L'universo è un organismo vivente, costruito da forze interagenti che funzionano attraverso i vari gradi delle sostanze eteree, che sono soltanto forze solidificate o cristallizzate. Ognuna di queste forze è essa stessa la manifestazione di un'intelligenza; considerate collettivamente, compongono l'aspetto energetico di quel vasto aggregato di intelligenze che nella loro unità formano il Terzo Logos collettivo del cosmo. Questi logoi cosmici — ciascuno il logos formativo o "creativo" della propria gerarchia — sono effettivamente innumerevoli nelle loro attività nei campi dell'Infinito.
Il piccolo, qualunque sia il suo grado di magnitudo infinitesimale o cosmica, riflette il grande — poiché attraverso tutto l'Essere fluisce un'identica coscienza, una comune vita universale e, di conseguenza, quel sistema fondamentalmente unitario di legge cosmica pervade tutta la manifestazione.
Il Logos Cosmico è qualcosa di più che un mero aggregato di entità le quali, nella loro inseparabile unione, formano quindi un'entità che le contiene tutte ed è più grande di tutte loro. Lo stesso Logos è un Individuo, uno spirito cosmico, e per tale motivo è chiamato gerarchia cosmica — lo spirito supremo della propria gerarchia, poiché è la loro sorgente ed origine, come pure l'Individuo che tutto racchiude, che comprende nell'ambito del proprio essere gli eserciti di esseri minori attraverso i quali vive e si esprime.
Proprio qui troviamo uno dei problemi più difficili della Filosofia Esoterica: come l'Uno diventa i Molti durante il corso delle sue manifestazioni, rimanendo al tempo stesso appartato e superiore, attraverso tutto il periodo manvantarico, alle sue varie parti componenti. Come Kṛishṇa lo esprime nella Bhagavad-Gītā:
Io manifesto quest'universo con parti di me stesso, e tuttavia resto separato e superiore ad esso. — 10: 42
Proprio così è per l'uomo: nella sua settenaria o decupla costituzione egli è un aggregato gerarchico di eserciti di esseri sui quali lo spirito della sua costituzione presidia come gerarchia o logos, rimanendo separato e distinto da questa sua progenie che emana durante ogni incarnazione; e tuttavia questi eserciti di esseri formano nel loro aggregato la costituzione dell'uomo o il veicolo del suo spirito.
La coscienza è sia essenziale che unitaria, e tuttavia durante la manifestazione è divisibile in punti di coscienza minori o piccoli. Proprio come la coscienza cosmica si divide quasi automaticamente in stille di individui componenti minori di se stessa, così l'uomo, lo specchio del Grande Universale, è una coscienza unitaria che durante le sue incarnazioni espelle dal proprio essere eserciti di atomi di coscienza, stille di se stessa, ciascuna con la propria individualità innata. Così com'è, i sei settimi della costituzione umana sono invisibili, perché funzionano in piani d'esistenza cosmica più eterei di quelli fisici. Seguendo la stessa linea di pensiero, le sfere invisibili dell'universo sono i sei settimi dell'insieme cosmico, e sono intangibili agli organi sensoriali dell'uomo.
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La nostra terra ha sette globi che sono inestricabilmente connessi ai sette pianeti del sistema solare cosiddetti sacri, e ai rispettivi mondi o globi settenari, che appartengono a ciascuno di questi sette pianeti sacri. I sette pianeti sacri formano, insieme alla terra, una particolare gerarchia all'interno del regno solare complessivo, perché sono intimamente uniti nell'origine, nel destino e nello sviluppo evolutivo, e formano un corpo strettamente interconnesso, una speciale parte aggregata del sistema solare.
Ciascuno dei globi fisici che vediamo disseminati sui campi dello spazio è accompagnato da sei globi invisibili e superiori, formando quella che è chiamata una Catena. Lo stesso avviene per ogni sole o stella, ogni pianeta, e realmente per ogni luna di ogni pianeta. E lo stesso vale per quei radicali erranti sia della galassia che del nostro sistema solare, rispettivamente chiamati nebulose e comete. Hanno tutti una costituzione settuplice come ce l'ha l'uomo. La Tradizione Esoterica, infatti, afferma che vi sono dodici globi per ogni catena, anche se il numero sette è usato per studio.
Ciascuna catena è un'unità o individualità cosmica, come ad esempio la catena planetaria della terra. Gli altri sei globi della nostra catena terrestre sono invisibili ed intangibili al nostro apparato sensoriale fisico, ed esistono a due per due su tre piani del sistema solare superiore e, di conseguenza, più eterei del piano fisico sul quale si trova il nostro globo terrestre. Così, il nostro globo terrestre è il più basso di tutti i sette globi della nostra catena terrestre: tre globi lo precedono sull'arco discendente, e tre globi lo precedono sull'arco ascendente dell'evoluzione.
Nel Vishṇu-Purāṇa, un'antica opera hindu, i mondi invisibili si dividono in quattordici loka, dei quali sette appartengono alla classe o gamma superiore, e sette a quella inferiore, chiamati tala; e in questo elenco schematico la terra è messa nel punto mediano.
Loka, che significa "luogo" o "località," è usato nel senso di mondo o piano; rūpa significa "forma." Ora, il termine "forma" è qui impiegato tecnicamente, e si riferisce ad un'aggregazione atomica o monadica intorno alla dimorante coscienza centrale, formando quindi un veicolo o trasmettitore. Arūpa significa "senza forma," ma questo non indica che non vi sia alcun tipo di "forma." Significa solo che le "forme" nei mondi arūpa sono di tipo spirituale, più eteree di quanto lo siano le "forme" dei rūpaloka.
I rūpaloka sono mondi in cui la forma corporea o veicolo è più o meno definitamente composta di materia, eterea o fisica, mentre negli arūpaloka, i mondi o piani spirituali, il veicolo o trasmettitore è una guaina di sostanza energetica che avvolge le entità almeno nelle loro parti più elevate, essendo rivestite di corpi di luce, anche se ovviamente non è la luce materiale del nostro mondo fisico. Mentre i tre rūpaloka superiori, e ancora di più le tre sfere ārupa spirituali, sono per noi relativamente immateriali nella posizione più bassa o bhūrloka, tuttavia in ogni caso, sostanzialmente o apparentemente, sono consistenti per i rispettivi abitanti come la nostra sfera fisica lo è per noi.
I sette loka di questo diagramma, le tre ārupa e le quattro rūpa, includono tutti gli universi manifestati, da quelli spirituali giù fino alle sfere della massima densità materiale, ed includono quindi (anche se non è delineato in questo diagramma) anche quello a cui si allude come il mistero della "Ottava Sfera." Non può essere detto niente riguardo a quest'ultima, tranne che è persino più materiale della nostra terra, ed è descrivibile come la sfera di materia "assoluta" — lo stadio più basso possibile della nostra famiglia gerarchica, in cui la materia ha raggiunto il suo massimo in densità e concretezza fisica. Sotto quest'ultimo stadio comincia una nuova gerarchia; se potessimo salire coscientemente lungo i vari gradini di questa scala della vita al di sopra della nostra attuale famiglia gerarchica, penetreremmo attraverso il suo centro laya ed entreremmo nello stadio inferiore della successiva gerarchia superiore alla nostra.
Il triangolo radiante nel diagramma di sopra, chiamato parārūpaloka, rappresenta in forma simbolica il vertice aggregativo della nostra famiglia gerarchica, e per noi è il mondo divino. Questo mondo divino non solo deve essere considerato come il seme vivente da cui, nei periodi cosmici di manifestazione, scaturiscono i sette gradi sottostanti, ma è anche la meta spirituale in cui, alla fine, tutto si risolverà nuovamente, quando una simile gerarchia avrà concluso il corso evolutivo della sua auto-manifestazione. Strettamente parlando, qualsiasi gerarchia è composta da dieci stati o, se il più elevato è considerato come lo stesso stato più basso della successiva gerarchia superiore, abbiamo nove livelli o stadi discendenti nei successivi mondi o piani. La differenza tra sette e dieci, o anche tra sette e nove, è semplicemente una questione di punti di vista e di elencazione, e di per sé non ha alcun significato.
Si potrebbe aggiungere, per inciso, che certi yogi orientali insegnano i loka e i tala come centri nel corpo umano piuttosto che come piani o sfere nell'universo, centri che, una volta stimolati con un allenamento appropriato, fanno in modo che un individuo ottenga una conoscenza maggiore di tutti i piani dell'esistenza. Ma quest'insegnamento è inadeguato perché imperfetto, ed è vero solo perché questi centri interni sono organi o, per così dire, le estremità di fili viventi, mentre le altre estremità sono allacciate nella fabbrica cosmica e sono della sua sostanza. L'insegnamento dei grandi saggi è che il cosmo universale esiste in un senso esterno illusorio o māyāvico, sebbene l'essenza dell'uomo e l'essenza dell'universo siano una sola.
Satyaloka | 1 | Atala |
Taparloka | 2 | Vitala |
Janarloka | 3 | Sutala |
Maharloka | 4 | Rasātala |
Svarloka | 5 | Talātala |
Bhuvarloka | 6 | Mahātala |
Bhūrloka | 7 | Pātāla |
La Teosofia usa i termini dati nella tavola precedente in un senso più ampio di quello impiegato nel sistema Brahmanico. Non solo colloca la nostra sfera fisica nel bhūrloka, il più basso, ma vi include anche il nostro sistema solare e, in verità, tutta la nostra casa-universo. Questi vari loka e tala non sono separati dall'universo né esistono semplicemente nell'universo come una sua struttura complessa diversa. Se fosse possibile, e non lo è, annientare i loka e i tala, significherebbe annientare l'universo stesso; poiché i loka e i tala sono l'universo. Né questi loka e tala sono compartimenti della natura ermeticamente chiusi, o meglio, isolati dallo spirito; dal più elevato al più basso s'interpenetrano e interagiscono, e tutti loro, insieme, formano l'organismo cosmico. Sono quindi un'unità organica.
Inoltre, ogni gerarchia subordinata ripete in se stessa, con fedeltà perfetta, qualsiasi cosa esista nel grande; e come parte integrale dell'insieme cosmico include in sé tutte le leggi, sostanze, funzioni e attributi contenuti nell'insieme cosmico. Proprio come la galassia è costruita da loka e tala, tutti interconnessi su scala galattica, così ogni sistema solare è ugualmente costruito da loka e tala, che agiscono e sono e strutturalmente formati sul modello fissato dalla gerarchia maggiore, la galassia. Ancora, seguendo la stessa regola dell'analogia, ogni pianeta nel nostro sistema solare ripete nel piccolo lo stesso sistema strutturale di loka e tala, e questo sistema planetario vive ed è formato dalle stesse sostanze e forze, e controllato dalle stesse leggi che operano nella gerarchia maggiore, il sistema solare.
Ogni pianeta visibile è semplicemente un rappresentante, su questo piano inferiore o fisico, del sistema solare di una catena planetaria composta da sette globi manifestati e cinque globi relativamente non manifestati. I sette globi manifestati appartengono ai mondi rūpaloka o materiali, mentre i cinque globi relativamente non manifestati appartengono alle sfere arūpaloka o spirituali.
Le seguenti colonne parallele dei rūpaloka e dei sette globi manifestati della nostra catena planetaria saranno istruttive:
In questo raffronto di loka e globi, è importante ricordare che nessun singolo piano solare è un singolo loka che agisce da solo. Ad esempio, dove è stabilito che i globi A e G appartengono al mahar-loka, non dobbiamo intendere che la qualità del mahar sia la sola qualità ad essere attiva lì. La verità è che questi loka s'interpenetrano reciprocamente, in modo che su ogni piano cosmico ciascuno dei sette loka e dei sette tala non solo è manifestato singolarmente ma è fortemente attivo; però, su ognuno di questi piani solari, uno dei loka e uno dei tala è predominante nella sua influenza. Così il bhūrloka del nostro mondo fisico (o del sistema solare fisico o galassia) contiene comunque, interconnesso ad esso e agendo contemporaneamente in maniera coordinata attraverso di esso, tutti gli altri loka e tala, sebbene la qualità bhūr qui sia predominante; perciò, a causa della predominanza della caratteristica bhūr, è chiamato comunemente bhūrloka, e il suo corrispondente tala è chiamato pātāla. La stessa regola si applica sugli altri piani cosmici.
Prendiamo ancora i globi A e G esistenti sul maharloka e dentro di esso, con il suo corrispondente tala. Questi due globi, A e G, hanno la caratteristica maharloka che predomina; nondimeno, sono colpiti fino in fondo dalle influenze, dalle funzioni e caratteristiche di tutti gli altri sei loka e tala, ciascun loka avendo il suo polo inferiore corrispondente o tala.
Questi loka e tala diventano progressivamente più materiali nella sostanza, nelle funzioni e nelle caratteristiche, poiché percorrono in discesa la scala, dal satyaloka al bhūrloka. Tuttavia, il satyaloka ha i suoi attributi fisici corrispondenti perché il bhūrloka lo interpenetra nelle sue porzioni superiori o più eteree; ugualmente, il bhūrloka ha le sue funzioni, attributi e caratteristiche del satyaloka, perché il satyaloka nei suoi aspetti inferiori interpenetra il bhūrloka. Ogni mondo, ciascun piano, ogni sfera, si compone quindi di tutti i sette loka con i loro corrispondenti tala, tuttavia è caratterizzato dalla predominanza delle funzioni, sostanze e forze, appartenenti ai particolari loka e tala che più fortemente si manifestano lì.
L'uomo stesso ne è un luminoso esempio. Nella sua attuale manifestazione di vita egli è un essere bhūrloka-pātāla, ma le parti eteree della sua costituzione contengono parimenti le essenze che appartengono a tutti gli altri loka e tala con tutte le possibilità e gli attributi dei regni superiori delle sfere. Il macrocosmo si ripete nel microcosmo — uno degli insegnamenti più grandi e sublimi della Tradizione Esoterica.
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I nostri maggiori scienziati tendono a far derivare l'universo e tutto ciò che vi è contenuto da una sostanza-energia precosmica, che uomini come Jeans, Eddington, Einstein, Planck, e Younghusband, hanno tentato di descrivere come un Matematico Cosmico o un Artista Cosmico — quindi l'universo, nella loro visione, procede dalla Mente o Coscienza che possiede intelligenza ed abilità artistica in funzione della magnitudo cosmica. Una deduzione molto significativa — rigorosamente in linea con quanto riguarda l'insegnamento della Filosofia Esoterica che tutta l'esistenza e la vita manifestata siano evolute dal Pensiero Cosmico. Anche lo stesso atomo e tutte le minuzie della struttura atomica da cui è costruito il nostro mondo fisico, possono essere, a rigor di logica, considerati come un pensiero incarnato.
Seguendo questo pensiero chiave, capiremo più facilmente come, partendo dalla sua origine cosmica, l'intera struttura dell'universo si dispieghi o evolva, stadio dopo stadio, "verso il basso." All'inizio della vita manifestata, che sia una galassia, un sistema solare o un pianeta, dal satyaloka con i suoi concomitanti tala si sono evoluti tutti i loka successivi nell'arco discendente, con ciascun loka inseparabilmente unito al suo tala-gemello. Così, dal satyaloka si è distaccato il loka successivo, il taparloka. Dal taparloka, che contiene ugualmente le forze e le essenze riflesse del suo genitore — il satyaloka — si è distaccato lo jamarloka, che contiene, quindi, non solo le proprie caratteristiche, ma include pure, in grado minore, le caratteristiche o essenze del suo genitore, il taparloka, e di suo nonno, il satyaloka. Così, lo svolgimento o l'evolversi di un universo, un sistema solare, o un pianeta, procede in modo identico attraverso i loka e i tala successivi, raggiungendo alla fine il più basso, il bhūrloka, il nostro mondo fisico.
Quando è raggiunto il gradino più basso della scala della vita, quando l'evoluzione di qualsiasi particolare gerarchia ha concluso il suo svolgimento negli scompartimenti della materia lungo l'arco discendente, allora comincia ad aver luogo il procedimento inverso: l'involuzione prende il posto dell'evoluzione, e tutto il vasto ed affascinante sfarzo della gerarchia manifestata comincia a riavvolgersi, per ascendere sull'arco luminoso. Le parti inferiori del bhūrloka iniziano a irradiare la loro energia in forme più raffinate, e questa radiazione ascende gradualmente attraverso tutti i gradi del bhūrloka finché, in ultimo, il bhūrloka esaurisce la radiazione ed è attirato nel bhuvarloka. A sua volta, il bhuvarloka inizia il processo di disintegrazione, di radiazione, e procede così finché è attirato nel successivo svarloka superiore. Il processo, quindi, continua stabilmente finché tutti i loka e i tala inferiori che sono attirati abbiano raggiunto il satyaloka, e lo stesso processo comincia lì, fino a quando anch'esso, in ultimo, svanisce dall'esistenza manifestata in ciò che in Sanscrito è chiamato Amūlamūla, — la "Radice Senza Radice," mūlaprakriti o la natura della radice, l'origine sostanziale-spirituale che al principio della manifestazione è stata la sorgente e l'origine di tutto.
Gli Stoici insegnavano l'identico processo dell'universo che si dispiegava nei suoi intricati modelli sino alla fine delle possibilità per quel periodo cosmico, quando seguiva immediatamente l'inizio del viaggio di ritorno verso lo spirito, che avveniva esattamente al contrario di ciò che aveva prodotto il dispiegamento. L'universo, quindi, si arrotola, raggiungendo infine il periodo in cui l'universo e tutti i suoi eserciti di entità ritornano nuovamente nell'essenza dello spirito cosmico, dove riposano in una beatitudine inimmaginabile finché arriva il tempo che un nuovo periodo mondiale avvii una nuova evoluzione su un piano più elevato.
Nelle scritture ebraiche e cristiane si possono ugualmente trovare delle precise allusioni a questo processo, specialmente per quanto riguarda l'involuzione, che i cristiani chiamavano l'Ultimo Giorno o il Giorno del Giudizio, quando ogni cosa sarà svanita e il bilancio dei conti sarà regolato.
E tutto l'esercito del cielo sarà dissolto, e i cieli saranno arrotolati insieme come una
pergamena . . . — Isaia, 34: 4
E il cielo si ritirerà come una pergamena quando è riavvolta. . . . — Apocalisse 6: 14
Questo pittoresco esempio è usato per raffigurare l'evoluzione come lo srotolamento di una pergamena, che consiste in un volume del Libro cosmico della Vita; e il processo inverso o involuzione è descritto come un riavvolgersi del Libro della Vita, con cui tutte le cose passano, e ciò che era non sarà più visto.
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Ora, i sette pianeti sacri, chiamati così dagli antichi in quanto formano con la nostra terra una famiglia planetaria, sono molto più strettamente connessi tra loro di quanto lo siano con gli sterminati eserciti di altri mondi che esistono nel sistema solare e nel cosmo in generale. C'è letteralmente un numero infinito di catene planetarie nel nostro sistema solare, alcune superiori ed altre inferiori alla catena planetaria della terra. Vi sono intere catene planetarie all'interno del nostro sistema solare, delle quali non vediamo nemmeno il globo più basso, perché in del genere questi globi inferiori sono al di sopra del nostro quarto piano cosmico, proprio come vi sono catene planetarie talmente al di sotto del nostro piano cosmico, che nemmeno i globi più elevati di queste ultime sono sotto di esso. Ma tutte queste catene planetarie sono parti componenti del sistema solare universale, come lo è la nostra terra, o come lo sono Venere, Marte, Giove, Saturno, ecc. Ogni catena planetaria del genere, per quanto invisibile possa essere per noi, è parte integrale di un'unione organica di catene che ricoprono i loro rispettivi ruoli nelle molteplici fasi della vita cosmica, e tutte sono le dimore di esseri — alcuni di gran lunga superiori a noi, altri molto inferiori nello sviluppo evolutivo.
