioni e tendenze vadano ad animare i corpi di qualche bestia.

Questa non è una trasmigrazione dell'anima umana, perché quell'anima era fuggita da tempo ed era andata nel suo devachan. Ma la parte rimanente è così bassa nella scala umana, che tutti gli istinti sono bestiali e gli atomi di vita che compongono questo cumulo di appetiti sono attratti da queste entità animali in cui i propri impulsi li costringono ad andare. Con ciò dovrebbe essere chiaro che non vi è nessuna cosa come un'anima umana che si reincarna naturalmente nel corpo di una bestia.

Ora, il processo della reincarnazione di una monade umana comincia quindi con il rendere vitale un atomo di vita che cresce nell'embrione umano e alla fine nasce — tranne che, per ragioni karmiche impellenti, sia incapace di avanzare nella sua crescita oltre lo stadio di un atomo di vita, essendo dunque costretto a ritentare la nascita umana. Non è la triade superiore a reincarnarsi, poiché essa non entra nel corpo, anche se le sue influenze sono nel corpo, toccano il cuore e il cervello, e infiammano specialmente il cervello con la fiamma divina del pensiero. Mentre la triade superiore è al di sopra del corpo e si libra su di esso, è la parte inferiore della monade psico-astrale a reincarnarsi effettivamente, entra cioè nel corpo fisico. Quando l'ego reincarnante discende attraverso le sfere nel suo percorso per un'altra incarnazione sulla terra, raduna in ogni diverso regno o mondo, attraverso i quali era precedentemente asceso, gli eserciti di atomi di vita che vi aveva lasciato indietro. Li riforma nuovamente negli stessi suoi veli esterni che aveva avuto prima, e così costruisce la costituzione umana prima che abbia luogo l'effettiva rinascita fisica — gli stessi atomi di vita su ogni piano e di ogni principio della costituzione umana. Così, è la personalità a reincarnarsi, mentre l'individualità 'sovrillumina' soltanto (adombra è il termine popolare) e riempie quella personalità con il suo fuoco divino — nei limiti in cui la personalità è in grado di riceverlo.

Proprio come i nostri corpi sono costruiti dagli atomi di vita che hanno formato il nostro corpo fisico nella nostra ultima incarnazione, così è non soltanto per il linga-śarira e i principi psico-kāmici, ma ugualmente per i principi mānasici e buddhici. Ogni atomo di vita è contrassegnato dal suo impulso predominante, per cui, come umani, siamo comunque strettamente responsabili. Ne consegue la giustizia delle azioni karmiche.

In breve, l'ego reincarnante, quando esce dalla monade, costruisce intorno a sé dei veli o corpi, ciascuno appropriato al principio che un tale velo copre, e così l'intera costituzione settenaria dell'uomo è infine completata quando l'entità che discende attraverso i suoi veli più bassi tocca, e toccando stimola, il seme umano — e il bambino nasce pochi mesi dopo.

Scrivendo del mistero della coscienza umana e le inerenti potenzialità delle cellule fisiche, H.P.B. dice, nella Dottrina Segreta:

Quest'anima interiore della cellula fisica — il "plasma spirituale" che domina il plasma germinale — è la chiave che dovrà dischiudere un giorno le porte di quella terra incognita dei biologi, che adesso si chiama l'oscuro mistero dell'embriologia.[6]

Questo ha dato il via alla questione se il 'plasma spirituale' sia l'atomo di vita. No, il plasma spirituale è l'essenza monadica, la caratteristica spirituale che agisce attraverso l'ego reincarnante. L'atomo di vita appartiene al plasma astrale. Vi è l'ereditarietà su tutti i piani; spirituale, intellettuale, psichico, astrale ed elementale o fisico, e vi sono eserciti di atomi di vita che corrispondono a ciascuno di questi piani.

Inoltre, un atomo di vita non è la cellula germinale. La cellula germinale umana contiene un'indicibile moltitudine di atomi di vita. Un atomo di vita è un'entità infinitesimale, più piccolo persino di un elettrone; e vi sono infinitesimali astrali che sono ciascuno il centro, il canale attraverso il quale agiscono globalmente le forze eteree e spirituali. In altre parole, l'atomo di vita è la casa non sviluppata o il tempio di tutte le parti elevate della costituzione del futuro essere umano; e questo atomo di vita sarà attirato psico-magneticamente verso il suo ambiente appropriato, e lì formerà una parte della cellula germinale del padre.[7] Questa cellula germinale — che contiene il suo seme latente della crescita, ed è formata da altri atomi di vita di tipo meno sviluppato, destinati a costruire il futuro corpo di questo particolare atomo di vita — sarà passata alla madre; l'unione delle due cellule ha luogo, e comincia la crescita embrionale.

Come fa l'ego che ritorna a trovare quel seme di vita dal quale e intorno al quale è costruito il suo futuro corpo fisico? Come attira a sé proprio quell'unico seme di vita fra un numero infinito di atomi di vita che appartengono ad altri ego che attendono la rinascita? Sarebbe un enigma inspiegabile se un'entità reincarnante non fosse naturalmente attratta da uno dei molti trilioni o quadrilioni di simili semi di vita umana. Nessuna entità reincarnante potrebbe avere una tale attrazione se quel seme non le fosse appartenuto come una proiezione della sua vitalità in qualche vita precedente.

Il seme di vita non appartiene né al padre né alla madre. Appartiene all'entità reincarnante stessa e, quando entra nella nostra sfera, è il primo seme a risvegliarsi sotto l'attrazione del flusso psico-magnetico della vitalità dell'entità reincarnante, circondato, come lo è quell'entità, dalla sua atmosfera psico-magnetica o uovo aurico. Questo seme di vita, essendo passato attraverso il corpo del padre in quello della madre, è uno degli atomi di vita che trasmigrano, originariamente scaturito dallo stesso ego reincarnante. In questo momento del destino, questo atomo di vita è pronto e in attesa, e l'atmosfera aurica psico-magnetica dell'ego reincarnante lo afferra, lo circonda e comincia a fluire attraverso di esso, facendo in modo che cresca e si sviluppi mediante l'accumulo di simili atomi di vita che appartengono all'ultima vita dell'entità che ora ritorna — per diventare alla fine il corpo del bambino. È naturalmente impossibile per questi semi di vita sbagliarsi quando sono attratti verso i genitori da cui il corpo dell'ego che ritorna deve nascere. Si muovono con infallibile regolarità, precisione ed accuratezza, per il semplice motivo che i loro movimenti sono karmicamente automatici, e non sono il risultato della scelta di una fallibile mente umana. In ultima analisi, gli atomi di vita sono mossi dalle grandi forze dell'universo, ed ecco perché seguono i loro istinti, le loro attrazioni psico-magnetiche, esattamente come l'ago magnetico punta al nord. Non fa errori, non punta una volta a settentrione e un'altra volta a sud-est. Così fanno, automaticamente, anche gli atomi di vita, sotto le rigorose motivazioni karmiche.

Nel caso di due o tre gemelli, gli atomi di vita di ciascun bambino sono strettamente simili, ma nondimeno del tutto distinti, poiché ognuno è un individuo umano ed è costruito, fisicamente parlando, dagli atomi di vita del proprio tipo, qualità e carattere psico-magnetico.

Ciascuna entità ha origine in un germe vitale, un germe di vita, il cui nucleo è un atomo di vita; infatti, ogni corpo umano è costituito da questi atomi di vita, attraverso e dentro i quali agisce l'anima umana più evoluta. La maggior parte di questi particolari atomi di vita appartengono, come suoi figli, a quell'anima evolvente, che è essa stessa la progenie dell'essenza vitale della monade umana. Ma in ogni essere umano vi passano altri atomi di vita, quasi innumerevoli, che non scaturiscono né dal suo corpo né dalla sua anima, ma trasmigrano attraverso i corpi umani secondo determinate leggi naturali di attrazione e repulsione; e ciascuno di questi atomi di vita attende il suo turno, il tempo e il luogo, per diventare un possibile veicolo per l'inizio di un nuovo corpo umano.