Tutti i corpi fisici che vediamo in cielo sono globi del quarto piano, globi esistenti sul quarto piano cosmico, e questo senza eccezione per quanto riguarda il nostro sistema solare. Anche il Padre Sole, che non è realmente un corpo fisico, cioè il sole che i nostri occhi fisici possono vedere, è un globo del quarto piano. Ma è, tuttavia, un corpo materiale di tipo altamente etereo, nel sesto e settimo stato, i più elevati, della materia, e si manifesta come luce, quindi come una radiazione.
Ora, i sette pianeti sacri sono Saturno, Giove, Marte, il Sole in qualità di sostituto di un pianeta scaro, Venere, Mercurio, e la Luna, anch'essa ritenuta il sostituto di un pianeta scaro. Sono tutti intimamente collegati non solo al destino umano, ma al destino di ogni entità di qualunque tipo o grado contenuta nella terra. Inclusa la terra, queste otto catene planetarie sono l'Ogdoade sacra degli antichi, a cui si fa così spesso riferimento nella letteratura classica greca e romana. Infatti, non ci sono solo sette pianeti sacri, ce ne sono dodici, anche se, a causa degli insegnamenti estremamente difficili relativi ai cinque superiori di questo sistema duodecuplo, nella letteratura greca e latina ne erano menzionati solo sette.
Vi sono quindi dodici globi della nostra catena planetaria, e ciascuno di questi globi è costruito da uno in particolare dei dodici pianeti sacri o catene planetarie, ma da tutti in generale. Il nostro globo fisico, che è il quarto globo della nostra catena planetaria, è stato costruito in particolare dal pianeta Saturno, che lo sorveglia e in un certo senso lo governa, assistito in queste funzione dalla nostra luna fisica. Ugualmente, sebbene ciascuno dei dodici globi della catena planetaria della terra sia sotto la speciale protezione di uno dei dodici pianeti sacri, ognuno degli altri undici pianeti sacri in passato ha collaborato a formare questo particolare globo della nostra catena; comunque, l'influenza predominante in quest'attività e in questa guida deriva da uno dei dodici pianeti sacri che è il custode principale del globo che egli dirige.
Quando si parla dei sette pianeti sacri dobbiamo pensare alle divinità che li animano, piuttosto che ai semplici corpi fisici che sono visti come punti di luce. Lo spirito planetario della nostra terra non è la terra fisica rocciosa, sebbene quest'ultima abbia la vita, la forza vitale che la anima e che la tiene insieme. Questa vita è la manifestazione vitale dello spirito planetario della terra, che riempie ugualmente il nostro globo, attraverso questa vita permeante, con i semi della mente. La nostra terra è un globo, il sole è un globo, le stelle sono globi, perché ciascuno di essi è il corpo visibile, fisico, che esprime e manifesta l'energia operativa vitale e mentale dentro e dietro di sé. Gli elementi interiori o principi di ogni globo sono essi stessi globulari, e il guscio esterno o fisico riflette fedelmente la struttura composta interna o causativa. Le forze si riversano incessantemente nel nostro globo dall'interno, e il nostro globo, a sua volta, riversa senza sosta le forze al di fuori di sé. Queste circolazioni di sostanze energetiche o materia possono essere chiamate le diverse forme di radiazione, che coinvolgono la radioattività in tutte le sue varie fasi.
Gli scienziati stanno discutendo della possibilità che la materia svanisca o si dissolve in un'esplosione d'energia — o forza. Per comprendere quanto sia sovversiva questa vecchia opinione scientifica, è sufficiente ricordare uno dei suoi principali pilastri: la cosiddetta legge della conservazione dell'energia, che in sostanza stabilisce che l'universo contiene un quantitativo fisso d'energia, al quale niente può essere aggiunto e dal quale non uno iota può essere sottratto, perché l'energia in un tale universo cambia semplicemente le sue forme.
Questa è una dottrina scientifica che la Filosofia Esoterica non è mai stata capace di accettare nella forma puramente meccanica o materialistica in cui è stata enunciata; è quindi gratificante rilevare la nuova luce che le recenti scoperte hanno gettato sull'argomento. Mentre può essere relativamente vero, in senso cosmico universale, che ogni corpo cosmico è un sistema chiuso sufficiente di per sé riguardo alle forze e alle sostanze che lavorano in esso, tuttavia è sempre stato insegnato che ogni unità o organismo cosmico, vasto o piccolo che sia, non è altro che parte di una vita cosmica ancora più vasta in cui è racchiusa questa parte o sistema minore, e da quella più vasta vita cosmica l'unità minore riceve costantemente correnti di forze e sostanze in un flusso continuo ed infinito, e che cede o restituisce in eguale misura alla riserva cosmica circondante o includente.
Consideriamo la costituzione dell'uomo. Qui abbiamo un essere composito che consiste di diverse sostanze e forze, che spaziano dal divino, attraverso molti stati intermedi, fino al corpo fisico dell'uomo. Egli è quindi, in un certo senso, un sistema chiuso, ma riceve costantemente dall'universo circostante un incessante flusso sia di forze che di sostanze, che lo alimentano e lo costruiscono, e che egli usa attraverso tutte le gamme della sua costituzione; al tempo stesso, restituisce continuamente, e nel medesimo modo, le forze e le sostanze che ha ricevuto ed usato.
Seguendo la regola dell'analogia operante dappertutto, qualsiasi catena planetaria, sebbene ciascuna, come unità, sia un sistema chiuso, riceve tuttavia dal sistema solare, cioè dal sole e dalle altre catene planetarie diverse dalla sua, un continuo fluire di forza e sostanza, che sono usate allo scopo di costruire e sperimentare, e alla fine sono rigettate o restituite affinché proseguano le loro circolazioni interplanetarie ed intersolari.
Il rifiuto dei teosofi alla dottrina scientifica della conservazione dell'energia si basa sul fatto che questa dottrina è interamente meccanica, è figlia del materialismo sopravvissuto in quest'epoca scientifica, e tratta l'universo come un sistema chiuso di energie e materia, che nel loro aggregato sono inanimate, formando un meccanismo insano e non intelligente. Un tale universo non è che l'universo fisico, e non riconosce alcuna sorgente spirituale o un retroterra di mente e coscienza. Vi è, comunque, un solo modo di vedere la semplice dottrina scientifica che considererebbe l'infinitudine assoluta come "l'universo," come la dimora e il campo sconfinato della coscienza senza limiti, dividendosi in un numero letteralmente infinito di gerarchie di coscienza minore; e che da quest'infinitudine illimitata vengono in manifestazione le molteplici forme dell'esistenza vivente. Il "sistema chiuso," com'è chiamato l'universo, sarebbe semplicemente infinitudine illimitata, inclusiva di tutte le possibili energie e sostanze che l'infinitudine può racchiudere. Con un simile concetto nessuna forza dall'esterno può essere aggiunta all'Infinitudine, perché non vi è alcun "esterno" verso il quale queste forze uscenti possano defluire. Ovviamente, parlare di un "sistema chiuso" in connessione con l'infinitudine è, in ogni modo, è una definizione non appropriata e un'assurdità illogica.
In maniera simile possiamo riconoscere l'altra legge scientifica della correlazione tra forze ed energie solo con immense riserve; e la stessa osservazione si applica alla speculazione scientifica chiamata entropia, la teoria secondo la quale le scorte disponibili d'energia in un universo fluiscono costantemente a livelli inferiori, in modo che alla fine le forme disponibili d'energia saranno svanite e non ci sarà alcuna possibilità ulteriore di movimento inerente nel sistema, perché tutto sarà allora diventato un livello energetico morto. Questi diversi insegnamenti scientifici sono abbastanza realizzabili nei "sistemi chiusi" come si trovano dappertutto, perché questi "sistemi chiusi" sono limitati sia nell'estensione che nel tempo. Comunque, anche l'idea di un sistema chiuso, che è il fondamento delle leggi scientifiche summenzionate, per natura è fallace e non vero. Un tale sistema sarebbe come un orologio che una volta funzionante verso il basso, cioè "antropizzato" non può ricaricarsi verso l'alto — una raffigurazione adeguata alle quattro mura di uno studio o di un laboratorio, ma totalmente dissimile da ciò che si trova nella natura stessa. Nel miglior modo, un sistema naturale organico o cosiddetto sistema chiuso, è un sistema d'energia o di sostanza del secondo ordine, perché qualunque possa essere il suo flusso d'energia personale o creativo, è circondato da un sistema includente del primo ordine, delle cui energie e sostanze è completamente permeato. Ovviamente un simile sistema inclusivo del primo ordine diventa esso stesso un sistema del secondo ordine, in considerazione di un sistema ancora più vasto da cui è circondato ed alimentato. Questa è la natura: un sistema dentro un altro, ciascuno necessario a tutti e ciascuno che interagisce con tutti.
La dottrina dell'entropia deriva dalle cosiddette leggi scientifiche che prima abbiamo enumerato. Ma se esiste veramente nell'universo, perché quest'entropia non ha ancora portato alla morte cosmica o "morte termica" di cui si è parlato, pur avendo avuto l'eternità per farlo? La questione è irrisolvibile dal punto di vista della scienza materialistica. Al meglio, quindi, le teorie scientifiche rispettivamente chiamate la conservazione dell'energia, la conservazione della materia, la correlazione delle energie, e la loro subordinata ipotesi o teoria espressa con il termine entropia, sono tutte "leggi" secondarie o contingenti.
Per concludere in breve l'argomento, la Filosofia Esoterica insegna che un tale sistema chiuso, sole o pianeta, è un individuo che possiede la sua mente unitaria, carattere, vita, e caratteristiche. Radicato nelle profondità divino-spirituali nell'universo illimitato, egli riceve nelle sue parti superiori un flusso costante di forze e sostanze divino-spirituali, che penetrano attraverso tutta la sua struttura o fabbrica, costruendo, stimolando ed ispirando, e che alla fine, in varie forme, sono irradiate dal sistema in correnti di influenza o energia.
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Le anime che governano i sette pianeti sacri sono i kosmokratores o "costruttori del mondo" menzionati dagli antichi filosofi greci. Furono questi kosmokratores a costruire il mondo e tutta la nostra catena planetaria. Proprio nello stesso modo la nostra catena planetaria è un kosmokratore o costruttore del mondo, che aiuta nel costruire e governare qualche altra catena planetaria settenaria — azione ed interazione in ogni punto dell'universo, ogni cosa intervincolata ed interconnessa. Tutte le catene planetarie, dall'inizio alla fine del manvantara solare, cooperano solidalmente nel lavoro di costruire l'un l'altra le proprie rispettive strutture e di riempire reciprocamente, con le rispettive energie caratteristiche e radiazioni particolari, ciascuna unità formativa o kosmokratore.
Il sistema solare è un'entità organica vivente, il suo cuore e il suo cervello conglobati nel sole; e questo sistema è composto da organi, proprio come in piccolo il corpo dell'uomo è un organismo composto da organi ed accessori, ad esempio carne, ossa, muscoli, e nervi, ecc. Ugualmente, ogni pianeta di un sistema solare è un'entità vivente. La nostra luna, comunque, è un'eccezione apparente, perché è un cadavere, sebbene le sue particelle siano tanto vive ed attive come lo sono le particelle di un cadavere umano. Anche se è un'entità morta e in dissoluzione, è una catena di sette lune che una volta furono un organismo vivente; sette corpi morti, che ora rappresentano quella che un tempo era la catena planetaria vivente della luna. La precedente catena planetaria di cui la luna, nel suo primo apparire eoni ed eoni fa era la reincarnazione, si era disintegrata nei suoi componenti atomi di vita, che in periodi successivi si riunirono per attrazione psico-magnetica a formare quella che allora era la nuova catena lunare nel suo insieme. Molto prima che noi della terra avremo raggiunto la nostra settima ronda, la nostra luna e tutti i suoi globi si saranno completamente dissolti. Ciò indica semplicemente che i loro componenti atomi di vita si saranno allora disintegrati e frantumati, come fanno gli atomi di ogni cadavere fisico in decomposizione, e tutti quegli atomi lunari disintegrati saranno attirati qui verso la terra dalle stesse forze psico-magnetiche che un tempo costruirono la catena lunare e successivamente la catena terrestre.
Quando la nostra terra avrà raggiunto la sua settima ronda e sarà pronta a proiettare le sue essenze di vita, vale a dire i suoi eserciti di atomi di vita, in centri "neutri" o centri laya nello spazio, per formare la (futura) progenie della catena terrestre, questa terra sarà allora, o lo diventerà, la luna della sua (futura) progenie, la futura catena, la prole della catena terrestre. Ma il nostro globo terrestre a quel tempo sarà morto, come adesso lo è la luna; e nel passare delle ere, la nostra catena terrestre, a sua volta, si disintegrerà lentamente, perdendo incalcolabili milioni e milioni di atomi, finché, in ultimo, i corpi morti di tutti i globi che comprendono la nostra attuale catena terrestre saranno a loro volta spariti nell'etere blu, e tutti gli atomi di vita che li compongono saranno volati per ricongiungersi in quella nuova reincarnazione, la catena futura. Le catene planetarie, quindi, si succedono l'un l'altra in una serie regolare, esattamente come le reincarnazioni di un uomo si succedono l'un l'altra.
La natura, nelle sue operazioni, si ripete dappertutto, sebbene nessun processo sia simile all'altro in tutti i dettagli. Ogni atomo che è nel corpo fisico di un uomo — tranne quelli che sono di transito o che lo attraversano — era lo stesso atomo che un tempo collaborò a formare il suo corpo fisico nella sua ultima incarnazione terrena. Ogni atomo che aiuta a costruire questo corpo fisico, dopo che l'uomo muore e poi ritorna in terra, andrà a formare quel nuovo corpo umano. La regola è fondamentalmente la stessa per le catene planetarie e ugualmente per la catena solare — la settenaria o, più precisamente, la duodecupla catena di globi del sole.
Gli antichi poeti greci e romani dicevano che il Padre Sole era circondato da sette forze radianti o raggi: dodici raggi, in verità, che sono i dodici grandi poteri o forze radianti che scaturiscono dal suo cuore e dal suo cervello; e ciascuno di questi raggi, pur aiutato da ciascuno degli altri undici, è l'agente spirituale attivo nel costruire un globo nella catena planetaria. Di conseguenza, vi è la linea più stretta di connessioni tra le dodici case dello zodiaco, i dodici pianeti sacri del nostro sistema solare, e anche lo stesso sistema solare universale. Essendo la natura cosmica un'entità organica, è ovvio che dentro di essa niente può essere escluso da tutto ciò che è, o prendere posto nel suo campo circostante. Quindi, ciascuno dei globi della nostra catena planetaria è sotto la guida speciale della sua porzione particolare o più strettamente vincolata dello zodiaco, proprio come lo è ciascuno dei dodici pianeti sacri.
Tra i dodici pianeti sacri non sono annoverati Nettuno ed Urano, pur essendo due pianeti che, naturalmente, appartengono al sistema solare universale. Né si deve supporre che Nettuno ed Urano siano tra le cinque catene planetarie superiori connesse ai cinque globi superiori della nostra catena planetaria terrestre. Inoltre, dovremmo ricordare di fare una netta distinzione tra il sistema solare universale, vale a dire ogni cosa o essere all'interno del regno del sole, e il particolare gruppo di pianeti nel sistema solare più strettamente connessi al destino della terra e dei suoi abitanti.
Proprio come sei delle case dello zodiaco sono gli opposti psico-magnetici e anche spirituali delle altre sei case, perché, in un certo senso, sono un loro riflesso, così i cinque globi inferiori della catena planetaria terrestre sono i riflessi dei cinque globi superiori dei dodici che formano la catena planetaria della terra, lavorando intorno ai due globi mediani che formano, per così dire, i mozzi intorno all'asse centrale.
Inoltre, dove è fatta un'allusione ai segni opposti dello zodiaco e ai globi opposti di una catena planetaria, i pianeti, nell'astrologia esoterica, a volte sono usati come sostituti di comodo al posto di altri, perché le somiglianze spirituali e psichiche sono molto grandi, come tra i componenti di qualsiasi due poteri del genere. Esiste veramente un'astrologia genuina, una grande e nobile scienza basata sulle recondite e sublimi operazioni della natura, che nei tempi antichi era la genuina "scienza delle stelle," ma includeva ampiamente molto di più di ciò che oggi passa per astrologia. L'astrologia occidentale non è altro che una reliquia, dei resti sparsi dell'antica saggezza astrologica combinata con le recenti ipotesi astrologiche nate dall'immaginazione o dall'intuizione.
L'antica saggezza dell'astrologia aveva a che fare non solo con le influenze dei pianeti, del sole, della luna e delle stelle, sulla terra e quindi sulla vita umana, ma aveva a che fare con quei corpi celesti soprattutto come entità animate. Mostrava in modo definitivo la nostra comune origine con essi e con tutti gli altri esseri nell'universo — non solo per come c'influenzano, ma anche per le relazioni karmiche che abbiamo con loro, sia in passato che in futuro. Ma di solito i moderni astrologi si sono ridotti soprattutto a congetture, nonostante tutta la loro leale sincerità e buona volontà. Hanno tutti un meccanismo matematico con cui tentano di dedurre una vera risoluzione alla questione. Tuttavia credono, come fa ogni studioso della Tradizione Esoterica, che noi siamo intimamente collegati alle stelle, al sole, e ai pianeti. Non solo tutti i corpi celesti, incluse nebulose e comete, agiscono su di noi, ma noi agiamo e reagiamo su di loro; ed ugualmente proveniamo da essi e andiamo verso di essi nei nostri pellegrinaggi lungo le circolazioni dell'universo.
Come dice il poeta Francis Thompson:
Tutte le cose
Per potere immortale
Vicine o lontane
Sono occultamente
Legate l'un l'altra,
che non puoi cogliere un fiore
senza disturbare una stella.
— "The Mistress of Vision"
In verità, anche il pensiero di un essere umano può toccare con un fragile viticcio di forza il corpo corrispondente di ogni corpo celeste, perché nel grande organismo che è la natura universale ogni minima vibrazione o flusso d'energia produce il suo effetto corrispondente, e l'agente originario sperimenta una reazione in magnitudo precisamente uguale all'atto o impulso causativo — l'essenza dell'insegnamento del karma.
Ritornando all'affermazione che Nettuno ed Urano non appartengono ai dodici pianeti sacri, Urano è un componente del sistema solare universale — effettivamente una sua parte integrale; ma Nettuno non è tale per diritto d'origine in questo manvantara solare. Il pianeta Nettuno è ciò che potremmo chiamare una "cattura." La ricerca scientifica evidenzia il fatto che certi atomi chimici, composti come sono da punti o "onde di particelle" d'energia elettrica, a volte diventano elettricamente affamati, probabilmente per la perdita di un elettrone; e quando qualche elettrone di passaggio è catturato, un tale atomo allora diventa stabile, elettricamente soddisfatto. Gli atomi a volte perdono elettroni, che per qualche strana ragione sembrano strappati fuori dall'atomo e diventano erranti negli spazi atomici, a lunghe distanze lontano dall'atomo. Allora l'atomo diventa nuovamente "affamato". Ora, è curioso che, secondo questa teoria, quando un atomo cattura un elettrone errante o vagabondo e diventa quindi elettricamente soddisfatto, la sua polarità elettrica cambia. Potremmo chiamare nello stesso modo Nettuno una cattura. Non è proprio un pianeta del nostro sistema solare. Sarebbe indubbiamente corretto considerare Nettuno come una cometa di una certa età catturata, perché le "comete" sono semplicemente la prima fase nello sviluppo evolutivo di tutti i pianeti, e anche di tutti i soli, poiché vi sono comete planetarie e comete solari o cosmiche — cioè, le comete che diventano pianeti intorno ad un sole, e comete che diventano soli.
Come esempi, la cometa di Encke, se esiste ancora, le comete de Vico e Biel, sono tre comete che sono nate nel nostro sistema solare, al quale appartengono. Attraverso le ere hanno seguito, in orbite ellittiche, sentieri regolari intorno al sole; e col passare del tempo queste ellissi tenderebbero a diventare più circolari, e allora queste comete, se non vengono distrutte prima di raggiungere una tale fase del loro sviluppo, alla fine si stabilizzano nella vita come rispettabili pianeti infantili. Sono quelli che possiamo chiamare pianeti in una condizione che precede la loro prima ronda planetaria — reincarnazioni di precedenti catene planetarie che ora stanno ritornando per un nuovo percorso manvantarico nel sistema solare.
Poiché Nettuno è una cattura, non è connesso con le dodici case del nostro zodiaco come lo sono i veri pianeti; inoltre, mentre non ha alcun rapporto genetico con il nostro sistema solare, cambia la sua polarità, e per questo influenza fortemente ogni cosa all'interno del sistema solare, e continuerà a fare così per tutto il tempo che rimarrà uno dei suoi corpi. Nettuno è un'entità vivente nelle cui vene scorre lo stesso sangue di vita cosmica che scorre nelle nostre. Con Nettuno abbiamo relazioni karmiche, altrimenti non avrebbe mai potuto essere catturato dal nostro sole e dalla sua concomitante famiglia di catene planetarie. Similmente, Nettuno è una catena planetaria, ma noi vediamo solo quel globo della catena Nettuniana che si trova sul nostro stesso piano.
Ogni globo, visibile o invisibile, dei sette (o dodici) globi che formano una catena planetaria, ha i suoi abitanti. Queste sette classi differenziate, che potremmo chiamare onde di vita, sono unitamente collegate tra di loro per destino karmico, formando così un distinto gruppo di entità strettamente alleate, essendo ciascun gruppo più intimamente collegato, nello sviluppo evolutivo, con la propria catena planetaria. Inoltre, le varie sostanze ed energie che compongono ciascun globo sono il prodotto concreto degli eserciti di popolazioni evolventi che lavorano in questi globi e li usano, proprio come le sostanze e le energie di un corpo umano sono il prodotto delle proprie sostanze ed energie interiori ed invisibili, che tutte insieme formano la sua costituzione settenaria — più questi atomi di vita peregrini o entità monadiche che possono penetrare in qualsiasi momento e quindi aiutare a costruire i vari veicoli.
Durante il corso del loro comune viaggio evolutivo attraverso il tempo, queste sette famiglie o onde di vita passano in successione da globo a globo della catena, acquisendo così l'esperienza delle forze, delle sostanze, e della coscienza, su tutti i vari piani su cui ogni simile catena vive ed include se stessa. La nostra catena terrestre ne è un esempio: tutte le monadi che sono venute dalla catena lunare erano (e sono) divisibili in sette grandi classi che compongono il grande fiume della vita diviso in sette rivoli più piccoli, e ciascun rivolo è una famiglia monadica, ma tutti connessi tra loro. L'onda di vita umana, che è una di queste sette famiglie monadiche, passa decine di milioni di anni su ciascuno dei sette globi della nostra catena terrestre. Poi l'onda di vita abbandona quel globo per passare al prossimo globo successivo, e continua a fare così attraverso tutti i globi, in un regolare ordine seriale. Su ciascun globo successivo, dopo un periodo di riposo interglobale relativamente breve, l'onda di vita trascorre un altro lungo periodo di decine di milioni di anni; e così il maestoso corso di sviluppo evolutivo procede passo dopo passo tutt'intorno alla catena planetaria, attraverso ciascuno dei sette (o dodici) globi che la compongono.
Su ciascuno di questi globi l'onda di vita umana funziona in maniera appropriata alle condizioni e alle circostanze prevalenti nel globo, precisamente come noi funzioniamo ora sulla terra, un mondo materiale dove le circostanze e le condizioni sono proporzionalmente materiali. Sui globi superiori della nostra catena, le circostanze e le condizioni sono molto più eteree, e su quello più elevato sono effettivamente quasi spirituali. Inoltre, i periodi di tempo passati da qualsiasi onda di vita sui globi più eterei, sia sull'arco discendente che su quello ascendente, sono molto più lunghi rispetto a quelli che un'onda di vita passa sui globi più materiali, come la nostra terra.
Gli altri cinque rivoli o famiglie monadiche che appartengono al grande fiume della vita proveniente dalla luna si evolvono anche su tutti i sette (o dodici) globi della catena terrestre; ma non tutti si evolvono su uno qualsiasi dei globi durante lo stesso periodo di tempo. In altri termini, le loro comparse su uno qualsiasi dei globi non sono contemporanee. Vi sono onde di vita che ci hanno preceduti, e ve ne sono altre che ci stanno seguendo, su altri globi della nostra catena. Ma ognuna delle sette classi o famiglie che compongono la grande onda di vita deve passare intorno a tutti i sette globi della catena terrestre, e ciascuno di questi passaggi costituisce per quest'onda di vita una ronda o catena planetaria.
Queste sette onde di vita o popolazioni della nostra catena terrestre passano intorno alla catena terrestre sette volte durante il corso del loro viaggio evolutivo immensamente lungo; e per completare quest'evoluzione planetaria si richiedono parecchi bilioni di anni. Poiché le popolazioni dei sette globi della nostra catena terrestre sono così strettamente connesse nella loro origine e nel loro destino, formano un gruppo distinto. L'uomo, l'individuo, si evolve con la sua particolare onda di vita, che nel proprio corso evolutivo su un globo si suddivide in corpi più piccoli che noi chiamiamo nazioni. Una nazione è connessa con altre nazioni, formando una sola famiglia umana; le famiglie della terra che evolvono tutte insieme formano la popolazione della terra. Le sette popolazioni della nostra catena terrestre che evolvono tutte insieme formano una sola gerarchia planetaria, e con le sette gerarchie dei sette pianeti sacri, ugualmente tutte connesse tra loro, formano una sola gerarchia solare — un'unità cosmica su scala ancora più grande. Questa è una parte di quello intendeva il profeta ebreo Ezechiele nel raccontare la sua visione delle "ruote dentro le ruote" — che girano tutte come individui ma formano un'unità di esseri in movimento su scala più grande.
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Quando un'entità evolvente ha completato un mondo cosmico o un piano, allora entra come un principiante, come un bambino spirituale, in un nuovo mondo superiore della gerarchia cosmica. Così gli eserciti umani, quando avranno raggiunto lo stadio più elevato di questo presente sistema del mondo o gerarchia, sbocceranno come dèi in piena regola, come dhyāni-chohan. Dopo un lungo periodo senza provare nemmeno l'ombra della sofferenza e del dolore, che appartengono alle sfere materiali, saranno pronti ad entrare in un sistema superiore di mondi. Questo è il destino di tutte le vite in evoluzione, incluso l'uomo: una crescita illimitata, una durata senza fine in cui impareranno a conoscere tutti settori di tutti i sistemi del mondo — imparando attraverso l'esperienza individuale, e non lasciandosi dietro niente a cui debbano ritornare.
È tutta una questione d'espansione di coscienza. La nostra coscienza umana, limitata a questa terra, pur possedendo qualche vago concetto di una vita solare, ci rende capaci di guardare esternamente, attraverso i nostri telescopi, nella galassia e verso gli "Universi-Isole" o galassie al di là delle nostre. Abbiamo su di essi dei pensieri, ma sono pensieri, non sono l'effettivo divenire nella nostra coscienza di quei mondi galattici. Ma la nostra coscienza si espande continuamente attraverso l'evoluzione: si espande autocoscientemente, prima per comprendere tutto quello che c'è nel sistema solare, e poi, ancora più avanti nel tempo eonico, per abbracciare la galassia, ed infine per imbarcarsi sui campi ancora più estesi entro la serie illimitata dello Spazio cosmico.
Lo Spazio cosmico, per quanto vasto, in un certo senso è limitato, perché l'Illimitato consiste di aggregazioni senza limiti di questi spazi cosmici o universi. Ma la coscienza, di per sé, nella sua essenza, è senza limiti, e quindi può espandersi a dimensioni cosmiche o, all'incontrario, può rimpicciolirsi a magnitudo elettronica. Un uomo può comprimere la sua coscienza al punto da essere idonea ad abitare in un elettrone, e tuttavia, nelle profondità ancora più recondite del suo essere, a ritrovarsi libera come il vento selvaggio, perché la coscienza non può mai essere delimitata dall'estensione materiale.
In certi elettroni che compongono anche la nostra materia fisica vi sono entità coscienti come lo siamo noi, che forse credono di essere pensieri divini. La causa di ciò è che tutte le forme della sostanza manifestata sono la progenie dell'intelligenza cosmica; e, di conseguenza, ogni punto materiale dell'universo è come riempito dalla coscienza cosmica, perché è radicato in essa, come lo è l'universo stesso. Così avviene che la coscienza è sia funzionale che attiva nell'elettrone ed i suoi abitanti, come lo è eventualmente in qualsiasi altra parte o estensione spaziale, che sia perfino di magnitudo galattica o di portate ancora più vaste.
Noi umani siamo ancora molto imperfetti nella nostra crescita evolutiva. Vi sono esseri su altri pianeti del nostro sistema solare — che non chiameremmo "umani," ma che sono molto più progrediti evolutivamente di quanto lo siamo noi. Ci sono anche esseri o entità che abitano nel sole e nel sistema di globi della sua catena; e quindi il sole ed i suoi globi hanno abitanti che pensano di essere dèi, perché hanno una coscienza divina o solare.
Consideriamo brevemente la scala degli esseri entitativi: prima c'è l'universo, che potremmo chiamare una cellula cosmica; poi gli aggregati di quest'universo che consistono di ammassi stellari e nebulose, che potremmo denominare molecole cosmiche. Poi, nell'altra direzione della nostra galassia abbiamo gruppi di sistemi solari, ciascuno composto da un sole o da soli e pianeti-compagni, che possiamo raffigurarci come atomi cosmici — essendo il sole, o i soli, protoni cosmici, e i pianeti elettroni cosmici. La nostra terra, che è un tale elettrone cosmico, è costruita da eserciti di entità formate da atomi chimici che, a loro volta, sono formati da protoni atomici ed elettroni, esemplificando così il modello cosmico della manifestazione che si ripete. Il piccolo rispecchia il grande, dappertutto; l'atomo rispecchia e duplica l'universo. La vita universale o la coscienza-forza-sostanza cosmica, che è la causa interna e del tutto sufficiente della nostra casa-universo, dentro e attraverso cui la vita cosmica lavora, è l'attività vitale di qualche incomprensibilmente grande entità cosmica, anche se l'attività vitale che corre attraverso il corpo fisico dell'uomo è la forma più bassa del legame vitale e cosciente che tiene insieme tutta la costituzione, i poteri, e le facoltà dell'uomo in un'unità individualizzata.
Ora, una tale grande entità cosmica di magnitudo supergalattica, potrebbe prenderci in esame e chiedersi: "Possono questi infinitesimali avere dei pensieri? La loro coscienza è libera come la mia?" Si, perché la coscienza o mente cosmica è proprio il cuore, l'essenza degli esseri e delle cose; e quando un uomo si unisce alla coscienza pura, allora entra nel cuore dell'universo, che non è in nessun luogo particolare perché è dappertutto. Le Upanishad hindu esprimono nobilmente quest'idea: anīyasāṃ anīyasāṃ, "più piccolo dell'atomo più minuscolo," che equivale a dire, più vasto dell'universo, perché questa è sostanza-mente-vita.
Com'è che il cuore dell'universo è dappertutto? È perché la nostra casa-universo è una gerarchia cosmica, un'entità autonoma che raggiunge dal suo punto più alto, la sua radice divina, attraverso molti gradi intermedi di coscienza, sostanze e forze che si estendono fino al suo punto più basso, che è ugualmente materia per quella gerarchia cosmica. La radice è la sua gerarchia divina, e i mondi visibili ed invisibili si uniscono per formare il corpo di questa divinità dimorante, i cui battiti cardiaci creano le diastole e le sistole dell'universo.
Inoltre, ogni entità in quella gerarchia cosmica è essa stessa una gerarchia subordinata, a causa dell'entità autonoma o "sistema chiuso" che ha il suo grado più elevato e più basso e tutti i gradi intermedi di materie e forze, copiando fedelmente il suo modello, la gerarchia cosmica in cui essa si muove, vive, ed ha la sua esistenza. Il sistema solare è una simile gerarchia inferiore costruita anch'essa come una copia ripetitiva del suo genitore cosmico più grande e più vasto. Inoltre, in qualsiasi sistema solare, ogni pianeta individuale, come pure il luminare centrale, il sole stesso, è un'esemplificazione di una gerarchia ancora più piccola, ma sul modello del genitore gerarchico che contiene. E su ogni pianeta del genere, la nostra terra ad esempio, ogni essere autonomo è una gerarchia ancora più piccola, esattamente perché è un'entità autonoma.
Così è un uomo, perché è un essere che ha i suoi gradi superiori ed inferiori, come pure quelli intermedi, di coscienza e sostanza, che insieme includono le sue attività spirituali e fisiche. Ma attraverso tutti agisce e vive il Sé dominante, il Signore Supremo di ogni cosa, l'Essere Meraviglioso e spirituale dell'uomo. Questo Essere Meraviglioso è il capo supremo, la sorgente e l'origine della coscienza fondamentale della sua gerarchia.
Poiché le gerarchie nell'universo sono effettivamente di numero infinito, così lo sono gli Esseri Meravigliosi. Per la Fratellanza della Compassione c'è l'Essere Meraviglioso, il Guardiano Silenzioso; c'è un Essere Meraviglioso per il nostro globo, il supremo capo spirituale che in questo caso è identico all'Essere Meraviglioso o gerarchico della Fratellanza della Compassione. Vi è un Essere Meraviglioso o il Guardiano Silenzioso per la nostra catena planetaria. Vi è un Essere Meraviglioso o il Guardiano Silenzioso per il nostro sistema solare, la cui dimora è il sole. C'è un Essere Meraviglioso o il Guardiano Silenzioso per la Via Lattea, la nostra casa-universo, e così via, per sempre.
Nell'altra direzione del pensiero c'è un Guardiano Silenzioso o Essere Meraviglioso per ogni atomo, e c'è un Guardiano Silenzioso per ogni entità umana — il dio interiore dell'uomo, il buddha dentro di lui, il cristo immanente. Il cuore del suo essere è una scintilla divina della divina Entità solare che vitalizza l'intero sistema solare, e nella quale "viviamo, ci muoviamo, ed abbiamo il nostro essere."
Siamo figli della coscienza-vita solare, così come le innumerevoli vite che compongono gli atomi del corpo fisico dell'uomo vivono, si muovono, ed hanno il proprio essere nell'uomo, il loro signore supremo; siamo quindi legati, attraverso quest'entità solare di magnitudo cosmica, agli spazi ancora più grandi, con forze e sostanze, estesi sopra, dentro e attraverso lo Spazio cosmico.
Ogni legame in una gerarchia è essenziale per quella gerarchia. Consideriamo il Padre Sole: nel suo regno sono tutti soggetti alla sua giurisdizione, ma sono tutti individualmente e relativamente responsabili. Dal suo cuore vengono emanate tutte le correnti della mente e della vita nei campi più estremi del sistema solare, ed ogni atomo risponde spontaneamente ed inevitabilmente ai taciti mandati che sgorgano dal cuore solare. Ma i pianeti non sono anche individui, e quindi responsabili, ciascuno nella propria sfera? Non siamo noi uomini vincolati al sistema solare? E il Padre Sole non è forse un legame nella catena ascendente di esseri compresi nel dominio di qualche intelligenza cosmica ancora più grandiosa del sole?
L'emerito filosofo americano Emerson espone quest'antica idea dell'Oriente arcaico nel suo saggio "La Super-Anima":
quella Super-anima, dentro la quale ogni particolare essere dell'uomo è contenuto e reso uno con tutti gli altri. . . Noi viviamo in successione, in divisione, in parti, in particelle. Al tempo stesso, nell'uomo c'è l'anima dell'insieme, il saggio silenzio, la bellezza universale, a cui è ugualmente correlata ogni parte e particella; l'Uno Eterno.
. . . il cuore in te è il cuore di tutti; nell'intera natura non vi è una valvola, non una parete, non un'intersezione, ma un solo sangue fa scorrere ininterrottamente una circolazione continua attraverso tutti gli uomini, come l'acqua del globo è tutta un solo mare ed è verificato che la sua corrente è una sola.
L'uomo deve apprendere nel suo cuore la rivelazione di tutta la natura e di tutto il pensiero; questo, cioè, che l'Altissimo dimora dentro di lui, che le sorgenti della natura sono nella propria mente . . .
E Plotino, il filosofo Neoplatonico, nelle "Tre Ipostasi Originarie" amplia ancora di più l'idea:
È per lo Spirito Cosmico che il sistema del mondo, così infinitamente formato e vario, è un solo vasto insieme. Attraverso questo spirito l'Universo stesso è una divinità; e noi stessi e tutte le altre cose siamo ciò che siamo nella parte più nobile in virtù di questo Spirito Cosmico onnipervadente. Il nostro spirito individuale è identico a questo Spirito Cosmico attraverso il quale anche gli stessi dèi sono esseri divini. . . Così l'essenza dello spirito è incomparabilmente superiore a qualsiasi cosa che abbia una forma. Onorare dappertutto lo Spirito Cosmico ci porta ad onorare il nostro spirito individuale. . . ma oltre questo Spirito Divino vi è un qualcosa di più elevato e ancora più divino, l'origine e la sorgente del primo. . . In questo qualcosa di ancora più divino è contenuto tutto ciò che vive in eterno. Non vi è niente se non l'Intelligenza Divina; e questa è veramente la dimora di ogni spirito individuale nella pace eterna. — V, i, 2-4
Infine, Virgilio, il poeta iniziato, nella sua Eneide dice:
Sappi innanzitutto che il cielo, la terra, l'essenziale,
il luminoso globo lunare, l'insieme delle stelle,
sono nutriti da un'anima,
un'intelligenza luminosa, la cui fiamma
arde in ciascun componente della struttura,
e muove tutto il possente.
— Libro VI, vv. 724-7
C'è lo spirito del panteismo arcaico, che nel suo significato generale è l'insegnamento che dietro e dentro tutti gli esseri e cose vi è un'essenza divina che vive, si muove ed agisce in innumerevoli moltitudini di raggi di coscienza di vita: l'eterna coscienza-vita-sostanza superspirituale, dalla quale scaturisce l'intero universo e in cui ritornerà nuovamente nell'avvicendarsi delle ere.
Da un punto di vista, la Tradizione Esoterica è per necessità sostanzialmente panteistica, ma non nel modo in cui è frainteso il panteismo nei paesi occidentali. In realtà, ogni filosofia o religione che contiene nella sua struttura teologica il concetto basilare della divinità onnipervadente, che è contemporaneamente dappertutto ed è fuori dal tempo e dalle relazioni spaziali nella sua essenza, è de facto essenzialmente panteistica. Anche il Cristianesimo è panteistico, sebbene questo fondamentale sia talmente dissimulato e sminuito, che è ridotto a poco più di una vaga affermazione che "Dio è Infinito." Ovviamente, se la divinità è infinita, non può essere una persona, perché la personalità implica una limitazione: e anche se è affermato che il dio cristiano è "senza corpo, organi o passioni," essendo tuttavia considerato Infinito, deve essere onnipervadente, ex hypotesis, come potrebbero desiderare i più intransigenti tra i panteisti astratti.
La mente umana è incapace di concepire che la divinità non sia onnipervadente, e quindi totalmente ed essenzialmente di carattere panteistico.