LA CAUSA DELLA MALATTIA

La scienza ci insegna che in tutti gli organismi, sia viventi che morti, vi è una quantità infinita di batteri di tante e tante specie diverse; che dall'esterno siamo continuamente minacciati dell'invasione di microbi ad ogni respiro che inaliamo, e che interiormente siamo la preda di leucomaini, aerobi, anaerobi, ecc. Ma la scienza non è ancora giunta così oltre da asserire, come la dottrina occulta, che tanto i nostri corpi quanto quelli degli animali, delle piante e delle pietre, sono essi stessi costituiti da simili esseri, che, ad eccezione delle specie maggiori, sono invisibili al microscopio stesso.. . . Ogni particella — sia che la chiamiate organica o inorganica — è una vita. Ogni atomo ed ogni molecola nell'Universo danno sia la vita che la morte a queste forme, in quanto esse costruiscono per aggregazione gli universi ed i veicoli effimeri pronti a ricevere le anime trasmigranti; come pure distruggono e cambiano eternamente le loro forme, ed espellono le anime dalle loro dimore temporanee. Ogni atomo crea ed uccide; è auto-generatore ed auto-distruttore; porta in esistenza e annienta ad ogni istante, nel tempo e nello spazio, quel mistero dei misteri che è il corpo vivente dell'uomo, dell'animale, della pianta, e genera egualmente la vita e la morte, la bellezza e la bruttezza, il buono ed il cattivo, e perfino le sensazioni gradevoli e spiacevoli, quelle benefiche e quelle malefiche. — La Dottrina Segreta, I, 260-1 ed. or.; pp. 335-6 online.

Gli atomi di vita sono intimamente collegati alle cause e al manifestarsi della malattia. Sia la salute che la malattia sono le conseguenze karmiche dei caratteri e tendenze che noi stessi abbiamo impresso sugli atomi di vita che compongono i vari rivestimenti di cui noi, gli ego umani, siamo ricoperti durante la vita terrena: impressi su di essi dai nostri pensieri, sentimenti, desideri e abitudini. Questo non significa però che un uomo ha ora un duplicato fotografico, per così dire, del suo ultimo corpo fisico con le stesse malattie che egli potrebbe aver sofferto da allora in poi. La predisposizione alla salute o alla malattia, alla forma del corpo e alla fisionomia, sono tutte questioni di cambiamento karmico, di evoluzione.

Un uomo, in una vita, può avere una malattia ed esaurire le cause karmiche che l'hanno determinata, e nella vita successiva esserne perfettamente libero, oppure all'incontrario — tutto dipende dal suo karma. Noi abbiamo gli stessi atomi di vita e la stessa monade astrale di prima, entrambi, naturalmente, modificati secondo il karma precedentemente generato. Il karma di questi atomi di vita e di questa monade astrale è semplicemente la conseguenza della vita passata, e ricomincia proprio dal punto in cui quella vita ebbe termine. La vita è ininterrotta; ma poiché tutte le cose cambiano, inclusi gli atomi di vita del nostro corpo, e poiché la nostra anima è cambiata per il meglio nel suo devachan assorbendo le proprie esperienze, così il nuovo uomo è il vecchio uomo, ma in un senso diverso.

Ora abbiamo praticamente lo stesso corpo che avevamo nella nostra ultima vita. Tuttavia, come regola generale — tranne in certi casi dovuti al karma, come nel caso di quelli che muoiono durante l'infanzia o nella prima gioventù — l'ego reincarnante nasce in una razza diversa quando torna sulla terra, in un periodo diverso, in ambienti diversi. Gli atomi di vita sono identici, ma cambiano necessariamente, proprio come l'ultimo lunedì non è lo stesso lunedì prossimo, pur essendo noi la stessa persona.

Come avviene la crescita e anche il cambiamento nella vita di un essere umano? Un uomo pienamente sviluppato ha lo stesso profilo che aveva come neonato? E tuttavia è lo stesso individuo, gli stessi atomi di vita. Il bambino è lo stesso dell'uomo adulto? Sì e no; lo stesso corpo, ma quanto diverso! Così è per le vite che si succedono. Proprio come il bambino si sviluppa in adulto mediante delle fasi lente, così un uomo passa da incarnazione in incarnazione, fondamentalmente lo stesso nell'essere essenziale, sebbene in ogni vita sia sottoposto ad un cambiamento, speriamo per il meglio. Ora, stiamo in gran parte creando ciò che saremo fra dieci anni. Potremmo aver vinto una malattia per la quale oggi soffriamo, o potremmo avere allora una malattia che attualmente non abbiamo. In entrambi i casi siamo noi i responsabili. La malattia, dunque, è l'azione del karma, poiché ogni cosa che viene all'uomo è la conseguenza, lo sbocciare dei semi impiantati nel passato.

I nostri atomi di vita fisici, essendo i nostri figli, partecipano del nostro swabhāva, e rispondono, ad esempio, ai nostri pensieri e sentimenti; ma non succede necessariamente che un uomo, la cui vita attuale sia stata segnata da uno sforzo elevato e da nobili caratteristiche, debba avere nella prossima vita terrena un corpo in salute. Il contrario di questo è troppo ben conosciuto: uomini e donne di mente nobile che sono fragili e malati e, d'altra parte, caratteri viziosi che hanno corpi sani. Come possiamo spiegarlo?

Nel caso di un carattere fine ed altruista che ha un veicolo fisico debole, egli ha conquistato la sua libertà per quanto concerne l'uomo interiore; ma per quanto riguarda gli atomi di vita che deve ancora usare, non li ha mondati della precedente macchia che la stessa anima-spirito ha causato su di essi. Ma quando sarà passato il ciclo di un corpo fisico fragile, allora l'uomo potrà illuminarsi di splendore.

È ugualmente vero che alcuni esseri umani corrotti e malvagi hanno corpi fisicamente belli, ma è raro. Più spesso, sono le anime umane non evolute a possedere corpi fisicamente perfetti, semplicemente perché il fuoco interiore non si è ancora acceso, e quindi non consuma né infiamma il corpo. Il genio di solito appare in un corpo malaticcio e spesso decrepito, per il quale il fuoco interiore è troppo forte, e può modificare il corpo o addirittura distruggerlo. Tuttavia, se a qualcuno viene data la possibilità di scelta, chi non vorrebbe più volentieri essere un genio, particolarmente un genio spirituale, sia pure con un corpo debole, piuttosto che un individuo la cui anima è spiritualmente morta — o ancora completamente addormentata!

Dire che l'egoismo è la causa di tutte le malattie è un'affermazione troppo generica. Per essere più specifici, è l'aspetto dell'egoismo chiamato passione, sia cosciente che incosciente, ad essere la causa feconda della malattia — passioni violente non dominate, come odio, collera, lussuria, ecc. Qualsiasi passione del genere, mentale o fisica, mina la costituzione inferiore dell'uomo; sfugge al controllo della mano dirigente della parte superiore del suo essere, cambiando la direzione del flusso delle correnti prāniche di vita, condensandole qui, rarefacendole là. Interferisce così con l'attività normale, facile, della natura, che in questo contesto significa salute. Infatti, l'egoismo è alla radice non solo della maggior parte delle malattie, ma della maggior parte delle azioni cattive, ed entrambe sono causate in origine non da passioni incontrollabili, ma da quelle non dominate.

I sintomi della malattia, che troppo frequentemente sono trattati come la malattia stessa, sono spesso gli sforzi della salute per eliminare i veleni dal corpo. Una malattia dovrebbe essere intesa come un processo catartico perché alla fine sarà una guarigione. Dovrebbe essere benvenuta nel senso di una tranquilla comprensione della situazione, e senza paura, né tentando di complicare oppure ostacolare il processo. Ma molta gente pensa che curare la malattia consista nel bloccarla, sbarrando le porte per non farla uscire fuori dall'organismo. Questo impedimento, comunque, permette alle radici della malattia di avere una presa più ferma e diffondere un'energia accumulata, in modo che, quando riappare — come sarà inevitabilmente in quanto le sue radici non sono state estirpate — la sua reazione sul corpo è più violenta di quanto sarebbe stata permettendole il suo corso. Come ha scritto W. Q. Judge:

. . . le malattie sono manifestazioni grossolane che hanno il loro percorso al di fuori della natura, affinché ognuno possa purificarsi. Fermarle attraverso il pensiero diretto in modo ignorante significa riportarle alla loro causa e reimpiantarle nel loro piano mentale.
Questo è la vera base della nostra opposizione alle pratiche di guarigione metafisica, che distinguiamo dai presupposti e dalla cosiddetta filosofia su cui poggiano questi metodi. Perciò raccomandiamo distintamente che gli effetti non sono indotti da nessun sistema filosofico qualsiasi, ma dall'uso pratico anche se ignorante dei processi psico-fisiologici. — The Path, settembre 1892, p. 190.