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dio cristiano è un creatore, un demiurgo, e questo, dopotutto, è un grande-piccolo dio negli spazi illimitati dell'Infinitudine, perché la creazione o l'attività demiurgica implica immediatamente un limite, in quanto è un'attività ristretta all'interno di qualcosa di più grande; mentre quello o il Tat dei saggi Vedici non è un creatore più di quanto sia un non-creatore. L'uso del termine quello implica semplicemente l'astrazione senza qualità e attributi — un tentativo di suggerire l'estremo abisso dell'infinitudine e della durata sconfinata — lo Spazio illimitato e il tempo senza frontiere. Se limitiamo quello con attributi o qualificazioni, introduciamo dunque un concetto illogico nel nostro primo postulato, perché quello è impensabile ed ineffabile e, di conseguenza, non può essere descritto. Ciò non significa che tutti i vasti campi dello spazio e della durata tra noi e l'Impensabile siano un vuoto cosmico, privo di mente, coscienza, vita, e sostanza. La verità è palesemente il contrario: questi regni senza fine sono pieni di innumerevoli gerarchie di atomi divini, che spaziano dagli dèi, attraverso le varie gerarchie di entità minori, fino agli uomini, e che si estendono sotto l'uomo fino ad altre gerarchie minori di esseri. Dappertutto è l'istinto con vita, pensiero, ed intelligenza. L'atomo più minuto che canta la sua nota fondamentale (perché ogni atomo è in perenne vibrazione, ed ogni vibrazione produce un suono), ogni entità, ovunque, in tutte le profondità abissali dello Spazio illimitato, e tutte le sfere celesti che percorrono i loro sentieri, altro non sono che figli della Vita Cosmica, progenie dell'Illimitato.
Una grande perdita della verità esoterica e mistica in Occidente è stata la presunta esistenza dell'individuo separato dalla divinità che riempie l'universo. L'universo è la nostra casa. Noi siamo fratelli, siamo affini agli dèi, poiché la loro vita è la nostra vita, la loro coscienza è la nostra coscienza, la loro origine e destino sono i nostri; e ciò che essi sono, lo siamo anche noi in essenza.
Quello che gli uomini chiamano Spirito è il vertice ed anche il seme o noumeno di qualsiasi particolare gerarchia. Ugualmente, quella che gli uomini chiamano materia o sostanza è, in un certo senso, la forma più evoluta d'espressione dello stesso spirito che s'irradia verso il basso, in una qualsiasi di tali gerarchie. Lo spirito è la fonte primaria dell'inizio dell'attività evolutiva che ha portato, attraverso le proprie energie inerenti e spontaneamente risvegliate, alla manifestazione negli spazi cosmici di una tale gerarchia. Tra il primo, l'originatore o spirito, e il secondo, il risultato o materia, vi è tutta la gamma intermedia delle fasi gerarchiche. Queste gerarchie non esistono semplicemente nel cosmo, né in qualche senso esistono separate o semplicemente come espressioni del cosmo. In realtà sono il cosmo stesso perché lo riempiono e gli danno forma, ma il cosmo o universo è, perché è loro stessi. Proprio così nel caso dell'uomo: il suo spirito è l'origine primordiale da cui la sua costituzione scaturisce in gradi discendenti di concrezione sostanziale fino a raggiungere il corpo fisico. Ma lo spirito nell'uomo non è il suo corpo; come dice Kṛishṇa, lo spirito si insedia in tutto l'uomo con porzioni di se stesso, e tuttavia rimane, separato e distinto, sul proprio piano.
Così avviene che l'Uno diventa i Molti — che l'unità gerarchica sia un atomo, un uomo, un globo, o la più remota galassia nello spazio.
Evoluzione significa lo "srotolamento," lo svolgimento di ciò che in precedenza era stato arrotolato o avvolto. Il suo significato, quindi, è un'auto-espressione, l'espressione del sé essenziale. È stato chiesto perché si usi la frase "anime evolventi" piuttosto che "anime involventi." La questione non è così importante come potrebbe apparire. "Involuzione" è, come "evoluzione," un termine di origine Latina e con lo stesso significato etimologico, ma a causa della particella re il significato è intensificato, riferendosi all'azione ripetitiva. In verità, per quanto riguarda i termini, la differenza tra l'evoluzione e l'involuzione dello spirito nella materia e della materia nuovamente nello spirito. Potremmo veramente dire che le anime abbiano un'involuzione lungo i sentieri della vita, dall'eternità del loro passato all'eternità del futuro, ma ovviamente quest'involuzione implica l'idea dell'evoluzione; e quindi i dottori della Qabbālāh Ebraica avevano ragione quando usavano il termine gilgūlīm per indicare questa "involuzione" nel destino di una scintilla divina incosciente — un atomo di vita dello spirito — attraverso tutti i campi e i piani della durata illimitata.
È evidente che le sterminate moltitudini di entità in progresso che compongono le gerarchie che riempiono gli spazi dello Spazio non sono in uno stato di riposo, ma sono tutte, senza eccezione, in continuo movimento sia nel tempo che nello spazio, come pure nella crescita evolutiva. Nell'universo nulla è fermo, perché ciò sarebbe contrario agli impulsi fondamentali della vita cosmica, il cui attributo più marcato è un'attività incessante — almeno durante il corso di un manvantara o periodo del mondo. Ora, questo moto incessante è crescita: generalmente verso un'espansione evolutiva in avanti, e molto meno frequente in senso regressivo; in entrambi i casi, è attività o movimento. Tutti questi esseri, che potremmo definire come anime evolventi o monadi, elaborano il loro destino attraverso il processo dell'evoluzione. Nello stesso tempo, seguono percorsi di azioni ripetitive nel tempo e nello spazio. Ecco perché non sono soltanto "evolventi" ma sono ugualmente occupati in "rotazioni" o vortici dentro e attraverso i diversi mondi e piani, sia della nostra catena planetaria, che del sistema solare. Questo processo possiamo visualizzarlo come una rotazione o un giro della grande ruota della vita.
I ricercatori di biologia, in particolare dal tempo di Lamarck e Darwin, hanno speculato in lungo e in largo riguardo alla causa delle differenze tra le famiglie di esseri animati, differenze che presentano l'immagine di una scala di creature che in qualche modo sono legate l'un l'altra da stretti vincoli di similarità, e tuttavia mostrano differenze marcate e confuse; e lentamente aumentava la convinzione che tutta la natura fosse sotto il dominio di un impulso primario che spingeva le creature verso il progresso attraverso la crescita. Questa è la cosiddetta legge dell'evoluzione. I teosofi concepiscono l'evoluzione come un processo di espansione che comincia dentro l'entità e si esprime all'esterno; ed è proprio per questo che i teosofi si dissociano dal concetto di Darwin o da quello ancora più moderno che l'evoluzione sia un semplice accrescimento che segue l'accrescimento nei corpi degli esseri in via di sviluppo.
La sorgente dell'evoluzione giace in ogni entità evolvente, nel suo carattere o anima, ciò che può essere descritto come svabhāva, cioè il suo carattere essenziale. Per chiarire: perché avviene che un seme, animale o vegetale, produce sempre il suo simile? Un seme di mela produce sempre un albero di mele, e non produrrà un albero di fico né una pianta di banano, nient'altro che un albero di mele. È un fatto talmente risaputo, che conviene passare oltre senza commenti. Lo stesso avviene attraverso tutta l'esistenza manifestata. Perché? Nel cuore di quel seme, dietro e dentro di esso, c'è il proprio sé essenziale, la sua caratteristica individuale o svabhāva, quello che gli antichi Stoici chiamavano un "logos spermatico" o "logos-seme." In altre parole, un'essenza psico-spirituale o monade che non può produrre alcuna cosa se non se stessa e da se stessa. Cosa c'è in questo seme che dirige la crescita del suo sentiero diretto? Non possiamo vedere questo fattore invisibile; non possiamo analizzarlo in laboratorio. Sono i suoi innati poteri latenti e capacità, l'anima dell'essere che si esprime nella nuova generazione o rinascita. L'anima in evoluzione si riproduce nella nuova vita, perché sta ruotando attraverso le sfere.
I poteri o le facoltà innate nel lungo pellegrinaggio dell'evoluzione di ogni entità nel Tutto illimitato non sono aggiunte nell'individuo, secondo il modello della trasformazione Darwiniana, ma sono l'espressione esteriore di cause interiori. La vera evoluzione, quindi, non è l'accrescimento di parti dall'esterno, né il perfezionamento degli organi o delle facoltà tramite l'impatto di forze esteriori che nascono solo nell'ambiente, ma è l'esternarsi di forze, facoltà e poteri latenti nella stessa entità.
La parola "emanazione" ha un significato strettamente affine, almeno a livello mistico, a quello di evoluzione. È un composto Latino che significa "l'esternarsi " di ciò che è dentro, e possiamo vedere subito che la differenza tra l'esternarsi di ciò che è dentro e il dispiegarsi di ciò che è già riavvolto come la sostanza stessa di un essere, è veramente molto piccola. Tuttavia non c'è solo una distinzione tra di loro ma una differenza.
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Emanazione significa lo "scaturire" di un'essenza monadica o di una monade da un genitore originario; evoluzione significa "l'espandersi" di ciò che giace latente o immanifesto nella costituzione di un essere. L'emanazione, quindi, può essere illustrata con il caso del sole che durante l'intero manvantara solare emana o proietta da se stesso innumerevoli ottave di radiazione. Queste differenti forme di radiazione sono immediatamente forza e sostanza combinate, poiché una simile forma o classe di radiazione è composta da unità di radiazione, unità di forza, che al tempo stesso si possono considerare come particelle distinte di composti di energia ed equivalentemente di composti, o piccole onde, di sostanza. La scienza oggi parla di queste unità di energia come quanta d'energia o fotoni — una descrizione oltremodo buona per il piano quasi astrale e quasi materiale dove questi quanta d'energia o fotoni sono collocati dal pensiero scientifico.
Allora prendiamo in esame questi vasti numeri di fotoni che sono stati emanati attraverso tutto il sistema solare, ciascuno che comincia un ciclo d'esperienza, esattamente come fanno le monadi quando all'inizio sono emanate dal loro genitore divino. Ma una volta emanata, ciascuna di queste monadi, o unità di forza spirituale, ha cominciato il suo ciclo d'evoluzione, "dispiegando" da se stessa, per ragioni karmiche, i suoi poteri e facoltà latenti, che nel tempo sviluppano organi appropriati attraverso i quali si esprime.
Quindi abbiamo prima l'emanazione o lo scaturire dalla sorgente originaria di questi eserciti di monadi individuali, che immediatamente cominciano le loro peregrinazioni di lunghe ere attraverso i differenti regni visibili ed invisibili del sistema solare. Dall'istante in cui sono irradiate o emanate dalla loro sorgente divina, iniziano ad evolvere, prima per un'espansione automatica delle forze o energie innate, continuando, in una fase successiva, il processo mediante sforzi auto-concepiti nell'esternare le parti interne non ancora evolute della loro essenza.
Questi sono tre punti importanti in questo mirabile processo di nascita o emanazione, e di crescita espansiva o evoluzione. Primo, ogni nuovo impulso evolutivo che una monade sperimenta è di per sé un'emanazione minore dal cuore dell'essere evolvente. Secondo, ogni dispendio d'energia evolvente, che nella sua prima forma è un'emanazione, non è altro che creare un'entità minore che possiamo chiamare un atomo di vita, che a sua volta comincia il pellegrinaggio attraverso lo stesso processo evolutivo. E terzo, l'emanazione e l'evoluzione sono solo due forme della stessa attività: una, quella emanativa ed originale, e l'altra, quella che si espande o evolve. Per cui, ciascuna emanazione può essere ugualmente considerata come una forma di evoluzione, ed ogni nuovo impulso evolutivo può ugualmente essere visto come un flusso emanativo.
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Ora, queste anime che crescono o evolvono sono i fattori causativi dell'evoluzione, e sono anche esseri compositi — non pure essenze monadiche. Evolvono perché passano attraverso delle fasi, da quella imperfetta a quella relativamente perfetta; e poi, quando la grande ronda delle peregrinazioni o dei giri nel sistema solare è terminata e il manvantara solare giunge alla sua fine, queste anime evolventi sono attratte nella superanima cosmica, e restano lì per tutto il periodo del pralaya solare, il periodo di riposo cosmico. Quando a sua volta il pralaya solare ha raggiunto la sua fine e sta per aprirsi un nuovo manvantara solare in un nuovo periodo cosmico di manifestazione, queste monadi perfette allora si rimettono in circolazione per iniziare un nuovo corso di vita e di attività lì, ma su una serie di mondi o piani più elevati.
Nello spazio senza frontiere vi è un incommensurabile numero di monadi evolventi che si esprimono in tutte le varie forme. Esistono dappertutto e sono i fattori causativi della complessità e diversità nella natura universale — tutti eserciti, moltitudini, schiere. Quelli che sono i più strettamente affini si radunano per l'attrazione psico-magnetica, e come gocce d'acqua o particelle d'argento vivo scaturiranno insieme, e naturalmente si fonderanno fino ad un certo grado.
Quando parliamo di centri coscienti di forza nell'universo, o anche di anime, non ci limitiamo agli esseri umani, perché l'intero universo non è altro che una loro enorme aggregazione. Potremmo dire: dove sono? La risposta è: dove non sono? Dappertutto. Il loro numero è semplicemente impensabile in qualche termine di misurazione numerica umana. Il numero di anime, comunque, in qualsiasi particolare esercito o famiglia è limitato, perché finito; ma gli eserciti stessi o le famiglie sono di numero infinito, ex hypotesi, perché riempiono lo spazio, e chi può mettere un limite alla natura universale o allo Spazio astratto?
Lo Spazio è molto di più che una semplice estensione di dimensioni materiali, che è solo uno degli attributi della materia, per così dire, il corpo dello Spazio. Nella concezione della Tradizione Esoterica, lo Spazio è il tutto — qualunque cosa sia, era, o sarà, attraverso la durata illimitata. Lo Spazio, un'espansione infinita verso l'interno come pure verso l'esterno, concepito come il plenum o pleroma sconfinato di tutto l'Essere, o meglio, di tutta l'Esseità, incluse le gerarchie infinite di mondi e piani, dal superdivino, attraverso tutti i gradi intermedi, giù fino al fisico, e ciò che è oltre la materia fisica. In verità, lo spazio, poiché è in ogni cosa che si trova sia nell'infinitudine che nell'eternità, può essere chiamato la vita-sostanza-coscienza sconfinata, al tempo stesso astratto e causativo di tutto, sopra e dentro ai campi da cui, attraverso il tempo senza fine, pulsa l'Ideazione astratta generata e nata da se stessa. È quello da cui tutto proviene, quello in cui tutto è ed esiste, e quello in cui tutto alla fine ritorna.
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Filosoficamente, il valore del termine Pitagorico monade è la sua implicazione di "individualità," poiché queste monadi sono decisamente "individui" per tutto il periodo della loro esistenza manifestata in un manvantara cosmico o solare. Metafisicamente, le possiamo considerare come goccioline spirituali individualizzate o "atomi" dello spazio: gocce che fanno parte dell'oceano senza rive dell'essere spaziale. Nel loro moto perpetuo, sia come esercito o come individui monadici, non solo compongono, ma sono effettivamente parte delle cause sia strumentali che sostanziali delle gerarchie dei mondi. Esistono in innumerevoli gradi di sviluppo evolutivo: certi aggregati di queste monadi sono esseri spirituali, altri sono intellettuali o mānasaputrici, altri ancora atomi di vita, e altri ancora si manifestano come particelle di sostanza materiale.
Immaginate gli immensi numeri di queste entità monadiche che esistono anche nel nostro piccolo regno di estensione spaziale! Lo scienziato americano Langmuir ha calcolato che il numero di molecole gassose in un pollice cubico d'aria è così immenso, che se ciascuna molecola fosse ingrandita e mutata in un granello di sabbia fine, questi granelli di sabbia riempirebbero completamente una fossa larga un miglio e profonda nove metri, e si estenderebbe da New York a San Francisco! Inoltre, è stato stimato che il corpo umano contiene all'incirca ventiseimila bilioni di cellule, e ciascuna è composta da entità ancora più minute che danno a quella cellula tutto il suo essere fisico, la sua caratteristica forma e proporzione. Queste entità più piccole sono gli atomi, ed ognuno custodisce un centro di coscienza.
Ci vien detto che gli atomi fisici sono per lo più dei buchi, "spazio vuoto," e che se potessimo radunare in un sol punto i centri dei neutroni e protoni che compongono gli atomi di un corpo umano, quel punto sarebbe invisibile all'occhio umano! Perché allora noi ci vediamo reciprocamente? Perché — insolito paradosso — siamo soprattutto "spazi vuoti," vacanti, che producono su di noi, similmente composti, l'illusione della dimensione e della massa. Esattamente come i corpi celesti sono visti nelle profondità dello spazio solare, così vi sono qui, relativamente parlando, distanze equivalenti tra l'elettrone e l'elettrone del quale sono composti gli atomi, e tra l'atomo e l'atomo che costruisce a sua volta le molecole, che a loro volta producono le cellule, che a loro volta formano il corpo umano dell'uomo. Proprio come questi globi celesti sono animati, così lo sono ugualmente gli atomi del corpo umano, perché vi è una sola Legge fondamentale che funziona attraverso tutto.
Possiamo quindi definire un atomo come un'anima, perché l'atomo è un evento transitorio nella storia della vita di un centro di coscienza o monade, che è un essere che cresce, apprende, evolve, ed involve anche. Gli elettroni, neutroni e protoni, dell'atomo, non sono che corpi di punti di forza ancora più infinitesimali, o punti di coscienza che si esprimono attraverso questi infinitesimali elettrici nei mondi subatomici. Il numero di questi protoni, neutroni, ed elettroni in un briciolo di materia è così grande che dobbiamo contarli in ottilioni.
Il dr. Robert A. Millikan ha stimato che il numero di elettroni che passa ogni secondo attraverso il filamento di una comune lampadina elettrica di 16 candele è così enorme, che coprirebbe i due milioni e mezzo di persone che vivono a Chicago, contando ciascuna persona al ritmo di due per secondo e lavorando ventiquattro ore al giorno, ventimila anni per contarle — 3 quintilioni, 153 quadrilioni, 600 trilioni. Ma ciascuno di questi infinitesimali elettrici è l'espressione di un'anima che evolve. C'è un caso in cui l'infinitesimale s'immerge nell' "infinito," come un cono invertito, e dopo aver passato il punto della sua origine si estende nel nuovo "infinito." I nostri scienziati ci dicono che questi infinitesimali elettronici sono la base sostanziale di tutta la vita fisica, i mattoni che costruiscono l'universo, essendo contemporaneamente forza e materia. Ciascuno di questi infinitesimali è un'entità di forza incarnata, un' "anima," più precisamente una monade. Per questi infinitesimali il nostro corpo fisico, in cui essi vivono e si muovono ed hanno il loro essere, è senza dubbio un universo matematicamente infinito.
Secondo la bella metafora hindu, l'uomo è un albero vivente di coscienza, che cresce con le radici verso l'alto, nello spirito, e i suoi rami che si piegano verso il basso, nel mondo materiale. Molte anime, un solo spirito. Il sottostante centro di coscienza monadico dell'uomo fornisce all'anima, essa stessa un esercito di anime minori, l'individualità, rendendola così capace di rilasciare un raggio. Questo punto più intimo è senza morte, perché è uno degli eserciti di monadi nati dal seno dello spirito madre. È un centro spirituale che ancora non si è manifestato su questo piano. Durante il suo viaggio evolutivo fa delle soste su nuove sfere e piani, e quindi su questi piani inferiori dapprima manifesta solo debolmente i suoi poteri trascendenti. Non dobbiamo fraintendere, perché questo non significa che la monade sia un qualcosa destinato in futuro a diventare spirito, e che durante questa fase del suo viaggio evolutivo non sia ancora uno spirito. La monade è un punto spirituale che nel corso del suo viaggio evolutivo nei regni della materia si riveste dei propri raggi di luce che sono le "anime."
Il fatto che certe monadi siano collegate da simili attributi dovuti allo sviluppo evolutivo è l'origine dell'idea delle famiglie di anime, a volte chiamate anime di gruppo. Queste anime di gruppo, comunque, non compongono gruppi o corpi essenzialmente diversi l'uno dall'altro, ma sono aggregati di esseri evolventi che, a causa di uno sviluppo karmico, sono relativamente collegati negli stessi tempi e luoghi.
Inoltre, quando le anime si aggregano insieme in nazioni formando così un corpo di esseri umani, o in gruppi animali che formano una famiglia di bestie, non dobbiamo supporre che tale nazione o tale gruppo animale siano distintamente super animati da un'anima-madre unitaria che dura attraverso l'eternità. Sono le affinità karmiche di questi individui delle anime di gruppo a radunarli insieme in questi gruppi; anche se nessuno negherebbe il fatto ovvio che gli impulsi o le qualità collettive che questi gruppi hanno nel loro insieme formino una sorta d'atmosfera psichica in cui questi individui di gruppo respirano e vivono. Una tale superanima di gruppo, comunque, non è la vera entità o l'individuo.
Bisogna capire chiaramente che questi gruppi, sia nazionali che razziali, non sono manifestazioni di un essere effettivamente entitativo che evolve, chiamato la Supermonade, o più popolarmente, l'anima razziale. Essi rappresentano sulla terra anche ciò che gli antichi Latini chiamavano un Genio, che non è un'entità individualizzata ma un'energia o forza diffusa nell'ideazione dello spirito planetario evocato nella manifestazione a causa dell'associazione delle forze intellettuali, psico-astrali e spirituali generate dalle unità razziali o nazionali che s'incarnano più o meno contemporaneamente. Un simile Genio, razziale o nazionale, in epoche molto remote del futuro si troverà nuovamente a manifestarsi, quando l'intricato karma associato degli stessi individui ancora una volta li metterà insieme, creando così più o meno la stessa "atmosfera" che determina il manifestarsi dello stesso Genio tra queste due epoche latenti nell'ideazione dello spirito planetario.
Per quello che riguarda gli individui di una razza o nazione, non dobbiamo mai dimenticare che la loro incarnazione contemporanea è solo una questione di caratteristiche karmiche affini che li attirano in un'unità temporanea. Queste stesse anime umane si allontanano molto rapidamente da quest'atmosfera nazionale e razziale fino a trovare la successiva prossima incarnazione in qualche altra nazione o razza verso la quale sono attratte dalle loro tendenze karmiche. Questo è un punto estremamente importante perché mostra l'inerente follia, se non stupidità, dei pregiudizi ciechi ed irrazionali basati sul mero nazionalismo o razzismo.
Questi aggregati familiari come i gruppi nazionali o razziali non devono essere confusi con il rigoroso lavoro delle monadi individualizzate attraverso i gruppi poiché esse usano questi gruppi come veicoli. Ad esempio, un albero è un'entità, e per gli antichi greci la sua essenza monadica animante era chiamata una driade o un'amadriade.[1] Quindi, un albero è composto da gruppi di entità che si somigliano strettamente l'un l'altra, ma attraverso questi aggregati vive ed agisce l'anima dell'albero. Così, il corpo dell'uomo è composto da gruppi di monadi evolventi o atomi di vita, che si somigliano strettamente l'un l'altra, ma tutte insieme formano il veicolo fisico attraverso il quale agisce l'anima umana. Ovviamente non si può dire che l'anima umana, essendo un individuo, sia un'anima di gruppo, né si può dire che la coscienza monadica individualizzata che evolve, o atomi di vita, o il paramānus di ognuno di questi gruppi subordinati, siano parti di un'anima di gruppo. Ciascun individuo è un individuo, ma ciascuno agisce insieme ad altri che più o meno sono della stessa condizione evolutiva.
Visualizzando: gli aggregati di atomi di vita che si somigliano strettamente l'un l'altro si abbinano con altri aggregati di atomi di vita che si somigliano strettamente l'un l'altro, per formare un veicolo — come ad esempio il corpo umano — per un'anima in evoluzione di grado molto superiore. Queste entità individuali aggregate sono gruppi, ma non formano un'anima di gruppo, perché sono essi stessi animati da un'anima superiore agli aggregati e superiore a qualsiasi membro individuale di tali aggregati.
Ogni gerarchia, ogni universo, ogni dio o "angelo," uomo, animale o atomo, non è altro che una fase transitoria, fugace, impermanente, per quanto lunga sia la sua esistenza individuale. Una scintilla dell'essenza cosmica, ogni essenza cosmica del genere, lavora attraverso quel velo particolare che chiamiamo, nella sua forma passeggera, un uomo, o una bestia, un mondo, una sfera o un universo. Sono tutti "eventi" che esistono nella spazio-tempo o nel tempo-spazio — un continuum di sostanza-coscienza.
Che significa quindi tutto questo? Significa che la forza astratta, o in senso ancora più astratto, il moto cosciente, è nel cuore di ogni essere e di ogni cosa; e la coscienza è la forma più pura della forza cosmica — in altre parole, è spirito. La materia stessa è soltanto un vasto aggregato di particelle monadiche: monadi latenti, addormentate, che passano attraverso la fase della materia, ma ciascuna di esse prima o poi si esprimerà in un'azione individualizzata, e quindi cresce; ed ogni fase di questa crescita evolutiva è un "evento" della coscienza.
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Nell'imperfezione l'immortalità non trova posto nella natura eterna. Noi cresciamo e impariamo ed avanziamo progressivamente verso una meta che nelle estensioni illimitate della natura non possiamo mai raggiungere, perché il raggiungimento di questa meta finale significherebbe immergersi in un'immobilità cristallizzata della coscienza. Sono le nostre menti insensate, perché sottosviluppate, e affamate perché sono cuori insoddisfatti, che sognano "l'immortalità" come se fosse il dono più grande che possano ricevere gli esseri umani nel nostro attuale stato evolutivo. Come ci dimostriamo ignoranti quando ci attribuiamo un'immortalità che si estende attraverso la durata infinita! Perché dovremmo essere un'eccezione in un universo infinito che insegna, in tutti i modi possibili, che gli esseri umani sono collettivamente soltanto un gruppo tra gli eserciti sterminati di altre entità, che crescono tutte, e alcune di loro sono incomparabilmente superiori a noi nell'evoluzione?
D'altro lato, questo desiderio per una continuazione autocosciente si fonda su una chiara intuizione; ma la continuazione nella vita eterna non è l'"immortalità" quasi statica così come questo termine è frainteso in Occidente. Vi è una grande differenza tra una continuità senza fine ma sempre mutevole, e l'idea del tutto innaturale di un ego umano, o anima, immutabile o eternamente statico, che si suppone sia immortale nelle sue imperfezioni. Se un tale ego dovesse cambiare uno iota, non sarebbe più lo stesso ego ma sarebbe stato alterato, mentre è precisamente l'ego o il centro autocosciente ad essere sottoposto a continui cambiamenti. Dovrebbe risultare abbastanza chiaro che la continuazione nella coscienza o la vera immortalità consiste solamente nell'unione autocosciente dell'ego umano (del quale l'anima umana è un raggio) con il suo genitore divino-spirituale, la monade. La monade, di per sé, è incondizionatamente immortale; la triade umana inferiore, compreso il corpo fisico, il corpo astrale e la vitalità, è incondizionatamente mortale. Ciò che è intermedio, l'ego umano e la sua anima, è condizionatamente immortale, a seconda che l'anima si associ alla sua sorgente spirituale immortale, o si avvolga nella triade mortale, dalla quale la sua condizione è influenzata, e quindi si dissolve quando la triade mortale muore. In questo caso, una nuova anima umana deve evolvere, affinché l'ego umano possa esprimersi in essa.
Una delle principali obiezioni contro la cattiva interpretazione occidentale della continuità è il fiero egoismo che ne deriva. Invece di insegnare ad uomo che la sua umanità non è che una fase sul sentiero eterno, questa cattiva interpretazione impianta nella sua coscienza l'idea che egli deve "salvare" la propria anima a tutti i costi, che il proprio sé imperfetto, o anima, deve essere la sua prima preoccupazione. Quest'idea rende un uomo egocentrico ed egoista, e induce alla sensazione che non è necessario cercare dentro di sé, semplicemente perché dentro di sé non vi è alcuna "distanza" da prendere in considerazione. Quest'idea lo impoverisce spiritualmente, e lo priva di quella nobilissima forma di auto-rispetto che nasce quando si scopre la propria grandezza spirituale, riconoscendo l'affinità dell'anima con tutte le altre anime intorno a lui, vedendo in queste altre delle fonti illimitate di bellezza e genialità.
Quando un uomo si convince che deve imparare ben poco su se stesso e sugli altri, è il momento di reagire. Non solo è egoismo nella sua forma più pericolosa, è l'inizio della cristallizzazione della sua natura interiore, che è la madre insaziabile di tutti i problemi umani, ed è più produttiva anche della malattia fisica e di qualsiasi altro male possa affliggere un uomo. "Come un uomo pensa, così egli è."
Vi è un antico detto sanscrito spesso citato nelle scritture hindu:
Yadyad rūpam kāmayate devatā, tattad devatā bhavati
— Yāska, Nirukta, 10: 17
"Qualsiasi cosa una divinità desideri diventare, proprio quella cosa essa diventerà." Questo principio di legge naturale si applica a tutti gli esseri coscienti. Un uomo, rifiutando di credere alle proprie intuizioni, può privarsi dell'illuminazione spirituale chiudendo la porta e impedendo che la luce proveniente dal suo dio interiore entri nella propria mente. D'altro lato, se può unirsi con il centro più intimo del suo essere, allora può ottenere una conoscenza senza limiti.
Katherine Tingley scrisse:
È quella parte più nobile della nostra natura che cresce ad ogni situazione e l'affronta con pazienza e coraggio — il potere che spesso ribalta inconsapevolmente la vita di un uomo portandolo oltre ogni pensiero della mente e del cervello nella grande strada del servizio. . .
La sua conoscenza non avviene in qualche modo sorprendente o magico, e deve essere acquisita solo dalla sottomissione della natura lussuriosa e passionale di un uomo al dio interiore.
— The Wine of Life, p. 12
Un essere umano, dunque, è un' "anima," un composto costruito intorno ad un "raggio monadico" — un'emanazione della monade, la sua sorgente. Il raggio divino-spirituale, intorno al quale è costruita la struttura dell'anima, è veramente "immortale" perché dura dall'inizio alla fine di un manvantara solare, e vive come un essere spirituale nel seno della sua monade madre con una continuità senza fine della coscienza. Ma le anime, essendo cose composite, devono avere riposo. Devono avere periodi di pace e ristoro da recuperare per ottenere forza per la loro successiva incarnazione sulla terra. Un esempio familiare è il riposo e il recupero di cui ha bisogno il nostro corpo alla fine di ogni giornata.
La verità è che c'è un solo sé, del quale tutti gli eserciti dei sé minori non sono altro che i sé del raggio, più grandi o più piccoli. La "goccia di rugiada" alla fine scivola nel Mare Splendente — non per "perdersi" ma per espandere la goccia di rugiada nel Mare stesso. Questo era l'insegnamento di Gautama il Buddha, ed è ugualmente l'insegnamento dello sforzo spirituale più nobile nell'Hindustan, l'Advaita-Vedānta di Śankarāchārya; è l'intuizione di ogni grande mistico che il mondo abbia mai conosciuto. È difficile afferrare questo sublime concetto che perdendoci nel più grande, diventiamo noi stessi quel più grande perché i due sono uno in essenza.
Gli occidentali immaginano che quando è finalmente raggiunta questa grande fine del manvantara cosmico, allora e per sempre ne conseguirà un'immortalità nella statica cristallizzazione della perfezione — che è proprio ciò che non avverrà. Perché, meraviglia delle meraviglie, quando si apre il nuovo manvantara cosmico dopo il pralaya cosmico, tutti questi individui che compongono le innumerevoli miriadi degli eserciti monadici riemergeranno per un nuovo pellegrinaggio evolutivo nella nuova serie di mondi che allora scaturiranno dal cuore dell'essere — mondi che sono la reincarnazione dei mondi che furono, veramente un nuovo sistema di mondi.
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Poiché l'uomo ha un'anima e un sé divino o essenziale, così anche la bestia ha un'anima — ma un'anima animale, non un'anima umana. In altre parole, quell'anima animale — un elementale altamente evoluto e nella sua prima origine un atomo di vita — è comunque un'anima, la cui struttura si ricomporrà intorno al suo più intimo raggio monadico ad ogni incarnazione, come avviene anche nel caso dell'uomo. Questo raggio monadico ispira le parti superiori e completamente latenti della bestia, esattamente nello stesso modo in cui il raggio monadico ispira l'uomo. Tuttavia, nella bestia questo raggio monadico è praticamente immanifesto nel senso di autocoscienza, mentre nell'uomo ha talmente raffinato la struttura della sua anima, che si è evoluto nel conservare l'autocoscienza durante l'incarnazione.
Così la bestia, in un certo senso, è automaticamente o direttamente cosciente; l'uomo è autocosciente o cosciente attraverso il riflesso proveniente dall'alto. Le bestie sono composte da tutti gli elementi della natura universale che compongono l'uomo; ma tra il regno umano e quello animale vi è un abisso insuperabile psichico ed intellettuale, determinato dall'inclusione nell'economia interna umana della natura intermedia superiore — di un'entità autocosciente, pensante e selezionante, mentre la semicoscienza nelle bestie è ancora relativamente inespressa. Questo abisso è così grande, che niente in natura lo può colmare, se non quando le bestie avranno raggiunto l'autocoscienza attraverso l'incarnazione cosciente del raggio monadico nella struttura dell'anima; e questo accadrà anche per tutte le bestie nel remoto futuro di un'altra reincarnazione della nostra intera catena planetaria.
Nell' Ecclesiaste, uno dei testi canonici della Bibbia, troviamo il seguente passo che l'autore traduce qui dall'originale ebraico:
Nel mio cuore ho preso in considerazione la condizione dei figli dell'uomo, come 'Elohīm [il dio o gli dèi] li ha creati, e ho visto che essi stessi sono come le bestie. Questo, perché il destino dei figli dell'uomo e il destino delle bestie sono un solo destino per entrambi: come muore il primo, così muoiono quest'ultime: perché in tutti loro c'è un solo spirito; cosicché il predominio dell'uomo sulla bestia è nullo, in quanto è un'illusione. Tutto tende verso un solo luogo; tutto viene dalla polvere; e tutto ritornerà alla polvere. Chi conosce lo spirito del figlio dell'uomo che sale verso l'alto, e lo spirito della bestia che discende sotto la terra? — Ecclesiaste, 3, 18-21
Questo libro dell'Ecclesiaste è un'opera mistica, e in ebraico è intitolata Qoheleth, che significa "l'Insegnante:" In questo passo ci vien detto che "come muore la bestia, così muore l'uomo: entrambi vanno in un solo luogo; entrambi vengono dalla polvere ed entrambi ritorneranno alla polvere." Se queste parole sono prese nel loro significato superficiale, insegnano un crasso materialismo; ma non è questo l'intento del libro ebraico. Non è evidente che Salomone o chiunque sia stato lo scrittore di questo trattato, abbia insegnato, sotto la copertura di parole superficiali, un senso nascosto e segreto? Il punto è che oggi le bestie sono di solito falsamente considerate come senz'anima; e tutta l'antichità, pur negando quest'idea, non ha mai fatto una grande distinzione tra il potere intellettuale e spirituale dell'uomo e l'apparato psicologico della bestia.
Alla fine ci vien detto: "Chi conosce" la differenza tra lo "spirito dei figli dell'uomo, che sale verso l'alto, e lo spirito della bestia, che discende sotto la terra" — mostrando con questo raffronto che tra l'uomo e la bestia esiste un vero abisso nello sviluppo morale ed intellettuale, che solo l'evoluzione può colmare. In breve, la differenza è questa: un uomo è un essere autocosciente, nel senso della coscienza che si riflette su se stessa e produce, quindi, l'autocoscienza — una qualità distintamente spirituale, per cui la coscienza in questo modo conosce se stessa.
Nell'uomo il processo d'espansione ha avuto inizio così remotamente, che gli atomi di vita atomici che creano la struttura dell'anima umana sono di un grado molto superiore rispetto a quelli che compongono la struttura dell'anima della bestia, e quindi nell'uomo esprimono molto più pienamente le facoltà e i poteri del raggio monadico. Se la struttura dell'anima di un uomo fosse capace di esprimere tutte le facoltà e i poteri della sua monade spirituale, allora l'uomo sarebbe un vero dio umano sulla terra.
Se un individuo si esamina, a volte troverà che la sua natura è così in contrasto con se stessa, così in guerra con i propri elementi, che se queste condizioni esistono in larga misura egli ha quella che la psicologia definisce "personalità multipla" o "doppia" — perché a volte sembra effettivamente essere una persona ed altre volte un'altra persona o più persone. In verità, l'uomo è una "legione," per usare un'immagine del Nuovo Testamento, ma non è solo una legione di spiriti o di forze elementali, è anche un esercito legionario di elementi di luce ed ispirazione, poiché nel suo intimo è essenzialmente un "creatore," nel senso di un produttore, che emana dal suo interno poteri multiformi e flussi di sostanze eteree che sfociano nell'ordinaria coscienza umana, che si esprime in queste legioni di manifestazioni, che derivano tutte da lui e sono di lui, poiché ne è il genitore; ma egli non è nessuna di queste, perché nella propria essenza è superiore ad esse.
Ciò che manca nei casi di "personalità multipla" o "doppia" è che il flusso di coscienza dell'individuo a volte sembra come sommerso o sopraffatto da tutte queste altre fantomatiche apparizioni della "personalità." Tuttavia, sarebbe sbagliato dire che manca qualcosa in questi casi di coscienza dissipata o dislocata, perché il sé egoico centrale è sempre lì; ma l'uomo non si associa al proprio Sé spirituale, e quindi ne deriva un fuoco fatuo psico-mentale di impulso, pensiero ed emotività, invece della luce centrale.
Ora, nelle bestie esistono passioni, memorie, istinti, che a volte sembrano avvicinarsi all'intuizione, ed anche a una conoscenza limitata delle cose, come odio, amore, contrarietà di vario tipo, proprio come le sente l'uomo. Ma nelle bestie non troviamo giudizio, come lo conosce l'uomo, né discernimento, né potere creativo intellettuale, riconoscimento della verità astratta, o amore impersonale. Quindi, la differenza tra l'uomo e la bestia è di un grado nella crescita evolutiva, non di specie, ma nemmeno di origine spirituale. La bestia ha in sé ciò che ha l'uomo, ma per lo più latente, non manifestato.
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La coscienza è dappertutto, di molteplici gradi, dagli dèi agli atomi di vita: tutti seguono un sentiero complessivo di progresso evolutivo, ma poiché gli individui attraversano e riattraversano reciprocamente strade molto complicate, in questo modo forgiano l'intreccio del destino karmico di tutte le cose. Come ha detto Einstein:
Per me è sufficiente meditare sul mistero della vita cosciente che si perpetua attraverso tutta l'eternità — per riflettere sulla meravigliosa struttura dell'universo, che possiamo percepire debolmente, e tentare umilmente di comprendere sia pure una parte infinitesimale dell'intelligenza manifestata nella natura. — Mein Weltbild (Come Io Vedo Il Mondo)
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La Tradizione Esoterica divide l'universo e, di conseguenza, l'uomo, in quattro piani basilari o mondi in manifestazione. Questi piani o mondi non andrebbero visti come una scala ascendente (o discendente), ma come un essere dentro ad un altro essere, ciascuno più etereo di quello più grossolano e materiale che lo include e quindi lo incarna. Essi sono le sfere o i domini dell'attività dei quattro fondamentali principi inferiori dell'universo settenario; e la stessa regola vale per l'essere umano.