Vi è un lato etico in tutto questo, che non è stato sufficientemente preso in considerazione. In molti esempi le malattie possono essere una benedizione mandata dal cielo: curano l'egoismo, insegnano la pazienza, e portano come conseguenza la realizzazione della necessità di vivere giustamente. Se noi, con le nostre indomate passioni, avessimo corpi che non si ammalano, essi si potrebbero davvero indebolire ed essere uccisi dagli eccessi. Le malattie sono degli effettivi ammonimenti per riformare i nostri pensieri e vivere secondo le leggi della natura.

Nell'ultima metà del diciannovesimo secolo apparve nel mondo un nuovo ciclo di medicina; agli esseri umani non venivano più amministrate, fino alla morte, potenti pozioni di questo e di quello. I dottori cominciavano a comprendere che è la natura a curare, e che un medico saggio è una guida e un eliminatore, piuttosto che dispensatore di dosaggi. Nondimeno, a causa della conoscenza ancora imperfetta che hanno i medici, le malattie, nelle loro fasi acute, spesso uccidono. Il loro corso è troppo rapido perché l'organismo umano possa resistere alla pressione. D'altro lato, il medico professionista di un futuro distante comprenderà così bene quello che sono le malattie, e i metodi per curarle — in verità, come prevenirle — che elimineranno una malattia così delicatamente che sembrerà svanire proprio mentre si sta manifestando, come oggi il corpo molto spesso elimina una malattia con i suoi poteri, senza alcun aiuto.[8]

Come ho già detto, non c'è nessuna conoscenza certa riguardo al significato e alla causa della malattia, con il risultato che vengono introdotti sempre nuovi sistemi di pratica medica. Ad esempio, alcuni difendono l'uso di stimolanti e narcotici; altri adottano misure che eliminano e sopprimono soltanto i sintomi. Potrei aggiungere che ci sono più giustificazioni per questi ed altri metodi in voga in alcune delle normali scuole di medicina, rispetto a quelli che si oppongono a tutta la pratica medica, come le scuole della cosiddetta guarigione mentale o per fede. In verità, è molto pericoloso, mediante l'uso di affermazioni e negazioni o di metodi di intensa persuasione psicologica, arginare le forze elementali che manovrano il loro corso attraverso la costituzione umana. Di conseguenza, per quanto imperfetta la scienza medica possa essere oggi, tuttavia tratta il corpo con mezzi materiali, che sono i meno pericolosi.

L'antica saggezza ha qualche punto d'accordo con le "sette dei negazionisti," come li chiamava chiaramente H.P. Blavatsky; ad esempio, l'insegnamento che è cosa buona avere uno spirito allegro e brillante; e, ancora, che la vita andrebbe affrontata con un'attitudine al coraggio, e con un richiamo all'energia spirituale inerente all'universo. Ma questi sono solo punti isolati d'accordo. Vi sono altre cose impossibili da accettare, come ad esempio il concetto che la materia non esiste. Se dovessimo negare l'esistenza della materia, saremmo obbligati a negare anche l'esistenza dello spirito, perché spirito e materia sono le antitesi polari di entrambi. Soprattutto, c'è la questione della concentrazione degli interessi personali intorno all'individuo, e lo strenuo tentativo di ottenere aiuto per se stesso, che è così contrario al vero ideale spirituale. Se un uomo, per cercare sollievo da qualche afflizione, usa i poteri spirituali del suo essere e tenta di trascinarli verso il basso nel mondo materiale, sta percorrendo una direzione opposta al flusso evolutivo della natura, che è verso l'alto. La regola è di elevare, non di abbassare. Quest'azione è come nuotare controcorrente; e si sviluppa dove il sistema dei guaritori o dei negazionisti è fondamentalmente sbagliato.

Ricordiamo che ogni cosa che accade a un uomo è opera del karma, e che le malattie sono il risultato di emozioni e pensieri disarmonici in questa o in una vita passata, che ora agiscono attraverso il corpo. Più particolarmente, sono causati dall'intervento degli elementali. Questa è un'antica dottrina, ed era il credo di tutto il mondo, finché l'Occidente, nella sua suprema saggezza, cominciò a considerare questo consenso di opinioni della razza umana come fondata sulla superstizione.

Nel Nuovo Testamento, con le sue false traduzioni derivanti da un travisamento di ciò che intendevano dire i primi cristiani quando scrivevano su questi argomenti, le malattie sono attribuite all'opera di diavoli e demoni — una cattiva interpretazione che è grottesca. Questi daimonia, come il termine greco suggerisce, sono l'ordine inferiore di creature animate e sensoriali — comunemente chiamate in Teosofia elementali — che formano il grado più basso della scala gerarchica, il cui punto più elevato è la condizione di esistenza spirituale come pure un mondo effettivo abitato dagli dèi. Tra l'elementale e dio vi è un'ampia gamma di differenza nell'avanzamento evolutivo, ma nessuna differenza nell'essenza o origine, in quanto l'uomo occupa una fase intermedia su questa scala della vita.

Tutte le malattie, quindi, dall'epilessia o cancro fino ad un comune raffreddore, dalla tubercolosi al mal di denti, da un reumatismo a qualsiasi altro disturbo, sono portate da questi elementali che lavorano come strumenti della legge karmica. E lo stesso è per le malattie mentali: un'esplosione di collera, un temperamento furioso, una persistente malinconia, e le manie di vari tipi, sono tutti di origine elementale. La mania omicida ne è un esempio; essenzialmente è veramente sia disumana che inumana — è elementale. In questo caso un elementale ha il controllo sul tempio umano, ed ha per il momento espropriato il legittimo abitante umano. Un tale stato è dovuto a debolezza e a indulgenza verso se stesso.

L'epilessia è ugualmente causata da un elementale, che è uno spirito della natura, un centro di energia, un centro di coscienza di tipo involuto, che in questo caso ha usurpato temporaneamente la posizione normalmente occupata dall'anima umana nel corpo. Gli epilettici, di fatto, quando subiscono un attacco, sono dei 'lunatici.' In questo contesto può essere interessante notare che uno degli antichi dèi della Mesopotamia, di cui si parla nelle scritture ebraiche e in quelle dei primi cristiani, è Beel-Zebub, di solito tradotto come "Signore delle Mosche." Zebub non significa mosche, ma la mosca è il simbolo mistico di un'entità astrale animata, e quindi rappresentava il carattere e le buffonerie degli elementali. Quindi, il Signore delle Mosche significa semplicemente il Signore degli Elementali — delle forze e dei poteri elementali; e quel Signore è la luna.

Nell'antichità e durante il Medioevo, l'epilessia era conosciuta come la "malattia sacra" per sottolineare il suo elemento psichico in netto contrasto con altre malattie più puramente fisiche. Si credeva che gli elementali di un grado superiore, possedendo una più ampia sfera di attività psicologica, erano collegati al "mal caduco." Questo concetto prevale anche in Oriente, come pure nelle Isole dei Mari del Sud, dove le cose che sono sacre, in qualsiasi senso, vengono chiamate tabu, vietate, e considerate sotto la protezione speciale degli spiriti elementali della natura.

Le crisi epilettiche in realtà non sono peggiori di qualsiasi focolaio di malattia, perché, come abbiamo mostrato, ogni malattia può essere ricondotta alle stesse cause: una serie originante di pensieri ed emozioni, che sfociano nella vita attuale in una distorsione ed un'interazione squilibrata di correnti prāniche nel corpo. Secondo il carattere delle emozioni e dei pensieri, così è la malattia.

Riguardo al cancro, vi è una causa fondamentale che si divide in due: un egoismo profondamente radicato, primo; e, secondo, un'emotività sregolata che agisce complessivamente su questo terreno, le cui cause possono essere state seminate in periodi diversi di altre vite. Il potere combinato di queste due correnti vitali ed astrali, fiacca o addirittura distrugge la resistenza, e così dirige le correnti di vita che lasciano certe parti del corpo dove sono naturalmente sotto controllo, e si accentrano su altre dove si scatenano. Comunque, con il controllo delle emozioni e l'oblio di sé è possibile aiutare la natura a modificare il corso e lo sviluppo della malattia. Molte più persone soffrirebbero di crescite cancerogene nel corpo se la natura non raccogliesse automaticamente le sue forze di resistenza — intellettuali, emotive, morali, fisiologiche, ed altre — per stimolare quindi il corpo a reagire con forza, in modo che la resistenza respinga l'aggressione.

Molte cose relative al corpo umano sono dei grandi misteri, semplicemente perché non conosciamo abbastanza la nostra storia evolutiva. Ad esempio, capiremmo meglio il cancro se realizzassimo che tutte le escrescenze, maligne o benigne, sono memorie fisiologiche del metodo di propagazione che la primordiale terza razza-radice usava inconsciamente. Allora, queste escrescenze erano normali e naturali: ora, sono anomali al massimo e maligne al peggio. A quei tempi, erano causate dalle correnti naturali di vita che fluivano genuinamente forti; ora, sono causate dalle stesse correnti di vita che fluiscono forti in una direzione minore sbagliata — sbagliata perché si verificano fuori dal periodo evolutivo.