Il primo e supremo piano è la Divinità, il dominio o la sfera dell'attività degli dèi — le entità spirituali superiori appartenenti alla nostra casa-universo, che comprende tutto nella circondante zona della galassia o via lattea.
Il successivo piano inferiore è quello spirituale, la dimora delle monadi — il termine, che significa "unità" o "individuo," descrive la natura di quelle entità che hanno raggiunto l'autocoscienza relativamente completa per quanto concerne gli esseri sotto di loro nella stessa gerarchia — quindi, i centri autocoscienti di vita individuale o Jīva.
Il terzo mondo o piano è il regno o il campo delle attività di anime di vario tipo, che sono esse stesse raggi delle monadi, e quindi possono essere richiamate e accolte nella sorgente genitrice. Sono entità che progrediscono ricombinando la loro essenza monadica interiore non ancora evoluta, proprio come le monadi o dèi embrionali progrediscono verso la divinità, per diventare dèi.
Quarto ed ultimo di questi mondi o piani è la dimora di altri sterminati eserciti di entità che, per mancanza di un termine migliore, potremmo chiamare atomi di Vita — o semplicemente atomi, adottando la terminologia degli antichi greci delle scuole Atomistiche, come Leucippo e Democrito. Queste entità atomiche non sono necessariamente gli atomi fisici della chimica, che in definitiva sono soltanto riflessi materiali dei veri atomi di vita.
Sono i centri di energia dentro e dietro gli atomi fisici, che in questo modo li animano e li mantengono coerenti come unità individuali di materia fisica, essendo gli atomi fisici le concrezioni della sostanza intorno al flusso energetico di questi atomi di vita. Inoltre, questi atomi di vita in Sanscrito sono chiamati anche con il termine che abbiamo dato alle monadi — jīva. Questa parola, che significa "vita," usata pertanto in due sensi a causa della sua pertinenza, si riferisce rigorosamente solo allo stesso centro di vita monadica — termine che è dunque applicabile alle entità dei mondi superiori come pure di questo piano. Così il significato intrinseco di jīva è centro di vita, purché includiamo in questo concetto la mente e la coscienza.
Potremmo forse dire che un atomo di vita è lo stesso che la forza vitale animante dell'elettrone. Un elementale, pertanto, è un'anima evolvente, alla condizione che questo atomo di vita sia in se stesso animato da un'anima elementale. Quindi un elementale è un'anima che evolve nelle sue prime fasi o fasi elementali — un centro di vita che appare in questa sfera materiale. Qualsiasi sia la forma o l'aspetto non ha importanza, perché gli elementali o vite elementali, essendo gli spiriti della natura degli elementi, cambiano la loro forma o aspetto con grande rapidità. In altre parole, l'elementale è proprio questo: una forza elementale o energia animata da un jīva.
Ogni raggio di luce solare, ogni piccolo "diavolo che turbina," come lo chiamano gli arabi, su una via polverosa, ogni tromba d'acqua e anche ogni goccia di pioggia, incarnano un elementale o un gruppo di elementali. Ogni scintilla elettrica è un elementale o un loro insieme; ogni contrazione di un nervo è l'effetto dell'azione di uno o più elementali; ma questo non significa che gli elementali siano entità in miniatura della forma umana, che attirano un nervo o un vortice d'acqua o che facciano cadere giù gocce di pioggia; o creino con uno strumento i cicloni in miniatura della polvere che vediamo sulla strada.
Ogni atomo in un corpo umano è il rivestimento fisico di un elementale psichico o spirito della natura, egli stesso più elevatamente animato da uno jīva. Noi parliamo con l'aiuto degli elementali; digeriamo, respiriamo e viviamo con il loro aiuto. Infatti siamo circondati dagli elementali, che formano ogni nostra parte e partecipano ad ogni pensiero o emozione che abbiamo, e in ogni azione — e questo avviene perché essi sono forze della natura, spiriti della natura, e quindi, in un certo senso, individui. Alcuni di loro sono titani, altri di dimensione atomica; e tra questi due estremi vi sono tutte le diverse dimensioni e varietà.
Pensate alle varietà o tipologie di radiazione, che spaziano dall'infinitesimale, forze vibratorie chiamate raggi cosmici, poi raggi-x, fino ad altre che passano attraverso i campi radioattivi che definiamo come calore e luce, ed aumentano in estensione fino ad avere le onde lunghe usate nella radio; e vi sono altri campi che gli scienziati sospettano. Ognuno di tale raggio è emesso dall'attività di un elementale, che esprime le proprie caratteristiche nel tipo di onda radioattiva che produce.
Gli elementali sono semplicemente spiriti della natura in tutti i vari gradi di sviluppo evolutivo. Un fulmine è un elementale cosmico in azione. I marut dei Veda indiani, pittorescamente tradotti "gli dèi del vento" o "gli dèi della tempesta," sono elementali cosmici ma di una classe estremamente superiore; questi marut sono veramente elementali evoluti ad un grado così alto che, in verità, possono essere definiti spiriti della natura autocoscienti. L'uomo stesso era un elementale che attraverso lo sviluppo delle capacità interiori si è evoluto da una non-individualità fino a un'individualizzazione monadica. L'uomo è contemporaneamente una massa di elementali che sono subordinati a lui, proprio come lui è subordinato agli dèi che in remoti periodi passati furono elementali.
Gli elementali, quindi, in natura sono gli agenti semi-automatici e quasi coscienti, che incarnano non solo le loro relative percentuali di mente e coscienza, ma anche le gamme gerarchiche delle menti e delle coscienze superiori, che li usano in questo modo, realizzando così le innumerevoli forme di lavoro nell'universo. Di conseguenza, questi spiriti della natura sempre attivi sono dappertutto, e sono i mezzi strumentali o le cause di qualsiasi cosa avvenga in qualsiasi luogo — sia con opere di intelligenza superiore che inferiore. Un uomo, scrivendo un libro, lo fa con l'aiuto degli elementali che egli temporaneamente asservisce ai mandati della sua mente e della sua volontà; lo stesso uomo, nuotando, andando a cavallo, o guidando l'automobile, o stando seduto in chiesa — tutte queste azioni sono compiute mediante l'aiuto degli elementali.
Nelle sedute spiritiche, quando sono presenti alcuni individui medianici, a volte accade che gli elementali sfuggano al controllo, e allora mostrano la loro presenza muovendo o facendo sobbalzare le cose, o producendo strani ed insoliti rumori. Una casa in cui avvengono questi fenomeni possiede un poltergeist, o fantasma, o quello che gli orientali chiamano un bhūta o uno jinnī; e allora la gente dice che la casa è infestata. Alla presenza di certi medium i cui principi umani sono così scarsamente coordinati e controllati da non obbedire automaticamente alla mente superiore e alla volontà di questi individui — gli elementali a volte "sfuggono di mano" a un punto tale, che possono succedere cose incredibili, come tavolini che si alzano o si ribaltano, stoviglie buttate giù da un armadietto; e se il medium è vicino, facendolo inciampare e cadere, o scuotendo il suo letto o facendolo lievitare su una gamba — in realtà per loro è possibile fare ogni tipo di scherzo. È tutta una questione di forze della natura che scaturiscono dal medium in maniera caotica e quasi anarchica. Una volta comprese la ragione, la natura e le cause di questi fenomeni, si vede subito che in essi non c'è proprio nulla di strano o di misterioso, non più di un attacco isterico o di un attacco reumatico, o di inciampare malamente quando camminiamo.
Ogni volta che un uomo è sopraffatto dalla passione, in tutti quei momenti egli è afferrato più o meno dal potere dominante di un elementale o di un gruppo di elementali che normalmente appartengono e funzionano nelle parti inferiori della sua costituzione, e che egli usa, quando ha il pieno controllo di se stesso, come forze che seguono automaticamente i comandi della sua mente e della sua volontà per propositi superiori.
Tutti gli elementali, sia cosmici che infinitesimali in magnitudo, sono entità non sviluppate perché derivano dagli elementi cosmici. Gli dèi sono esseri autocoscienti che in periodi cosmici del passato furono elementali. Un umano, in tempi molto remoti, era anche uno spirito della natura o elementale cosmico. Che altro poteva essere stato? L'uomo fa parte della natura; è una forza della natura individualizzata spiritualmente ed intellettualmente.
Come ha scritto H.P.B.:
In realtà, come abbiamo già dimostrato, ogni cosiddetto "Spirito" è un uomo disincarnato oppure un futuro uomo, perché dall'Arcangelo (Dhyan Chohan) più elevato fino all'ultimo "Costruttore" cosciente (la classe inferiore delle Entità Spirituali) sono tutti uomini vissuti in eoni passati, in altri Manvantara, o su questa Sfera o in altre; così gli Elementali inferiori semi-intelligenti e non-intelligenti — sono tutti quanti uomini futuri. Il fatto stesso che uno Spirito sia dotato di intelligenza, per l'occultista è una prova che tale Essere deve essere stato un uomo, e che ha acquisito la sua intelligenza ed intelligenza attraverso il ciclo umano.
— La Dottrina Segreta, 1: 277 ed. or.; I. Cintamani online, v. s., p. 213
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Queste quattro classi principali di esseri non sono evolvono ma involvono anche, e non solo come classi aggregate ma pure come individui. Gli atomi, o atomi di vita, le vite parzialmente coscienti che riempiono l'universo e che compongono effettivamente l'universo e che compongono di fatto il lato della sua "materia," crescono lentamente evolvendo attraverso gli eoni. Man mano che quest'evoluzione involutiva procede, comincia ad apparire l'autocoscienza, espandendosi e sviluppandosi rapidamente in gradi sempre maggiori. Quando l'autocoscienza è finalmente raggiunta, questi atomi di vita allora devono diventare anime. Ogni entità può manifestare dappertutto solo ciò che essa stessa è intrinsecamente; ma, naturalmente, poiché questo sé è radicato a sua volta nel Tutto illimitato, è ovvio che l'evoluzione dell'auto-manifestarsi è subito senza principio né fine.
Quel particolare raggio monadico che si manifesta attraverso l'anima umana è il nostro sé essenziale. Queste anime, quando evolvono, diventano nel corso del tempo quelle che chiamiamo monadi — non perché un'anima si tramuta in una monade crescendo attraverso la solidificazione, ma a causa dell'esternare ciò che è dentro la sua essenza monadica. Queste monadi, inoltre, evolvendo ed involvendo attraverso le sfere, alla fine diventano divinità o esseri superspirituali per un dispiegarsi precisamente identico dell'essenza interiore.
Come ha scritto H.P.B.:
La Dottrina Segreta è la Saggezza accumulata delle Ere, e solo la sua cosmogonia è il più stupendo ed elaborato sistema che si conosca:. . . Tutto nell'Universo, in tutti i suoi regni, è cosciente: cioè dotato di una coscienza sua particolare sul proprio piano di percezione.. . . L'Universo è elaborato e guidato dall'interno all'esterno. Come in basso così in alto, come in cielo così in terra; e l'uomo — il microcosmo e la copia in miniatura del macrocosmo — è la testimonianza vivente di questa Legge Universale e del suo modo di agire.. . . L'intero Cosmo è guidato, controllato ed animato da una serie quasi infinita di Gerarchie di Esseri Senzienti, aventi ciascuno la propria missione da compiere, e che si chiamino Dhyan Chohan o Angeli — sono dei "messaggeri," però solo nel senso di agenti delle Leggi Karmiche e Cosmiche. Questi Esseri variano all'infinito nei loro rispettivi gradi di coscienza e di intelligenza, e chiamandoli tutti Spiriti puri, senza alcuna mescolanza terrena "di cui il tempo usa far la propria preda," sarebbe semplicemente una licenza poetica; poiché ognuno di questi Esseri è stato un uomo, se non nel presente Manvantara, in un Manvantara passato, o si prepara a divenirlo in un Manvantara futuro. Essi sono degli uomini perfezionati, quando non sono degli uomini incipienti nelle loro sfere superiori (meno materiali), e differiscono moralmente dagli esseri umani terreni soltanto perché sono privi del senso della personalità e della natura emozionale umana — due caratteristiche puramente terrene.
— La Dottrina Segreta, 1: 272-275 ed. or.; I. Cintamani online, v. s., pp. 210-213
Ora ci muoviamo verso quel destino divino come esseri umani autocoscienti, ma ci vorranno molte ere ancora prima che gli uomini conoscano con relativa pienezza cosa e chi essi sono essenzialmente. Venendo da un passato privo di consapevolezza, adesso stiamo attraversando uno stato temporaneo del nostro lungo eonico pellegrinaggio cosmico, viaggiando verso l'eternamente ineffabile ipseità cosmica che è la radice di Tutto e la meta di tutti gli esseri e di tutte le entità.
Non vi sono né capricci né favoritismi in natura e nei suoi poteri spirituali che sorvegliano e governano. L'uomo è l'architetto della sua anima, il costruttore dei suoi corpi, il modellatore della sua mente, e il creatore del proprio destino. La realizzazione di ciò conferisce una vera dignità e un rispetto di sé, perché implica che l'uomo ha il potere della libera volontà e scelta, anche se limitata a causa del karma passato. Questa facoltà della volontà discriminante è divina, perché solo questi esseri divini che hanno attraversato la fase umana hanno il potere di agire in piena e libera volontà e coscienza nel forgiare il proprio destino. Ovviamente, l'esercizio della libera volontà implica responsabilità nell'agente umano, e questo lungo tutta la linea tra pensiero causativo e l'azione effettiva.
Gli atomi di vita del nostro corpo fisico, come pure dei veicoli intermedi e più eterei che rilasciano le immani energie della nostra natura spirituale — sono tutti esseri che s'incamminano verso l'alto. Con i nostri pensieri ed azioni ci vincoliamo a questi centri di vita mediante i legami del destino che sono indissolubili e che diventano parte della fibra del nostro essere, influenzandoci potentemente fino a che abbiamo risolto i grovigli e sciolti i nodi.
Questi atomi di vita vennero a noi perché noi siamo i loro genitori e, di conseguenza, ne siamo responsabili. Semina una ghianda nel terreno. Nel tempo essa produrrà una quercia, e questa quercia darà nascita a molte altre ghiande che proverranno dalla stessa quercia. Ugualmente, questi atomi di vita sono i nostri figli, la progenie, nella loro essenza, del nostro spirito. Non solo essi sono anime elementali, ma sono sangue del nostro sangue spirituale. Per loro siamo come dèi: originariamente essi vengono in manifestazione dalle parti più elevate della nostra natura — come nostri pensieri spirituali; e poiché un pensiero è una forza o energia, è una sostanza, e quindi una cosa, ed essendo animato da un'energia spirituale è anche un'anima. Come questi atomi di vita scaturiscono da noi, così noi siamo scaturiti dagli dèi. Perciò l'uomo ha una natura divina, perché egli è scaturito da un dio evolvente, all'inizio di questa attuale evoluzione cosmica, ed è radicato in lui: venendo fuori da una scintilla divina incosciente nella parte più elevata di quell'essere divino quando nei primordi, in un passato universo, stava evolvendo come uomo o come un qualcosa più o meno equivalente ad un uomo.
Gli atomi di vita che compongono il corpo umano, essendo essi stessi anime elementali, sono centri di coscienza, e quindi forze coscienti, perché forza, materia, spirito e sostanza, sono fondamentalmente uno. Se non lo fossero, allora il Tutto illimitato conterrebbe due infiniti — uno, il lato della luce, o lato del giorno, della natura, che consiste negli sterminati eserciti di esseri che hanno sviluppato la divinità attraverso tutti gli stadi intermedi, e due, un altro infinito di esseri e cose materiali. Quindi, un atomo di vita è, nel suo lato inferiore o veicolare, sostanziale; e nel suo lato superiore o energizzante, un centro attraverso il quale manifestare tutti i poteri e le sostanze inerenti in esso e appartenenti ad un flusso interiore che è il raggio monadico, l'individualità caratterizzante dell'essere spirituale.
L'universo è effettivamente coscienza incarnata: questa è la vera chiave della conoscenza e della saggezza. Nell'universo non vi è altro che coscienza. Non c'è materia di per sé; non c'è spirito di per sé; sono due fasi della Realtà sottostante.
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I quattro grandi piani o mondi, rispettivamente chiamati il mondo Divino, quello Spirituale, il mondo delle Anime, e le sfere Fisico-Materiali, sono i quattro piani cosmici inferiori o mondi rūpa del settuplice sistema solare; i tre piani superiori sono chiamati i mondi arūpa del settenario cosmico. Nella Dottrina Segreta, H. P. Blavatsky (1: 200) fornisce un suggestivo diagramma del modo in cui l'antica saggezza ha diviso questi sette piani basilari, con i quattro inferiori chiamati così:
Mondo Archetipale
Mondo Intellettuale o "Creativo"
Mondo Sostanziale o Formativo
Mondo Fisico-Materiale, cioè il mondo dei corpi solidificati o "gusci."
Questi quattro mondi rūpa della forma sono quindi i quattro piani cosmici su cui esistono i sette globi manifestati della catena planetaria; e, di conseguenza, è in questi quattro piani cosmici inferiori che si trova la maggior parte dei mondi visibili ed invisibili, che nell'attuale stadio evolutivo dell'uomo sono strettamente coinvolti nel suo destino a causa delle peregrinazioni che egli compie attraverso di loro come monade evolvente.
Questi quattro piani o mondi cosmici sono menzionati in molte antiche letterature religiose e filosofiche. Sono particolarmente citati nella Qabbālāh ebraica — la teosofia degli ebrei che, comunque possa essere stata alterata dalle mani e dalle menti dei cristiani posteriori, deriva dall'arcaica Qabbālāh dei caldei, la forma che la Tradizione Esoterica assunse in Mesopotamia. La Qabbālāh chiama questi quattro piano cosmici:
1. 'Ōlām hā-'Atstsīlōth — Mondo delle Emanazioni
2. 'Ōlām hab-Bĕrī'āh — Mondo della "Creazione"
3. 'Ōlām hay-Yĕtsīrāh — Mondo delle Formazioni
4. 'Ōlām hā-'Aśiyyāh — Mondo del Lavoro o delle Opere
Anche la Qabbālah attribuisce a ciascuno di questi quattro mondi basilari una gerarchia di dieci sĕfirōth — esseri spirituali o angelici, ed anche gli attributi spirituali o angelici che questi esseri incarnano. I sĕfirōth corrispondono ai dhyāni-chohan e alle gerarchie di esseri divino-spirituali in altre religioni del mondo.
Così vi sono dieci sĕfirōth nel primo mondo, il Mondo delle Emanazioni, sebbene raramente si faccia riferimento a questi esseri superiori. Il mondo successivo in discesa contiene ugualmente dieci sĕfirōth che formano così una gerarchia appartenente al Mondo della "Creazione." I dieci sĕfirōth del Mondo delle Emanazioni agiscono attraverso la loro progenie, i dieci sĕfirōth del secondo mondo. Il terzo, il Mondo delle Formazioni, contiene ugualmente la sua gerarchia di dieci sĕfirōth con le proprie caratteristiche individuali, ma incarnando e "indebolendo" le caratteristiche dei 10+10 sĕfirōth del secondo mondo superiore ad esso." Infine, il più basso di questi mondi Qabbālistici contiene la sua gerarchia di dieci sĕfirōth che non solo ha le caratteristiche che appartengono specificamente ad esso, ma ugualmente incarna e indebolisce i dieci più dieci sĕfirōth dei tre mondi superiori sopra di sé.
Il quarto mondo, il più basso, è chiamato anche Ōlām haq-Qĕlippōth — il Mondo dei Gusci. In questo sistema gerarchico, ogni mondo superiore si riproduce nel mondo inferiore, che è la sua emanazione, per cui vi è una catena di forze e sostanze ed eserciti di "anime" evolventi che agiscono mediante le circolazioni attraverso tutto il sistema Qabbālistico — riproducendo fedelmente uno dei più sublimi insegnamenti della Filosofia Esoterica.