Vi è comunque una prevenzione sicura di tutte le malattie che partecipano sia al carattere fisiologico che psicologico, ed è la pratica delle virtù dei tempi antichi, come le pārāmite.

Poiché le malattie sono il risultato karmico degli errori passati dei viventi, del cooperare disarmonicamente con la natura, la via della guarigione è di lavorare con la natura; e questo è possibile perché noi ne siamo parte integrante. Ogni saggio e veggente ha insegnato la via. Il metodo è espresso ripetutamente in ciascuna delle grandi religioni e filosofie. Ma nessun vero saggio o adepto interferisce mai con la legge karmica, perché essi sono i servitori di quella legge e la manifestano nelle loro opere fra l'umanità. Sotto certi aspetti, sono anche i rappresentanti della legge karmica, poiché in tal modo si ottiene l'equilibrio naturale e l'avanzamento dell'evoluzione. Così essi sono i guaritori delle anime degli uomini. Se guarisci l'anima guarisci il corpo.


È L'UOMO IL SUO KARMA

Karma-Nemesi è sinonimo di Provvidenza, meno l'intenzione, la bontà ed ogni altro attributo e qualità finita che poco filosoficamente si attribuiscono a quest'ultima. Un occultista o un filosofo non parlerà della bontà o della crudeltà della Provvidenza; ma, identificandola con Karma-Nemesi, insegnerà ugualmente che essa protegge i buoni e veglia su loro sia in questa vita che in quelle future; e che punisce il cattivo — a volte fino alla sua settima rinascita — fintanto che non è stato finalmente rimediato l'effetto che egli ha prodotto, perturbando anche il più piccolo atomo del Mondo Infinito dell'Armonia. Poiché il solo decreto del Karma — un decreto eterno ed immutabile — è l'Armonia assoluta sia nel mondo della Materia che in quello dello Spirito. Perciò non è Karma che ricompensa o che punisce, ma siamo noi che ci ricompensiamo o ci puniamo da noi stessi, agendo con la Natura, attraverso la Natura e insieme alla Natura, obbedendo alle leggi da cui dipende quell'armonia, o infrangendole.
Le vie del Karma non sarebbero imperscrutabili se gli uomini lavorassero uniti e in armonia, e non nella disunione e nella lotta. Perché l'ignoranza che abbiamo riguardo a queste vie — ; che una parte dell'umanità chiama le vie della Provvidenza, oscure ed intricate, mentre un'altra parte vede in esse l'azione di un Fatalismo cieco, e una terza parte vi vede il semplice caso, senza Dèi né Diavoli che ci guidino — sparirebbe certamente, se le attribuissimo tutte quante alla causa giusta. Sapendo con precisione, o almeno essendo convinti senza alcun dubbio che i nostri vicini non tramano il nostro male, più di quanto noi non pensiamo di nuocere a loro, due terzi del male che è nel mondo svanirebbe nell'aria. Se nessun uomo nuocesse al suo fratello, Karma-Nemesi non avrebbe alcun motivo di agire, né alcuna arma da adoperare. — La Dottrina Segreta, I, 643 ed. or.; p. 830 online.

Il Karma è la regola dell'essere universale, che così si adopera affinché un'azione sia necessariamente seguita da un risultato — una reazione dalla natura circondante. Il vero nucleo di questa dottrina è che ogni pensiero e azione provoca un'immediata catena di causalità, che agisce su ogni piano che quella catena di causalità può raggiungere. Ma che cos'è questa regola primordiale della natura, che la fa reagire ad una causa che insorge? Cosmicamente parlando, è la volontà degli esseri spirituali che ci hanno preceduto e che ora sono come dèi, la cui volontà e pensiero dirigono e proteggono il tipo e la qualità dell'universo in cui viviamo.

Ma non vi è alcun Dio fuori di noi che stabilisca quale sarà il nostro destino o fato. Noi siamo liberi agenti, figli dell'universo, dèi che attraversano la sublime avventura della vita cosmica. Avendo libero arbitrio, intelligenza e coscienza, dimorando in un universo del quale facciamo inscindibilmente parte, siamo, nella nostra più profonda essenza, Parabrahman, e tuttavia siamo individualizzati in tutti i rivestimenti della coscienza.

Ecco perché il karma non è qualcosa fuori di noi; siamo noi il nostro karma. Essenzialmente parlando, siamo la parte spirituale di noi stessi; materiale o elementale, psichico e intellettuale, non sono che aspetti della nostra costituzione, attraverso i quali agisce il nostro sé essenziale. Queste parti subordinate sono obbligate a seguire la corrente del flusso vitale che scaturisce dalla sorgente interiore — da cui hanno origine la volontà, la coscienza, l'intelletto, e tutte le altre qualità ed energie spirituali, come l'amore e la compassione.

Esaminando la materia da un punto di vista alquanto diverso, pensereste mai che la vostra parte divina soffra il karma di ciò che fece il corpo fisico? O che il vostro dio interiore sia sottomesso a ciò che gli atomi di vita prānici del vostro corpo astrale fanno, oppure a quello che vi costringono a fare la vostra mente-cervello o le emozioni? Ovviamente no. Noi ci prepariamo da noi stessi il destino che siamo, o attraverso il quale agiremo, e lo facciamo dall'interno della nostra natura spirituale, in cui, in definitiva, hanno origine tutte le attività karmiche. Qualsiasi cosa ci accada, ne siamo noi la causa, sia consciamente che inconsapevolmente: abbiamo creato noi stessi quelli che siamo ora, e stiamo creando noi stessi quelli che saremo in futuro.

Vi è un organo nel cervello attraverso il quale agiscono le energie karmiche che spingono un individuo in questo o quel sentiero d'azione e pensiero ed emotività, che è stato chiamato il 'terzo occhio,' o 'l'occhio di Śiva,' e fisicamente è la ghiandola pineale, l'organo che manifesta e riporta nel corpo fisico gli impulsi che ci obbligano a seguire questo o quel corso d'azione, con il risultato di benessere o dolore. H.P.B. scrive nella Dottrina Segreta:

Ora, ciò che gli studiosi di Occultismo devono sapere è che il "terzo occhio" è indissolubilmente intrecciato con il Karma. Questo fatto è tanto misterioso, che pochissimi ne hanno sentito parlare. — II, 302 ed. or.; p. 198 online.

È una cosa molto difficile da spiegare. Noi siamo il nostro karma, che è tutto quello che siamo. Siamo l'effetto, nella nostra intera costituzione, di ciò che eravamo nel precedente istante di tempo. Siamo un aggregato di forze, un'entità composta dalle nostre stesse caratteristiche, tendenze ed impulsi, che ci formano e ci compongono, anche nell'aspetto del nostro corpo — tutto questo è il nostro karma, perché noi e il nostro karma siamo uno.

Cos'è che determina o controlla il destino? Quale parte di noi esercita il maggior potere su ciò che saremo in futuro? È la parte superiore; e la parte inferiore è contemporaneamente il nostro veicolo e la nostra pietra d'inciampo. Quindi, poiché siamo nient'altro che un'espressione di noi stessi, un'espressione del nostro karma su tutti i piani, scolpiamo il nostro futuro così come abbiamo fatto per il nostro presente e passato. Lo facciamo per volontà, per scelta, per discernimento — tutto quello che appartiene alla nostra parte superiore può funzionare al meglio attraverso il proprio organo, la ghiandola pineale. E questa, come detto, è indissolubilmente connessa al karma poiché è in ognuno di noi, registrando le fasi che si succedono nella scelta e nel discernimento — o nella loro mancanza.

Impariamo attraverso i nostri errori. Dolore, pene e sofferenza sono i nostri migliori insegnanti. Ma cerchiamo di non essere 'buoni,' l'uomo che cerca di essere 'buono' esercita un tipo di egoismo spirituale, perché cerca qualcosa per se stesso. La strada per arrivare alla cima della montagna è l'impersonalità; perché l'uomo veramente e spiritualmente impersonale non fa mai un'azione malvagia o egoistica. Se l'avesse fatta sarebbe personale. Se l'uomo impersonale facesse orecchie da mercante a chi grida aiuto, che implora compassione e pietà, la sua impersonalità sarebbe nient' altro che una farsa.

Colui che ha una visione chiara, il cui cuore è in pace, la cui mente è tranquilla, non cerca né il bene né il male; tutto il suo essere poggia sulla luce supernaturale interiore. Finché nel mondo ci saranno uomini buoni, ci saranno uomini cattivi, e viceversa. La salvezza della razza umana si sta realizzando, non con un forte desiderio del bene e di essere buoni, ma con un anelito, che va al di là di ogni comprensione comune, di essere impersonale, dimentico di sé, in modo che un amore e una compassione potenti, che sostengono l'universo che hanno in custodia, possano fluire attraverso il cuore umano senza la barriera dell'egoismo più basso.

Il karma, come ogni altra cosa, si manifesta in energie, che variano in forza. Normalmente quello più forte vien fuori per primo. Ogni conseguenza karmica entra in azione nel momento e nel posto appropriati. Nessun karma può essere deviato. In realtà, può essere ritardato temporaneamente, ma un giorno ritornerà. Effettivamente, questo ritardo provoca un accumulo di karma: di altro karma di tipo intimamente connesso, che accrescerà quindi l'azione del karma che è stato trattenuto.

Né possiamo scusare noi stessi per un'azione sbagliata dicendo semplicemente: "Come potevo aiutarlo? Era il mio karma." Questo significa imbrogliare noi stessi a parole. Quando agiamo, agiamo per scelta e creiamo nuovo karma, dirigendo deliberatamente la nostra mente e la nostra coscienza con il pensiero e l'azione. È karmica la nostra scelta? Naturalmente, riteniamo che ogni cosa che pensiamo o facciamo sia karmica; ma possiamo cambiare il nostro karma ad ogni momento producendo nuovo karma e dando una direzione più facile a quello vecchio, perché abbiamo creato energia attraverso la nostra natura spirituale. Ad ogni istante del tempo l'uomo ha la facoltà divina di libera scelta, di trovare nuovi percorsi d'impegno, che i campi della natura gli forniscono costantemente. L'universo ha un'estensione illimitata, e la coscienza dell'uomo non solo è coeva all'universo, ma spiritualmente coestensiva.

Un uomo risoluto lascia una forte impressione nell'ambiente che lo circonda, sulle circostanze, sugli altri uomini; e la reazione su di lui è corrispondentemente forte. Gli individui inetti fanno un'impressione molto debole, e la reazione è quindi debole. Ora, l'uomo che ha una volontà possente, agisce inevitabilmente con potenza in tutto quello che fa; e sia per il benessere che per la sofferenza vi sarà un'equivalente reazione. Di conseguenza, più elevato è il sentiero evolutivo di un uomo, più sollecito egli deve essere.

Tutto il karma agisce dall'interno all'esterno; ha origine all'interno e si manifesta semplicemente sul piano fisico. È l'uomo che crea il proprio karma, perché nel fare così egli crea se stesso. L'uomo è il proprio karma, il proprio destino — il destino in cui incorre è l'unico che ha scolpito per sé, e agendo così, crea se stesso, forgia il suo carattere. Ciò che fa, lo fa da sé, e le reazioni della natura cadranno su di lui. Il karma è di molti tipi: mentale, psichico, emotivo, vitale, astrale, fisico; e vi è il karma individuale o personale, come pure collettivo. Dobbiamo prendere parte al karma del mondo, della nostra razza, della nostra famiglia, del nostro sistema solare, e del nostro universo, perché siamo noi che ci siamo posti dove siamo — nessun altro.

L'uomo può ottenere uno stato così elevato nell'evoluzione spirituale emanando da dentro se stesso i suoi poteri interiori secondo la legge cosmica, da diventare un collaboratore diretto ed autocosciente, nella propria sfera, delle leggi cosmiche. Non facendo alcuna cosa contraria all'ordine naturale, non vi è nessuna reazione della natura su di lui, e così si può dire di lui che "si è elevato al di sopra del karma," nella misura in cui il termine karma si applica alla propria evoluzione, carattere, e attività, come uomo.

La natura spirituale non è azionata da un qualsiasi karma esteriore, tranne quello dell'universo del quale siamo una parte inseparabile, e solo allora, poiché il nostro essere è come un'essenza monadica nell'essenza aggregativa di qualche entità maggiore. Ma il nostro karma personale non agisce mai sul piano spirituale, perché questo piano è la sorgente da cui scaturisce. Quando un essere umano ha raggiunto la fase evolutiva di essere completamente impersonale, da quel momento in poi egli non crea alcun karma personale. Di conseguenza, non tesse più, intorno a lui, una rete di destino personale. Diventa un servitore impersonale dei suoi superiori spirituali.

Vi è, naturalmente, un karma impersonale, perché karma significa la sequenza di causa ed effetto che nascono da ciò che un attore pensa e fa; ma l'affermazione che quando un essere umano ha raggiunto la divinità o è diventato veramente impersonale, e quindi non tesse più il karma, significa che i ceppi della personalità non lo incatenano più. Se ne è liberato, vivendo come un lavoratore e collaboratore della legge naturale. Tuttavia, il karma universale dell'Essere cosmico è l'ultimo campo d'attività del karma di qualsiasi individuo, perché egli è inseparabile dall'universo. Il dio più elevato è altrettanto soggetto al karma universale quanto lo è la formica più umile che si arrampica su una collina di sabbia solo per ricadere di nuovo in dietro.

Quando l'uomo ha raggiunto la quasi-divinità perché è diventato uno con la natura divino-spirituale della propria gerarchia, non è più sotto il dominio del campo complessivo dell'azione karmica in quella gerarchia. È diventato un maestro di vita, perché è un agente degli impulsi e dei mandati più reconditi. Ed è per questo che un uomo può elevarsi al di sopra della sfera karmica in cui si trova, pur rimanendo nel karma gerarchico dell'Essere cosmico.


IL KARMA È MAI IMMERITATO?

È nato uno strano malinteso riguardo al fatto che può esserci karma immeritato, dovuto probabilmente alla cattiva comprensione delle affermazioni di H.P.B. e di W. Q. Judge, che tutte le creature subiscono una sofferenza immeritata, non solo gli uomini, ma anche gli animali, e forse anche gli dèi. Vi è un numero di linee convergenti di pensiero che sostengono una tale questione, come sostengono anche il fatto che tutto il karma è meritato.

Innanzitutto, l'universo è imperfetto perché è composto da entità imperfette che stanno evolvendo — di fatto, l'universo è queste entità. Ciò significa che ha un lato luminoso che consiste di entità più progredite, e un lato oscuro composto da entità meno evolute. Quindi, il male o il lato oscuro della natura, è imperfezione, non essendovi nell'universo una cosa come il male assoluto.

Inoltre, sappiamo che, poiché siamo nell'universo e siamo esseri in evoluzione, noi agiamo e reagiamo reciprocamente. Le buone azioni ci elevano e aiutano a progredire non solo noi stessi ma anche gli altri. Il Signore Buddha disse che se pensiamo negativamente, ne conseguono sofferenza e dolore, esattamente come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue che lo trascina. Ogni gerarchia è compresa nella sfera vitale di qualche gerarchia più grande; ugualmente così, un atomo nel corpo dell'uomo è compreso nella gerarchia degli atomi della sua costituzione fisica. Ne consegue che, in un certo senso, noi soffriamo per ciò che fanno gli dèi. E se l'umano obbliga questo corpo a commettere un errore, gli atomi che stanno dentro soffrono necessariamente un'azione corrispondente su di loro.

Facciamo un passo avanti. Qualsiasi entità, poiché è identica in sostanza ed essenza, in energia, destino e origine, alla gerarchia alla quale appartiene, ha tutte le qualità, i poteri, le facoltà e le sostanze di questa gerarchia, e quindi dell'universo. L'uomo ha libero arbitrio perché ce l'ha l'universo. Ogni monade, in quanto scaturisce dal cuore dell'universo, ha la sua porzione di libero arbitrio, e quindi è individualmente responsabile di ciò che fa.

Ora, abbiamo la situazione molto importante che il male sorge da un conflitto di libere volontà in azione: gli dèi agiscono tra di loro per tenere l'universo in equilibrio; tutte le gerarchie subordinate agiscono tra di loro per tenere in ordine la propria parte dell'universo; gli uomini formano una gerarchia minore e agiscono tra di loro per realizzare i loro destini individuali. Di conseguenza, qualsiasi cosa accada a un uomo in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, è sempre karma, il risultato di una causa precedente.