Dice lo Zohar:
Il Divino animava tutte le parti dell'Universo con esseri particolari ed appropriati, e così esistono tutti gli eserciti.
— 3: 68a.
Questa antica Qabbālāh definisce quindi l'universo come la sorgente dalla quale tutto procede, con tutto ciò che è permeato dalla mente, dalla coscienza, e dalle forze, e in cui ritornerà. Goethe aveva la stessa concezione dell'origine dell'universo e del divino che contiene, e del suo ultimo ritorno ad esso:
l'intera creazione non era e non è altro se non una caduta dall'origine ed un ritorno ad essa.
— Dichtung und Wahreit, 8.
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L'unità fondamentale è sottostante a tutte le cose e a tutti i mondi attraverso l'eternità. Ogni essere è parte di un essere ancora più grande di lui. Dov'è che possiamo dire: "Qui comincia un essere, e lì deve finire?" Qualcuno ha mai visto l'inizio assoluto di qualche essere o di una cosa senza niente che li precedesse, o una fine assoluta senza niente che la segua?" C'é, comunque, un inizio ed un termine delle condizioni e degli stati dell'essere. Così l'anima umana ha il suo inizio come una condizione della struttura vitale dell'anima, che include la sua porzione del raggio monadico divino; ed ha una sua fine come anima umana, perché ha avuto un inizio come anima. Questo è vero, perché è un'entità in evoluzione, che implica un passaggio di cambiamento in cambiamento, finché, dalla condizione di una semplice anima umana, ha evoluto una porzione più ampia dell'essenza divina in sé. È questo composto della struttura dell'anima che il raggio monadico usa per lavorare, proprio come l'anima umana, a sua volta, usa ed opera attraverso gli atomi di vita che compongono il corpo dell'uomo.
L'uomo è il genitore di tutte le vite minori o atomi di vita che compongono i suoi vari veicoli della coscienza — ad eccezione di quegli atomi di vita minori che migrano, che ad ogni istante lo attraversano. Il suo corpo deriva ed è composto dalle entità, le "vite invisibili," che sono scaturite dal profondo del suo cuore, il nucleo del proprio essere, dalla sua natura più intima in varie vite passate sulla terra, come pure in questa vita.
Potremmo supporre che sulla nostra terra non vi sia una particella di materia fisica che non sia esistita in questa ed in altre incarnazioni, e così per molte volte. Attraverso l'aria, attraverso l'acqua, attraverso il cibo, il corpo è nutrito solo da quelle porzioni che sono originate da lui, i suoi figli atomici, che sono le anime atomiche che originariamente scaturirono dal centro vitale che è l'uomo, e che ora sono di nuovo attirate temporaneamente nel suo essere. Sono loro che lo costruiscono, e nel farlo rientrano nel proprio genitore e per un certo tempo dimorano nella sfera della sua natura eterea o elettromagnetica, per venirne fuori ancora una volta a causa delle loro particolari peregrinazioni, e poi ritornare a lui — solo per ripetere lo stesso e ciclo senza fine, sebbene stiano rapidamente evolvendo come individui. La stessa regola si applica con uguale precisione ai corpi invisibili della costituzione umana. Inoltre, la stessa regola delle peregrinazioni si applica attraverso tutto l'universo, in modo che qualsiasi entità è una serie continua ed infinita di involuzione attraverso i vari mondi che formano il nostro sistema solare, visibili o invisibili. Come ha scritto lo scienziato Geoffrey Martin:
Ogni parte di azoto nei nostri corpi una volta fluttuava nell'atmosfera primordiale, in epoche precedenti alla nascita dell'uomo o della bestia o della pianta. Ogni particella di azoto in ogni cosa vivente che striscia sulla terra, in ogni fiore che si annida nel terreno, in ogni albero che cresce verso il cielo, una volta fluttuavano nei venti primordiali del nostro pianeta. Non vi è atomo di azoto nell'aria che non abbia pulsato, una volta o l'altra nel corso della sua esistenza, attraverso i tessuti di una pianta o animale vivente, non una volta sola ma molte volte.
— Triumphs & Wonders of Modern Chemistry, 1911, p. 204
Assumiamo il cibo nei nostri corpi per nutrirci, ma essi non possono palpitare con le pulsazioni del cuore e nemmeno nei tessuti del nostro corpo, a meno che non siano essenzialmente una sua parte e gli appartengano; altrimenti sono rigettati dopo avervi brevemente soggiornato. Niente può entrare nell'anima e prendervi dimora, a meno che abbia origine da quell'anima. Inoltre, ognuno di questi atomi di vita che entrano o qualsiasi monade peregrinante entri, lasciano il corpo o l'anima nei propri periodi stabiliti. Questo è uno degli aspetti minori dell'insegnamento chiamato le Circolazioni dell'Universo.
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Se la natura di un'anima umana che evolve è un'entità composita, a carattere mortale, e che quindi va a pezzi quando si è concluso il suo termine di vita, quale sua parte persiste e la rende capace di evolvere come un'entità continua? Non è mai stato detto che è la stessa struttura composita dell'anima a persistere oltre i portali della morte, ma l'energia di vita individuale o raggio spirituale che agisce attraverso l'entità composita e la tiene insieme coesivamente. È questo raggio monadico individuale che perdura; perché è quest'energia di vita, individualizzata come forza, che avendo riunito gli atomi di vita di quella struttura composita dell'anima umana ad ogni incarnazione sulla terra, si esprime nuovamente attraverso questo composto vecchio e nuovo, e lo fa come ego della nuova incarnazione.
Qui è sufficiente dire che questa riunione è un nuovo veicolo, ma composto dagli stessi identici atomi di vita che componevano sia la struttura dell'anima, sia il corpo fisico dell'ultima precedente incarnazione sulla terra. Se fosse possibile dissolvere a volontà il nostro corpo fisico, disintegrare i suoi atomi di vita e raccogliere nuovamente, con uno sforzo della volontà, gli stessi identici atomi di vita, avremmo davanti a noi il quadro completo del processo d'incarnazione, perché è precisamente quello che accade quando ha luogo una nuova incarnazione sulla terra — anche se in tal caso questo "sforzo della volontà" è effettivamente automatico piuttosto che autocosciente. Tuttavia entrambi questi veicoli, la struttura dell'anima e il corpo, nella nuova incarnazione sono piuttosto migliorati rispetto alle condizioni di sviluppo dell'ultima incarnazione precedente.
L'anima non è formata dagli atomi fisici della chimica, come nel corpo fisico, ma il corpo riflette l'anima dell'uomo — un antico detto dei poeti e dei filosofi, come ha evidenziato Spenser in An Hymne in Honour of Beautie:
Perché il corpo prende la forma dell'anima:
Perché l'anima è forma, e crea il corpo.
Così, l'anima umana, per quanto sia un'entità composita o una struttura formata dagli atomi di vita che appartengono il piano psico-mentale attraverso il quale agisce l'influenza monadica, fornisce il campo di lavoro per l'ego reincarnante. Inoltre, la struttura dell'anima stessa sale sulla scala evolutiva per mezzo delle influenze raffinanti dell'ego reincarnante, per cui verrà il momento in cui, tra eoni remoti, la stessa anima umana si sarà evoluta in un centro di coscienza individualizzato e duraturo. Sarà diventata una monade — circondata da un esercito di entità subordinate che erano i suoi primi atomi di vita, e che ora, in questa fase, sono a loro volta anime umane.
Questo concetto fornisce anche la chiave di un soggetto molto importante, che è la produzione degli elementali appena nati che, mediante l'entità-anima che evolve ed involve, questi nuovi elementali appena nati diventano, quando sono generati, porzioni o individui nativi dei piani o sfere materiali, costruendo così dal lato spirituale — il lato luminoso della natura, quel fiume fluente di sostanze energizzanti che manifesta il lato notturno della natura, il lato materiale. Ma quest'affermazione della produzione di quegli elementali speciali, il cui regno d'origine è karmicamente collocato nei piani o sfere materiali, in nessun modo prende il posto dell'altra realtà ugualmente importante: che l'entità-anima in evoluzione genera altre classi di elementali sugli altri piani e sfere attraverso cui passa nei suoi giri evolutivi o pellegrinaggi. In altre parole, la monade, attraverso i suoi vari veicoli, inclusa la struttura dell'anima, è in centro o focolaio "creativo" che emana continuamente, che genera su ciascun piano attraverso il quale passa gli elementali karmicamente adatti a ciascun piano o sfera.
Molti si sono chiesti dove e come è reclutato il lato materiale della natura, se attraverso tutta l'eternità ogni essere individualizzato si è evoluto verso la divinità o il lato luminoso della natura. La questione è pertinente, perché l'eternità senza fine del passato sembra concedere abbastanza tempo per raffinare tutto il lato sostanziale della natura nella divinità. La radice del pensiero di questa domanda è l'illusoria credenza che all'inizio della manifestazione cosmica tutta l'emanazione possibile per quel periodo cosmico abbia avuto luogo una volta per tutte, e che da allora in poi le entità che iniziarono così il loro pellegrinaggio di lunghi eoni attraverso i mondi visibili ed invisibili non hanno fatto altro che continuare ad evolvere finché il vasto aggregato così emanato in origine, sia individualmente che collettivamente, abbia raggiunto la perfezione divina da cui tutto è scaturito originariamente. Quest'idea è del tutto sbagliata. La verità della materia è che l'emanazione, l'origine, è un processo continuo anche durante il periodo di tempo cosmico, ed è precisamente questo flusso incessante delle unità monadiche rinate a fornire la varietà infinita nella natura universale; va però ricordato che i processi di crescita della natura o l'espansione evolutiva hanno luogo per mezzo di impulsi periodici o ciclici, come le onde dell'incombente marea si susseguono reciprocamente in una successione regolare e senza fine.
[1] Mitologicamente, le driadi erano ninfe dei boschi, immortali. Le amadriadi erano ninfe mortali che vivevano nel tronco di un albero. — n. d. t.
L'eternità si estende in una direzione dietro di noi, e in un'altra direzione davanti a noi, e in quest'eternità si sono evolute — ed evolveranno sempre, moltitudini di esseri ed entità. Questa crescita progressiva è incessantemente in azione attraverso la natura universale — da un lato, nebulosa o cometa, stella o pianeta, atomo o elettrone, ne sono tutti esempi raffigurativi e, dall'altro lato, dèi, spiriti cosmici o dhyāni-chohan, uomini, bestie, e anche le cosiddette entità animate.
Possiamo pensare alla natura universale come ad un essere che abbia due divisioni: la prima, gli eserciti sterminati di entità con gradi di sviluppo evolutivo che variano completamente, e che possiedono quindi l'autocoscienza in conformità medesimi; e, la seconda, eserciti innumerevoli di entità con uno sviluppo evolutivo inferiore, e che compongono nei loro aggregati infiniti il lato materiale della natura universale — l'habitat o la dimora delle entità autocoscienti.
Tecnicamente parlando, questa fucina fondamentale dell'universo con i suoi eserciti ispiranti può essere definita monadismo ed atomismo — due termini descrittivi dell'impulso inerente ed incessante nella natura universale di manifestarsi o esprimersi attraverso Individui. Quando questi individui sono visti come appartenenti ai mondi divini e spirituali, sono chiamati monadi; e quando questi individui si manifestano nei mondi dell'essere sostanziale o materia, e poiché vi si esprimono come punti distinti o individuali, allora sono appropriatamente definiti atomi, nel senso greco originario di Democrito ed Epicuro, in quanto significano indivisibili.
Alcune delle grandi filosofie religiose del mondo antico, come quella di Zoroastro il Persiano, erano positivamente dualistiche tipologicamente e caratterialmente per gli scopi dell'insegnamento formulato per le masse. Tuttavia, anche queste cosiddette filosofie religiose dualistiche erano fondate, senza eccezione, su una base esoterica — un'eco fedele della Tradizione Esoterica arcaica — che insegnava l'unità primordiale dell'essere cosmico con un richiamo così insistente come lo era quello che insegnava la formulazione pubblica del dualismo cosmico in manifestazione.
Monadismo e atomismo, quindi, significano rispettivamente il lato della coscienza della natura e il cosiddetto lato incosciente della natura. Questi due formano l'evidente dualismo della natura, ma bisogna ricordare che questo dualismo esiste solo nei periodi di manifestazione cosmica. Comunque, queste due divisioni sfumano l'una nell'altra impercettibilmente per quanto riguarda il nostro universo-casa o galassia. Le parti intermedie tra i due estremi relativi comprendono gli eserciti degli esseri in cui spirito e materia sono più o meno uniformemente equilibrati — essendo la nostra famiglia umana una di questi eserciti. Dappertutto, nella nostra casa-universo, le stesse parti intermedie dell'insieme cosmico consistono di entità che occupano le medesime posizioni relative che i vari tipi o gruppi di entità occupano sulla terra. Come la razza umana di questa terra, gli esseri di altri pianeti corrispondenti agli uomini aspirano alla divinità ed evolvono dalle tenebre dell'imperfezione del lato materiale della natura diventando dèi, capaci di portare una parte relativamente semicosciente nell'attività del lato luminoso dell'universo.
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L'intera costituzione dell'uomo è parte integrale ed inseparabile, non solo dell'insieme cosmico che ci circonda, ma anche del sistema solare, ed ugualmente dell'ancora più piccola divisione dell'insieme cosmico, che potremmo definire la catena planetaria della terra. L'intero sistema della terra include quelle monadi, o centri spirituali, che individualmente, cioè distributivamente per la gerarchia del sistema terrestre, ora sono ciascuna un essere umano, e su qualsiasi globo della catena planetaria, ed anche tutti gli altri esseri che un tale sistema terrestre include. Sono tutti esistiti fin dall'inizio della nostra catena planetaria nel tempo e nello spazio. Inoltre, noi siamo coevi non solo con il nostro sistema solare ma anche con la galassia; e in una progressione ancora più grande dell'essere siamo comunque coevi e identici ad una vasta gamma del cosmo illimitato, che in qualsiasi momento scegliamo come i campi del nostro destino futuro.
Noi eravamo con il sole, con la terra, proprio all'alba del tempo, anche se non in corpi di carne. Abbiamo aiutato a costruire la nostra catena planetaria della terra, perché non solo siamo i suoi figli ma eravamo collettivamente e individualmente una sua parte integrale. Anche i nostri corpi fisici sono della sostanza dalla quale è composta la nostra Madre Terra; ed ogni atomo che ora canta il suo inno musicale, la sua nota nei nostri corpi, ha cantato anche il suo peana nel sole, in altri pianeti e negli spazi interplanetari durante le sue incessanti peregrinazioni — in questo caso come un atomo di vita — in ere passate durante il corso della sua evoluzione e delle sue involuzioni.
Emergendo in tal modo dallo spirito, la natura procedeva rapidamente e sistematicamente ad avvolgersi nei veli o rivestimenti della crescente materialità, fino a raggiungere il limite del nostro attuale grande periodo evolutivo. Svoltando questo punto, il più basso possibile della materialità per la catena planetaria in questo manvantara cosmico, l'intero sistema terrestre o catena planetaria cominciò ad ascendere ancora una volta verso lo spirito, ma ora con gli incalcolabili frutti dell'esperienza ottenuta da ogni entità che compone il sistema della terra.
Così, nella nostra presente fase d'evoluzione sulla terra, la crescita evolutiva ha luogo dall'esterno all'interno, perché, avendo iniziato l'ascesa verso lo spirito, d'ora in poi il procedimento sarà l'involuzione della materia nello spirito e l'evoluzione dello spirito; proprio come sull'arco discendente o discesa nella materia il processo dello sviluppo evolutivo sviluppo era l'involuzione dello spirito e l'evoluzione della materia. Vale a dire che attualmente stiamo avanzando verso i piani e le sfere interiori ed invisibili, che abbiamo attraversato sul nostro arco discendente. Ciò significa che non solo ogni essere più progredito, come un uomo, sta evolvendo in questo modo, ma che anche tutta la natura manifestata sulla nostra terra fa altrettanto. D'ora in poi vi è una graduale, secolare e veloce smaterializzazione della materia verso la sottigliezza eterea, ed infine l'immergersi nello spirito cosmico di tutti gli esseri ed entità, includendo un vero fiume di vite che trascina con sé tutti i risultati di questo processo cosmico sotto forma di esperienza.
Essendo così emersa dallo spirito cosmico, per un lungo periodo di tempo in questi regni o sfere superiori, l'onda evolutiva o fiume di vite interrompe per eoni il suo progresso di pulsazioni, raggiungendo effettivamente la fusione del fiume nell'oceano cosmico dell'essere — in questo caso il riferimento è allo spirito cosmico del sistema solare. Le entità di tutte le varie classi che compongono quest'onda o fiume si ritirano nell'ineffabile mistero del divino-spirituale, dove riposano attraverso le ere del conseguente pralaya della catena. Lì assimilano e costruiscono nella fabbrica delle loro rispettive essenze monadiche il frutto dell'enorme esperienza evolutiva ottenuta nel periodo della manifestazione cosmica che, come un'onda o un fiume di vite, esse hanno lasciato dietro per il loro intervallo di riposo e recupero spirituale.
Quando l'orologio cosmico punta di nuovo le sue lancette al tempo per un nuovo periodo evolutivo di manifestazione della catena planetaria, allora questa stessa onda o fiume di vite, composta da questi quasi incalcolabili eserciti di entità, comincia un nuovo corso evolutivo, ma su piani superiori e di sostanza più raffinata rispetto a quelli del precedente ciclo di vita.
Pralaya è dissoluzione o morte; e il pralaya di un sistema solare o di una catena planetaria significa che i suoi principi superiori sono andati in regni spirituali ancora più elevati per il loro riposo periodico, mentre il suo quaternario inferiore si dissolve poi nei suoi atomi di vita componenti, che ugualmente riposano durante il loro lungo sonno senza sogni. Così restano tutte le cose e tutti gli esseri fino al momento del risveglio per un nuovo manvantara, anche se andrebbe ricordato che i periodi di riposo degli atomi di vita sono di gran lunga più brevi rispetto a quelli degli esseri spirituali altamente evoluti. Gli atomi di vita, in un tempo relativamente breve, diventano nuovamente attivi e riprendono ancora le loro incessanti peregrinazioni attraverso spazi ancora più vasti, finché il sistema solare risvegliato o la catena planetaria li attrae magneticamente indietro.
Così avviene che durante un pralaya di un sistema i principi spirituali ed intellettuali sono nel loro nirvāṇa — che equivale al devachan dell'ego reincarnante dell'essere umano dopo la morte fisica, mentre gli atomi di vita di questo sistema seguono le loro peregrinazioni esattamente nello stesso modo in cui gli atomi di vita del corpo fisico dell'uomo seguono le loro peregrinazioni mentre l'ego reincarnante dell'uomo è nel suo devachan. Questo ci dà un abbozzo dello stato delle cose o della coscienza quando una tale catena planetaria è nel suo periodo di riposo.
Possiamo avere un'idea più chiara di quello che avviene nel pralaya di un sistema prendendo come riferimento un essere umano che si è allenato a "vedere" attraverso l'iniziazione, e questa visione può essere acquisita da questi esseri allenati che entrano autocoscientemente in ciò che la coscienza umana egoica sperimenta durante quello che è chiamato il sonno senza sogni. Questo stato è tecnicamente definito turīya — un termine sanscrito che significa "quarto" — ed è lo stato più elevato di samādhi, una condizione nirvāṇica della coscienza umana. In altre parole, la condizione turīya della coscienza umana è un'acquisizione effettiva dell'unione spirituale autocosciente con l'ātman o il sé essenziale dell'uomo, ed implica un'identificazione dell'ego con lo spirito cosmico, il diventare uno con l'essenza della monade. L'adepto iniziato può raggiungere a sua volontà questo stato di coscienza spirituale; e persino l'uomo comune, i cui principi superiori sono, in una certa misura, attivi, può ottenere una certa comprensione, per quanto debole, della coscienza che esiste nel pralaya di un sistema.