Così siamo soggetti al karma dell'universo, alle leggi che controllano il sistema solare, e alle leggi che controllano il nostro pianeta. Siamo soggetti alle leggi che influenzano noi tutti poiché apparteniamo alla razza umana; al governo del nostro paese perché siamo nati lì; e ugualmente al nostro karma familiare. Quindi, più singolarmente, ciascun uomo soffre nel suo corpo o nella sua mente secondo i propri pensieri ed azioni.

Prendiamo in esame la questione delle sofferenze, pene e miserie immeritate, che dobbiamo distinguere dal fatto naturale che ogni cosa che ci accade è karma. Come abbiamo detto prima, in realtà non c'è alcun karma immeritato, ma vi sono delle sofferenze immeritate per varie parti della nostra costituzione. Ad esempio: io ho libero arbitrio. Mi dirigo su un nuovo sentiero nella vita perché ho ricevuto un'ispirazione; è come una rivelazione per la mia anima. Cambio tutto il mio corso di condotta. Posso farlo senza ricevere delle reazioni? Ovviamente, no. Di sicuro io influenzerò la mia famiglia e gli amici. Influenzerò fortemente anche me stesso, specialmente la mia mente e il mio cuore; ma molti di questi effetti non sono deliberatamente pianificati da me, e in questo senso il corpo riceve delle sofferenze immeritate. Anche la mente può ricevere sofferenze che essa, come veicolo mentale, non meritava. Da questo punto di vista, riceviamo sempre sofferenze immeritate. Ma al tempo stesso impariamo, cresciamo più forti, evolviamo più rapidamente.

Sperimentiamo la sofferenza e il dolore immeritato, ma nel tempo li riconosciamo come karma perché la 'rivelazione' di cui parlavo prima ci è venuta quando eravamo arrivati al punto della nostra evoluzione in cui il dio interiore poteva toccare la nostra mente e mostrarci un nuovo sentiero. Ad esempio, alcuni uomini assumono deliberatamente sulle proprie spalle sofferenze e dolore per aiutare il mondo. Non hanno meritato queste sofferenze come castigo per passate azioni cattive, ma hanno deciso, costi quel che costi, che da quel momento in poi avrebbero aiutato il mondo. E qui abbiamo la spiegazione del mistero che i cristiani chiamano il sacrificio di Gesù.

Ogni buddha fa lo stesso, e anche ogni chela. Egli ha deliberatamente intrapreso un percorso d'azione che porta agli dèi, ma lo fa per amore del mondo. Agisce fortemente sui suoi compagni umani mediante questo nuovo sentiero che ha intrapreso. Eleva l'intera razza umana tramite la forza del suo carattere, i meravigliosi e nobili pensieri che imprime nella mente dei suoi compagni uomini. Qui abbiamo un caso non di sofferenza immeritata ma di gioia non guadagnata, che gli altri ricevono perché un uomo ha fatto la scelta di un sentiero. Vediamo così che vi è una felicità e gioia non guadagnate o immeritate, proprio come vi sono una sofferenza e delle pene immeritate — ma, meritata o immeritata, qualsiasi cosa possa accadere a qualcuno in qualsiasi momento, è karma.

La natura è equilibrata con estrema delicatezza, e niente è accidentale o fortuito. Gli animali, le piante e i minerali sono i nostri fratelli più giovani, e quindi noi, come uomini, come influenze autocoscienti, morali — o immorali, ahimè — saremo rigorosamente ritenuti responsabili di tutto quello che pensiamo e facciamo. Anche le sofferenze degli animali, sia dovute alla crudeltà o alla negligenza umana, o ad altre cause, come essere predati da altri animali, è karma. Ma come può un animale essere ritenuto responsabile delle sue azioni se non ha una vera autocoscienza? Mentre la sofferenza degli animali è karma, in gran parte non deriva dalla loro natura interiore; non sono moralmente responsabili come lo sono gli uomini. Quindi per essi non vi è ricompensa morale, sebbene siano coinvolti nel karma generale delle razze degli esseri sulla terra, in quello che potremmo chiamare il karma della terra.

Nella loro origine gli animali sono la progenie degli uomini, e anche oggi sono radicati principalmente nella vita astrale dell'umanità perché le loro costituzioni interne sono principalmente costruite sugli atomi di vita che gli uomini buttano via costantemente. Il loro karma è in larga misura apparentemente ingiusto perché non hanno meritato, moralmente parlando, la sofferenza che subiscono. In un certo senso, sono vittime, perché sono composti anche fisicamente dagli atomi di vita che hanno avuto origine negli uomini, che con ciò si sono resi responsabili in vasta misura, spiritualmente e moralmente, delle sofferenze del regno animale. Questo è un karma che dovrà risolvere l'uomo, non gli animali.

Tuttavia, le bestie non sono del tutto libere dalla responsabilità karmica, perché ogni monade psico-astrale — il centro intorno al quale è costruito il corpo della bestia — è il riflesso di una monade spirituale, proveniente dalle passate eternità dei manvantara in cui quella monade spirituale non aveva esaurito il proprio karma quando quei manvantara si erano conclusi. E, di conseguenza, queste monadi devono pervenire nel presente manvantara con queste remote macchie giacenti proprio nella struttura del loro essere. La stessa osservazione si applica alle piante e ai regni minerali.

Nel cuore di ogni animale, come di ogni uomo, balena lo splendore visibile ma fioco di una divinità. Negli animali questo splendore mostra soltanto il più debole scintillio della sua potenza. Sono sulla strada verso l'umanità, come noi siamo sul sentiero per diventare dèi.

Dovrei aggiungere che le sofferenze immeritate degli animali si possono far risalire a due cause: prima, le azioni da loro compiute in questa o in qualche vita precedente; e seconda, le cose che fecero in un precedente manvantara solare. Poiché essi vissero allora i loro percorsi in gran parte come fanno gli uomini. Proprio l'ego reincarnante di un uomo deve perdere per un periodo la sua sublime autocoscienza durante la fase embrionale prima di poter ridiventare un uomo, così anche gli animali sono stati entità autocoscienti pienamente sviluppate in un precedente manvantara, che era molto meno evoluto di questo, su un piano cosmico inferiore. Così anche noi uomini, su questo attuale piano cosmico, stiamo attraversando un periodo della nostra evoluzione che è di gran lunga inferiore a quella che avevamo raggiunto in un anteriore manvantara solare, quando eravamo dèi.

Vediamo come sia difficile tutto questo problema del karma. Si nasconde anche in altri insegnamenti. Come dice H.P.B., non vi è un giorno brutto, non vi è pena o sofferenza o, al contrario, una gioia o un piacere, che non possa essere fatto risalire ai nostri pensieri ed azioni in questa o in una vita precedente.

È vero che la presente personalità non è in alcun modo responsabile delle azioni di qualsiasi personalità passata, perché è una cosa completamente nuova, diversa sotto ogni aspetto da ciascuna e da tutte quelle che l'hanno preceduta nella catena karmica di vite. Essendo questo il caso, c'è veramente un'ingiustizia apparente nella sofferenza che indubbiamente ogni personalità sperimenta, in cui deve affrontare i risultati delle cattive azioni della sua personalità precedente, che essa stessa non affrontò. Questo è un lato della questione. E l'altro lato è che non vi è interruzione nella catena delle conseguenze, nessuna rottura nella linea karmica degli effetti: una personalità segue quella immediatamente precedente, invariabilmente, fatalmente, come un'ora segue l'altra — diversa dall'altra, tuttavia la stessa.

Ma ogni personalità è un nuovo uomo con un nuovo cervello in un'epoca diversa, che parla una nuova lingua, che non sa niente di cosa determinò questo o quel risultato su di lui; soffrendo quindi ingiustizie apparenti, o ricevendo fortune apparenti, soggetto ai cosiddetti capricci del fato e del destino. L'uomo è diverso dal ragazzo? Assolutamente diverso — in aspetto, qualità, capacità, prospettive; ma il retroterra di entrambi è lo stesso: Attraverso tutto scorre il flusso dell'individualità che non cambia. Da questo punto di vista, egli non è in alcun modo diverso. L'uomo è semplicemente il risultato del ragazzo. Non vi è interruzione nella catena di causalità; nessuna vera ingiustizia karmica nel fatto che l'uomo deve ritenersi responsabile per ciò che fece il ragazzo, di buono o di cattivo.

Non vi è anima permanente, eterna, che passa di vita in vita immergendosi, per così dire, in corpi umani a lei estranei. Quest'idea è un fantasma dell'immaginazione. Ma vi è la coscienza che si esprime in forme varie, ciascuna incarnazione non è altro che karma, il frutto di quella che l'ha immediatamente preceduta. Questo è ciò che intendeva Gautama Buddha nel suo insegnamento: è un'illusione che nell'uomo esiste un'anima eterna ed immortale, e che dopo la sua morte esiste eternamente nei cieli; perché tutto quello che rimane di un uomo alla sua morte è il proprio karma. Quello che l'uomo è all'istante della dissoluzione fisica è se stesso, cioè il suo karma, il risultato di ciò che era nell'istante precedente. Nessuno di noi è identico rispetto a come eravamo un secondo fa; tantomeno siamo ciò che eravamo un anno fa.

Vi è un'altra angolazione del soggetto della sofferenza immeritata. Mi è venuta in mente l'affermazione di H.P.B. ne La Chiave della Teosofia[9] dove dice che dopo la morte l'ego reincarnante riceve solo la ricompensa per la sofferenza immeritata che ha subito nella vita appena passata. È il karma dell'uomo, perché accade a lui, e non vi è nessuna cosa come la sofferenza immeritata se la intendiamo come non causata in qualche momento nel passato dall'individuo che la patisce. Tuttavia, quando lei chiamava immeritata questa sofferenza, si riferiva qui solo in rapporto al riposo devacianico, e la ricompensa che egli riceverebbe per i dolori e le tribolazioni che aveva sperimentato nella sua vita terrena.

Nel Padre Nostro c'è una frase: "Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male!" Un'affermazione straordinaria dal punto di vista cristiano, che non è mai stata spiegata da qualche teologo. Ora, proprio qui è il nucleo del significato a cui si riferisce H.P.B. Il Cristhos o il Buddha nell'uomo, in altre parole la parte suprema dell'ego reincarnante, a volte può indurre in tentazione l'ego umano imperfetto, la monade astrale superiore. Se l'ego umano cade in tentazione, ne soffre. La sofferenza è karmica. Ma quell'ego umano non fece deliberatamente, nel piano iniziale da compiere, le azioni che apportarono la sofferenza. La ricompensa viene per lui in devachan, ma il centro responsabile — in altre vite o in questa — è l'ego reincarnante.

L'uomo vive generalmente nel kāma-manas, che non è l'ego reincarnante, che è il buddhi-manas. Ora, queste due sono due monadi distinte; una è la monade spirituale dell'ego reincarnante, e l'altra è la monade umana o la monade superiore astrale che è un'entità sviluppata piuttosto imperfettamente. Essa trascina dalla sua vita precedente un certo cumulo di responsabilità karmica, ma solo nella misura in cui hanno agito i suoi poteri limitati. L'ego reincarnante, al contrario, trascina da vite precedenti un carico molto più pesante di responsabilità; 'tenta' continuamente l'ego umano nei percorsi d'azione, a volte per il suo bene che gli arreca gioia, altre volte per il suo bene che l'ego umano ritiene come una sofferenza, perché ha pochissimo senso di spirito. Molte delle nostre difficoltà diventano non solo tollerabili ma effettivamente piacevoli se cambiamo la nostra attitudine nei loro riguardi.

Comunque, il karma non deve essere compreso male, nel senso che noi dovremmo rimanere sempre passivi o senza compassione quando gli altri soffrono o sono in pericolo, con la scusa sbagliata che: "Oh, è solo il suo karma, lo ha meritato, ci pensi lui a risolverlo, imparerà la lezione e crescerà più forte." Mentre questo è vero come principio, insistere su ciò come una scusa per l'inazione in un momento di bisogno è diabolico, e può essere fatto risalire direttamente alle malevoli insinuazioni dei dugpa della razza umana, il cui insegnamento trova terreno facile nelle menti delle persone egoiste e senza cuore. L'insegnamento di tutti i Buddha di Compassione è il diretto contrario, e fu espresso da H.P.B. nelle nobili parole della Voce del Silenzio:[10] "L'inazione in un atto di misericordia diventa un'azione in un peccato mortale." Il karma, in verità, esigerà ogni atomo di retribuzione per la tendenza passiva di colui che si siede pigramente quando un altro ha bisogno d'aiuto.


BENE E MALE

Non esiste tra le allegorie delle religioni del mondo un'allegoria di tipo più filosofico, più profondo, più grande o più vivido, di quella dei due Poteri-Fratelli nella religione mazdeiana, chiamati Ahura Mazda e Angra Mainyu, meglio conosciuti come la forma modernizzata di Ormuzd e Ahriman. . . . ..
I due Poteri sono inseparabili sul nostro attuale piano e in questa fase dell'evoluzione, e l'uno senza l'altro sarebbe privo di significato. Essi sono quindi i due poli opposti del manifestato Potere Uno Creativo, se quest'ultimo è considerato dal punto di vista di una Forza Cosmica Universale che costruisce i mondi, o sotto il suo aspetto antropomorfico, se il suo veicolo è l'uomo pensante. Perché Ormuzd e Ahriman rappresentano rispettivamente il Bene e il Male, o la Luce e le Tenebre, degli elementi spirituali e materiali nell'uomo, e anche nell'Universo e in qualsiasi cosa in esso contenuta. — H. P. Blavatsky, Lucifer, marzo 1891, pp. 1-2

Cos'è il bene? Cos'è il male? Sono cose se stanti o sono condizioni attraverso le quali passano le entità? Il bene è armonia, perché è perfezione relativa, e il male è disarmonia, perché imperfezione; ed entrambi, bene e male, nella misura in cui ne siamo coinvolti, appartengono solo alla nostra gerarchia. Il nostro 'bene' è 'male' per le entità che esistono in una gerarchia superiore. Il male significa lo stato di un'entità o gruppo di entità di grado maggiore o minore che si oppongono al flusso evolutivo di vita che tende verso il progresso.

Da dove viene il male nel mondo, se il divino, che è più potente del male, è dappertutto? Potremmo dedurre da questo problema che il male è un'entità, un potere o forza, che scaturisce dal cuore di qualche cosa o essere. Al contrario, è semplicemente la condizione di un'entità in evoluzione che non ha ancora pienamente manifestato la divinità latente nel suo cuore, e quindi è in disarmonia con il suo ambiente a causa della propria imperfezione.

Il bene non è creato. Il male non è creato. Sono due poli della stessa cosa. Non vi è alcun Diavolo nell'universo, erroneamente supposto come il creatore e l'arbitro del male. Ugualmente, non vi è alcun Dio, erroneamente supposto come il creatore del bene. È tutta una questione di crescita. Gli esseri umani sono entità malvagie se paragonate agli dèi. Gli dèi, a loro volta, potrebbero essere chiamati malvagi da entità ancora più elevate di loro.

Dio non è spirito; il male non è materia — il polo inferiore dello spirito — perché si potrebbe dire che la materia è essenzialmente il male, cosa che non è. Il male, sia spirituale che materiale, è in qualche modo imperfetto e attraversa una fase di crescita verso qualcosa di migliore. Né la materia né lo spirito sono, in una o l'altra condizione, assoluti ed eterni. Un'entità spirituale si evolve proprio come qualsiasi entità materiale. Nondimeno, poiché lo spirito e gli esseri spirituali sono più vicini al cuore della natura, sono, collettivamente parlando, più perfetti, quindi meno malvagi rispetto alla materia e alle entità materiali.

Il male stesso non diventa bene di per sé, cioè uno stato non diventa un altro stato, perché in verità è l'entità evolvente che passa da uno stato ad un altro. Sia il bene che il male sono condizioni di crescita. Questo riporta in mente l'antica espressione teosofica — e cristiana — riguardante le entità che esistono in uno stato di "iniquità spirituale" (Efesini, VI, 12). Ovviamente, se queste entità, pur appartenendo ai regni spirituali, lì sono imperfette e disarmoniche, sono 'inique' in quello stato. Se le entità, appartenendo allo stato che chiamiamo perfezione relativa, esistono armoniosamente con gli esseri circostanti, allora sono entità di bene spirituale. L'armonia, la legge, l'ordine, la pace, l'amore: sono tutte condizioni delle entità che si trovano in accordo con la corrente di crescita evolutiva che prosegue avanzando. Tali entità sono quasi all'unisono con il cuore dell'Essere, e quindi durano.

È l'equilibrio fra le esistenze spirituali e materiali — il corso naturale dell'esistenza universale — a dare la diversità nell'universo. Non vi è potere (o poteri) che mantenga l'universo completamente buono o completamente cattivo, poiché esso non è né l'uno né l'altro. Vaste gerarchie sono l'universo, gerarchie sui piani invisibili ed ugualmente su quella sezione d'incrocio che chiamiamo il nostro mondo fisico; ed è la differenza di grado evolutivo raggiunta in queste gerarchie e negli eserciti di entità che le compongono a fornire la grande diversità che l'universo manifesta, che non può essere in nessun momento completamente buono o completamente cattivo, perché è in perpetuo progresso; e quest'armata in marcia è senza inizio e senza fine.

Un maremoto si abbatte sulla terraferma e trascina nelle acque ventimila anime umane e le annega. Vi è quindi il male nel mondo? Cos'è che portò a quella catastrofe? O, ancora, un terremoto scuote una città e più di centomila persone muoiono. È questo un male di per sé? Il terremoto è un evento, come lo è il maremoto. La legge della natura è che l'effetto succeda alla causa. La natura è assolutamente armoniosa nel suo cuore e in tutte le sue parti, e tutti i suoi movimenti tendono a restaurare l'armonia — che è equilibrio. Quello che seminiamo, quello raccoglieremo. Nulla accade per caso. E se un individuo è afferrato da un maremoto o muore durante un terremoto, è perché egli stesso, per il suo karma passato, si è messo in quelle circostanze. Raccoglie quello che ha seminato.

Se non esistesse il karma, dovremmo avere un universo squilibrato, se gli uomini potessero distruggere le vite degli altri e scappare impuniti. La natura non è fatta così. L'uomo è un dio nella sua interiorità più profonda, e poiché è collegato con gli elementi divini come pure con tutti gli altri elementi dell'universo, la natura reagisce contro ciò che egli fa. L'uomo ha libero arbitrio, e così raccoglie le conseguenze di tutto quello che pensa, fa, ed è. Un uomo che lavora per la fratellanza e la benevolenza ha dalla sua parte tutto il flusso evolutivo della natura, che porta forza e luce e produce un'espansione cosmica delle sue facoltà interiori. L'uomo che lavora per l'odio, per scopi egoistici, che pone la sua gracile volontà contro il flusso evolvente di vite, si ritrova con un incalcolabile peso della natura che preme su di lui. Tale azione da parte sua è imperfezione, disarmonia, e quindi è male.

La natura universale in manifestazione è a carattere duale, divisa in coscienza, il lato luminoso, e materia, il lato oscuro. Citando da La Chiave della Teosofia:

La luce non sarebbe comprensibile senza le tenebre che la rendono manifesta per contrasto; il bene non sarebbe più il bene senza il male che mostra la natura inestimabile del bene; e così la virtù personale non potrebbe rivendicare alcun merito se non fosse passata attraverso la fornace della tentazione. — p. 112 ed. or.; p. 70 online

L'antica religione zoroastriana evidenziava con forza questa dualità, e tale concetto fu più tardi ripreso dai cristiani.[11] Ma quando l'unità cosmica passa nel suo pralaya, allora bene e male svaniscono e si dissolvono nell'ineffabile unicità della divinità cosmica — per giacere latenti fino al nuovo periodo di manifestazione quando inizia un universo.

Attraverso tutto il cosmo vediamo che il male è il conflitto tra le entità, e sorge a causa dei loro poteri spirituali non ancora perfettamente sviluppati. Applicandolo all'uomo e ai suoi lavori, il conflitto delle volontà umane e le intelligenze che lottano l'una contro l'altra, producono disarmonia, infelicità, malattie, e tutto l'esercito dei mali. Tuttavia, quando impariamo la lezione che i nostri interessi sono unici invece che diversi, lavoreremo insieme in una solidarietà sempre crescente quando la nostra comprensione spirituale si manifesta.

Ancora, su scala universale, i mali cosmici sorgono da differenti lotte e conflitti delle prakriti in natura, con i loro rispettivi abitanti. La materia — le sette prakriti — non è male di per sé, ma spirito cristallizzato, condensato; e le prakriti sono semplicemente numeri infinitamente vasti di monadi individualmente non risvegliate o non evolute, e quindi funzionano in natura come campi di estensione materiale o prakritica. Quando un universo, attraverso l'evoluzione di tutte le sue prakriti variamente differenziate, raggiungerà finalmente i livelli spirituali, queste differenziazioni s'immergeranno nell'unità spirituale della monade cosmica, realizzando così il grande consummatum est, quando la dualità svanisce nell'unità.

Il seguente passo ne Le Lettere dei Mahatma ci fornisce un'ulteriore chiave:

. . . La discordanza è l'armonia dell'Universo . . . ogni parte, come nelle magnifiche fughe dell'immortale Mozart, incalza incessantemente l'altra in armoniosa dissonanza sui sentieri dell'Eterno progresso, per incontrarsi ed infine fondersi, alla soglia della meta perseguita, in un tutto armonioso, la nota fondamentale nella natura, Sat. — p. 401 ed. or.; p. 101 online

Così, nella sua essenza, la materia è divina quanto lo spirito, perché è semplicemente l'ombra o il lato veicolare dello spirito.


[1] E.S. Instructions II, di H.P.B. (La Dottrina Segreta, III, p.323 online)

[2] La gerarchia cosmica è anche chiamata il supremo Guardiano Silenzioso del nostro universo, e questo dovrebbe gettare luce proprio su cosa sia un Guardiano Silenzioso su qualsiasi altro piano.

[3] La Dottrina Segreta, I, 178 ed. or.; p. 146 online.

[4] Bhagavad-Gīta, cap. x

[5] Vedi l'importante articolo "Transmigration of the Life Atoms" (Trasmigrazione degli Atomi di Vita) di H.P.B. sul Theosophist, agosto 1883, pp. 286-88.

[6] La Dottrina Segreta, I, 219 ed. or.; p. 285 online.

[7] La regola si applica con uguale precisione a tutte le altre entità come le bestie e le piante.

[8] È con molta riluttanza che affronto qualsiasi questione medica. Ad esempio, il metodo moderno degli esperimenti su animali, la vivisezione, dichiara che la conoscenza così ottenuta, con i supposti benefici che ne risultano, giustifica i mezzi impiegati. Una strana dottrina — perché non è possibile che questa conoscenza essere sempre permanentemente utile per l'umanità. Ma gli atti disumani, crudeli ed egoistici, accecano la persona che li fa, e sbarrano le porte della mente e del cuore all'acquisizione della verità. D'altra parte, come proposizione filosofica, è proprio vero che al di là delle offese degli uomini, l'universo è talmente equilibrato in armonia ed amore, che alla fine vincerà il bene. Ma l'offensore deve pagare il suo debito fino all'ultimo soldo.

Una delle molte cose che sono cresciute insieme alla vivisezione è l'uso della trasfusione di sangue. Queste sono idee del tutto tipiche degli Atlantiani. Vi è in questa pratica la possibilità di trasferire i semi latenti della malattia da uomo a uomo, per non parlare dell'aspetto psichico. L'insegnamento mosaico è giusto: "Nel sangue è la vita." Cos'è il sangue? È effettivamente vitalità condensata, e quindi è il portatore originario sia della malattia che della salute.

Riguardo vaccini e sieri è affermato che con il loro uso molte malattie sono state concretamente debellate, o almeno tenute sotto controllo. Comunque, le statistiche mostrano che sono apparse nuove e strane malattie che agiscono con virulenza. Qualsiasi metodo di trattamento abbia a che fare con l'iniettare nel flusso sanguigno le secrezioni provenienti da qualche altro corpo malato è nocivo alla salute: probabilmente, alla lunga, produce un ampio numero di malattie misteriose rispetto ai casi in cui la pratica potrebbe possibilmente arrecare beneficio.

Questo non vuol dire condannare i medici di oggi in senso globale. Vi sono molti uomini splendidi che passano la vita con una devozione impersonale nella ricerca medica, lavorando altruisticamente per migliorare fisicamente le condizioni dell'umanità. Questo è un fatto che non si discute; e naturalmente è comprensibile che seguano qualsiasi direzione in cui vedano la possibilità di qualche nuovo spiraglio di scoperta, in cui intravedano mezzi migliori per attaccare alla base una malattia.

I medici di un futuro remoto guariranno in un modo molto diverso. Capiranno le virtù dei semplici e come certi estratti di succhi di piante e minerali possano essere usati; e, una volta iniettati, saranno molto meno pericolosi rispetto a quegli estratti presi dai corpi delle povere bestie. Sentiamo parlare molto dei successi di quest'ultimo metodo, ma pochissimo dei fallimenti.

[9] P. 161 ed. or.; Capitolo 8 online.

[10] P. 31 ed. or.; p. 93 online.

[11] La Dottrina Segreta, I, 411-24 ed. or.; Sezione Xi: 'Demon est Deus Inversus,' pp. 524-540 online.



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