Il fatto che tutti gli esseri s'immergano nello spirito cosmico al momento del pralaya solare è ciò a cui si riferiva, in parte, H. P. Blavatsky, quando disse: "La Teosofia considera l'umanità come un'emanazione della Divinità sul suo sentiero di ritorno verso la stessa. Quando la Divinità è raggiunta, le monadi individuali immergono le loro rispettive coscienze monadiche nella loro sorgente divina, e in questo modo, durante il pralaya, partecipano al carattere e alle vaste portate della coscienza del divino creatore — per riemergere nuovamente come monadi quando si apre un nuovo manvantara.
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Queste idee furono insegnate nel Cristianesimo primitivo. Chi non ha esaminato le testimonianze di quest'affermazione, sia storica che teologica, non può farsi nessuna idea di quali immensi cambiamenti siano derivati nel comprendere i fondamenti cristiani, e quindi nel metodo della presentazione della religione cristiana, fin dal tempo dei suoi primi e maggiori diffusori.
Prendiamo il caso della divinità. Clemente d'Alessandria, proprio uno dei primi e più grandi Padri della Chiesa, e tutta la sua scuola, parlò e scrisse degli dèi come esseri reali, e solo qualche volta li chiamava "angeli." Origene d'Alessandria nei suoi polemici scritti contro Celso (Contra Celsum, V. iv) dice che nei libri delle scritture ebraiche vi sono dei passaggi in cui gli "angeli" ai quali si fa riferimento sono definiti come dèi.
Arnobio, vero cristiano, che visse nel quarto secolo, fa riferimento al soggetto in questo modo:
Dèi, angeli, daimon, o qualsiasi altro nome essi abbiano.
— Adversus Gentes, II, 35
— identificando così, e confondendo, queste divinità sotto i differenti nomi con cui le diverse scuole del pensiero pagano le avevano chiamate.
Agostino, anch'egli del quarto secolo, e uno dei più importanti ed influenti padri della Chiesa negli ultimi secoli, parla degli esseri spirituali che allora i cristiani chiamavano "angeli." (La Città di Dio, xix. 3) Questo era indubbiamente un consenso alle dottrine, più o meno dopo un centinaio di anni, di Clemente ed Origene. Già era iniziata la decadenza del Cristianesimo primitivo, e con il passare del tempo, la parola "dèi" fu soppressa nell'uso teologico. Prima divenne sgradita all'orecchio ortodosso, e poi fu considerata come negativamente eretica.
Lattanzio, un altro Padre della Chiesa del quarto secolo, che si riferisce alla descrizione di Seneca riguardo agli esseri spirituali che dirigono il mondo e sostengono la posizione spirituale attraverso la divinità, contesta solo che sarebbe stato meglio chiamare questi esseri spirituali "angeli," un termine preferibile a quello di "dèi"; e protesta pure contro il fatto che questi "angeli" cristiani venissero adorati come dèi. Inoltre, cita un oracolo pronunciato dalla Pizia a Delfi, in cui gli dèi sono chiamati i "messaggeri," cioè gli "angeli" di Zeus.
"Angelo" è un termine cristiano adottato dalla parola greca angelos, che significa "messaggero," e in un ambito della filosofia greca significava anche gli intermediari o i "messaggeri" che portavano messaggi agli dèi da parte degli uomini e, in modo equivalente, portando i messaggi degli dèi agli esseri intelligenti in basso, formando così, di fatto, una delle "Circolazioni del Cosmo." Questo termine "angelo" è stato usato più o meno costantemente fin dagli inizi della "dispensazione" cristiana per indicare certi esseri spirituali che non solo erano "angeli" nel senso greco originale, ma anche per intendere le gerarchia o le famiglie degli spiriti intermediari tra l'uomo e la divinità. Tutto ciò non è che un'eco dell'insegnamento arcaico comune a tutte le antiche religioni, che tra i regni spirituali e il mondo materiale in cui vive l'uomo ci sono diverse famiglie gerarchiche o eserciti di esseri spirituali. La stessa razza umana in realtà è una, ma un esercito "caduto" — caduto perché sommerso o disceso da un originario stato spirituale nell'incarnazione sulla terra. Questo è quello che i mistici europei, fin dai primi tempi, hanno con il termine "angeli caduti."
Qui si può vedere un diretto riferimento ai miti del Giardino di Eden nel Testamento ebraico. Adamo ed Eva che vivono nel loro paradiso rappresentano un aspetto di questo mito universale, perché fu solo quando mangiarono dall'Albero della Conoscenza che persero il loro originario stato d'innocenza e quasi semicosciente, e lasciarono il loro paradiso per diventare il seme, secondo questa curiosa leggenda ebraica, dell'umanità del futuro.
Milton, nel suo grande poema Paradiso Perduto usa le idee puritane del suo tempo per riscrivere i mistici insegnamenti antichi riguardanti gli esseri che originariamente erano scintille della divinità cosmica, che si erano individualizzati, ed erano diventati esseri principianti ed evolventi. Così gli "dèi caduti," gli "angeli caduti," sono quelli che hanno lasciato la pura condizione spirituale in cui non esiste alcuna individualità personalizzata, per diventare esseri senzienti con una volontà in via di sviluppo e con un'intelligenza individualizzata in via di sviluppo. Da scintille divine, scintille del fuoco centrale della vita, essi diventarono intelligenze luminose, ardenti, ciascuna destinata in futuro a ritagliarsi il proprio percorso individuale.
Quindi, le leggende concernenti gli "dèi caduti" formano il nucleo di molte delle antiche dottrine misteriche. I cristiani avevano questa leggenda sotto una raffigurazione nel Libro dell'Apocalisse. Gli antichi greci l'avevano nei miti concernenti i loro Titani, che furono scacciati dall'Olimpo nelle profondità più basse del Tartaro per ordine del potente sovrano dell'Olimpo, Zeus, e il significato era che essi avevano iniziato ad esercitare indipendentemente i loro poteri innati dell'intelligenza e della volontà.
Questa crescita verso una coscienza individualizzante la possiamo rintracciare attraverso le armate di entità manifestate risalendo allo stadio umano. Le famiglie di animali sono meno individualizzate rispetto all'uomo. La vegetazione ha una coscienza ancora meno individualizzata. Le rocce esistono in quella che potremmo definire come una forma collettiva di coscienza con appena una leggera individualizzazione; e al di sotto delle rocce abbiamo i vari elementi atomici; e sotto di questi, le gerarchie, che esistono in una maniera quasi individualizzata, e manifestano le forze cosmiche nel loro complesso.
Gli antichi persiani, copiando i babilonesi che li avevano preceduti, avevano anch'essi i loro miti di una guerra o ribellione contro le possenti potenze del cielo; e questi "ribelli" erano coloro che, nel ciclo mitico persiano-babilonese, "erano caduti" o erano stati "scacciati" — gli "dèi caduti," gli "angeli caduti" delle religioni e filosofie della Mesopotamia e degli altopiani che circondavano le grandi pianure dell'Eufrate e del Tigri. Nell'antica India leggiamo ugualmente che gli Asura si erano ribellati contro i Sura o "dèi." In realtà, gli A-sura, letteralmente "non-dèi," in origine erano Sura o dèi; ma "si ribellarono" e caddero, e così si ritrovarono a lottare senza fine contro i Sura che, per così dire, erano cristallizzati in un'imperturbabile "purezza."
Quindi, questa "caduta," questa "ribellione," era realmente nient'altro che entrare sul sentiero del progresso evolutivo, l'inizio, per tutti gli sterminati eserciti che "caddero" o "furono scacciati," dell'esercizio del potere della volontà individuale, dell'intelligenza individuale — l'inizio dell' "evoluzione auto-diretta." Questi sono dunque gli "dèi caduti," gli "angeli caduti," dei quali noi umani siamo perlomeno uno degli eserciti.
Quando i primi impulsi dell'esercizio del potere della volontà e dell'intelligenza individuale cominciarono ad attivarsi nel cuore di ciascuna monade, queste vite brillanti e luminose allora "caddero" o "furono scacciate," nel senso che "discesero" nei mondi materiali per apprendere le lezioni che i mondi in manifestazione potevano dare loro. Abbandonando all'inizio del tempo il loro status altamente spirituale come scintille divine semicoscienti, discendendo attraverso i mondi visibili ed invisibili, affrontarono la sublime avventura dell'auto-evoluzione, dell'auto-divenire, e portando a ciascuno dei loro involucri di coscienza quasi coscienti, una coscienza sempre in espansione del proprio essere interiore. Non solo è la stessa monade spirituale che evolve in peregrinazioni incessanti, ma aiuta l'evoluzione di ciascuno dei suoi rivestimenti o veli attraverso i quali esprime i propri poteri trascendenti.
I termini "caduta" o "cacciata" non dovrebbero essere travisati nel senso che le intelligenze superiori rifiutavano gli esseri sotto di loro e quindi li respingevano in sfere inferiori, perché questo sarebbe completamente sbagliato. "Scacciare" o "cadere" significa semplicemente che quando era arrivato lo stadio evolutivo karmico in cui questi esseri dovevano iniziare un nuovo corso d'evoluzione, essi lo intrapresero per i loro impulsi interiori, karmicamente portati dai semi dell'azione e dell'attrazione raccolti in precedenti cicli del mondo, prima che questi esseri entrassero nel loro ultimo periodo di riposo in pralaya. La cosiddetta ribellione non è altro che un modo poetico e pittoresco per esporre il fatto che le loro pulsioni li spingevano verso il basso nel proprio corso evolutivo, che li portò in un contrasto immediato, per così dire, con i poteri già pienamente sviluppati nelle loro sfere superiori.
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L'evoluzione ha luogo su ognuno dei piani che formano la costituzione interna di ogni essere composito. Abbiamo quindi (a) l'evoluzione divina; (b) l'evoluzione spirituale; (c) l'evoluzione intellettuale; (d) l'evoluzione dell'anima umana a livello psichico e mentale; (e) l'evoluzione astrale; (f) l'evoluzione del corpo fisico. Non è che un modo diverso per dire che l'uomo è un microcosmo o un piccolo mondo che contiene in sé eserciti di entità inferiori attraverso le quali egli si manifesta, ciascuna delle quali è un essere che apprende ed evolve; proprio come il macrocosmo del grande mondo dell'universo contiene in sé i propri eserciti di entità evolventi nella loro infinita serie di gerarchie.
Inoltre, l'evoluzione è teleologica, propositiva, ed agisce verso una meta predestinata. Ma questo stimolo inerente al miglioramento è nell'entità stessa, e non imposto dall'esterno, né da un dio né da dèi che esistono separati dall'entità evolvente. Nondimeno, tutte queste gerarchie esistono ciascuna nell'ambito vitale di una gerarchia ancora più estesa, le cui influenze circondanti fluiscono costantemente attraverso le sue gerarchie minori.
La natura fisica fornisce una fase delle condizioni o campi d'esperienza nei quali lavorano i vari eserciti delle essenze monadiche. È la realizzazione di questo centro interno di energia, intrinseco come un individuo in ogni unità evolvente, che manca nel concetto scientifico dell'evoluzione — un'ignoranza come quella dell'esistenza di sfere interne ed invisibili in cui il mondo fisico è radicato, e dalle quali scaturiscono le forze che riempiono questo universo fisico.
A Darwin mancava questo concetto fondamentale, per cui vedeva il processo evolutivo come una serie di mere aggiunte o sottrazioni dall'apparato fisico delle entità evolventi mediante quella che chiamò "selezione naturale" o la "conservazione di razze favorite nella lotta per la vita." Quest'insegnamento, benché prevalesse come l'ultima parola della scienza, e poiché era più della metà imperfetto, distrusse un'appropriata visione delle forze che agiscono universalmente nella natura e che tendono, in diverse maniere, ad una meta comune; e poiché il Darwinismo era così essenzialmente materialistico, il suo effetto morale sull'anima fu disastroso e rese inefficienti le ricerche sempre inquisitive dell'intelletto.
Insegnava che l'uomo non era che una scimmia sviluppata; che al mondo c'era soltanto la materia fisica grossolana, priva di spirito, insensata, morta; che il caso o la possibilità era la legge fondamentale o il processo di apportare un miglioramento nei corpi tramite adattamenti casuali; che lo spirito e gli ideali spirituali non esistevano di per sé, ma erano i risultati, in qualche modo misterioso ed inspiegabile, dell'azione chimica nelle cellule del cervello; che quando un uomo moriva era la sua fine, come disse un biologo inglese: "L'unica immortalità in cui credono i biologi moderni è l'immortalità dei discendenti dell'uomo."
Questa naturalmente non è affatto immortalità di qualche genere, ed equivale all'insegnamento di un'estinzione assoluta o annichilimento, che è materialismo gretto. In ogni caso, è assurdo parlare di "immortalità" relativamente ai corpi fisici che, ovviamente, sono solo composti vitali e chimici transitori, del tutto impermanenti. Possiamo solo meravigliarci che uomini di scienza che hanno a che fare con la natura impermanente e mortale della carne debbano usare il termine immortalità in rapporto al corpo dell'uomo, persino nel senso della sua applicazione a generazioni che si succedono l'una dopo l'altra.
La vera immortalità significa la continuazione ininterrotta di una coscienza individuale a qualsiasi grado di sviluppo evolutivo; e i soli esempi in cui quest'immortalità diventa possibile sono i casi dei jīvanmukta, "monadi liberate." Ora, la monade può essere "liberata," nel senso tecnico di affrancamento dai cambiamenti vorticosi della ruota della vita nelle esistenze materiali, con la sua serie di incarnazioni, solo quando questa monade o jīva raggiunge uno stato in cui diventa autocoscientemente capace di passare a volontà di corpo in corpo conservando la piena coscienza e impiegando questa serie di corpi selezionati per completare la sua missione scelta nel mondo dei "gusci" — le nostre sfere materiali.
Tuttavia anche quest'immortalità può durare solo per il periodo della manifestazione cosmica in cui il jīva o monade si trova nel suo corso evolutivo. Una volta "liberata," la monade ha la sua immortalità per il resto del manvantara solare, ma quando questo periodo lunghissimo arriva alla fine, allora anche queste monadi liberate, o jīvanmukta, devono seguire il fiume delle vite in ascesa, che le trascina tutte con sé nelle sfere dallo spirito ancora più alte di quelle del manvantara dell'ultimo sistema solare passato. Quando il prossimo manvantara cosmico ha inizio, i jīvanmukta emergono nuovamente per un pellegrinaggio ciclico ancora più grande. Questo significa prendere con la forza il regno dei cieli da parte di un jīvanmukta incarnato o monade, che entra sul sentiero dell'immortalità, che è il vero sentiero che porta agli dèi.
In riferimento al cosiddetto principio scientifico della selezione naturale di Darwin, è interessante esaminare alcune delle affermazioni che hanno fatto i sostenitori di questo insegnamento biologico. John Fiske, l'evoluzionista darwiniano americano, dice:
Quegli uomini primitivi di maggior successo, dai quali sono discesi i popoli civili, devono aver primeggiato in perfidie e crudeltà, come pure in rapidità d'arguzia e forza di volontà. — The Destiny of Man, 1893, p. 78
Il Prof. J. Arthur Thomson dice quanto segue:
Abbassate i toni se volete, rimane il fatto che il Darwinismo considera che gli animali sono su un piano superiore, in lotta per fini individuali, spesso sui cadaveri dei loro compagni, spesso con una competizione a sangue e ferro, spesso con una strana mistura di sangue ed astuzia, in cui ciascuno bada solo a se stesso, e l'estinzione infierisce sui più deboli. — citato da A. R. Wallace, The World of Life, 1910, p. 370)
Huxley si unisce al coro con le seguenti parole:
Del suo riuscito progresso attraverso lo stato selvatico, l'uomo è largamente debitore a quelle qualità che condivide con la scimmia e con la tigre. — "Evolution and Ethics," Romanes Lectures, 1893
C'è poco da meravigliarsi che il mondo sia nello stato pericoloso in cui ora si ritrova, se il suo instabile senso etico non è più fondato su un cardine stabile ma su quello che deriva da un materialismo che basa le intuizioni più nobili dello spirito umano su appetiti, impulsi, e sulle qualità bestiali che l'uomo condivide con i rappresentanti più selvaggi del regno animale! Le cause di questi incubi scientifici sono nate da una totale, e in certi casi sembrerebbe volontaria, ignoranza o deviazione da ogni nobile qualità nell'uomo. Potremmo ben chiedere a questi scienziati se abbiano mai conosciuto altre qualità, altri impulsi e facoltà nella costituzione umana, oltre quegli istinti che condividiamo con le bestie e che, una volta scatenati, fanno scendere l'uomo in abissi di depravazione che nemmeno le bestie sono capaci di raggiungere. L'argomento diventa assurdo, perché viola ogni cosa che rende uomo l'uomo che ha costruito le grandi civiltà del passato, che ha istituito le grandi opere di splendore morale e luce intellettuale, che ha dato speranza ed ispirazione alla razza umana nelle ere passate. Il Darwinismo al massimo può insegnare un aspetto imperfetto e secondario del grande dramma evolutivo della vita.
Lo spirito cosmico, la dimora della mente e della coscienza, permea tutto e quindi è il supremo ed impellente stimolo sottostante al processo evolutivo che opera dappertutto. Naturalmente è ovvio che la natura, che è fondamentalmente cosciente, fa le selezioni, non per un caso come nella teoria di Darwin, ma più o meno coscientemente, perché tutta questa selezione naturale è guidata e controllata dall'impulso o stimolo spirituale nella stessa entità. E nemmeno possiamo negare totalmente la verità della sopravvivenza del più adatto, perché ovviamente il più adatto, in qualsiasi circostanza, è di gran lunga il più probabile ad avere successo. Ma dobbiamo ricordare che il Darwinismo non riconosce alcun spirito dimorante che dia impulso e stimolo ai suoi veicoli verso uno sviluppo progressivo.
Ma perché insistere su questo argomento? Il Darwinismo materiale sta morendo, se già non è morto; e le nuove teorie proposte da molti ricercatori biologici si diversificano completamente dal Darwinismo così rumorosamente strombazzato da uomini come Haeckel ed Huxley. In fisica, una moltitudine di uomini, capeggiati da così grandi figure come Einstein, Jeans, Eddington, Planck, Bohr ed altri, non esitano ad affermare che a loro giudizio, dietro ed in ogni esistenza materiale, vi è una causa cosmica, o delle cause, che essi descrivono variamente come mente, materiale della mente, o con qualche termine equivalente. Questo è un grido lontano dalle prediche dogmatiche dell'ultimo quarto del diciannovesimo secolo, secolo che è stato l'apice del materialismo.
Lo schema Darwiniano è, sotto molti aspetti, un'effettiva inversione di ciò che è avvenuto nel passato. C'è poco da meravigliarsi che l'uomo possa avere le caratteristiche della bestia, come quelle della scimmia e della tigre, ma sarebbe più giusto dire che sono le bestie ad avere quelle caratteristiche, derivate nei remoti eoni del passato dalla stessa umanità imperfettamente evoluta. Ma il senso morale dell'uomo, il suo intelletto dominante, le sue aspirazioni che si elevano sulle ali dello spirito, sono qualità che nessuna bestia ha mai esibito — vale a dire che nessuna bestia ha ancora sviluppato dall' interno i suoi poteri spirituali latenti, intellettuali e psicologici.
Come esempio dell'effetto del materialismo biologico sulle menti degli uomini che vissero quando le teorie materialistiche predominavano, potremmo fare riferimento a Friedrich Wilhelm Nietzsche, il filosofo tedesco che morì nel 1900 in un manicomio. Era un evoluzionista secondo gli insegnamenti biologici materialistici del suo tempo, e sembrerebbe che la sua mente, sotto certi versi brillante, sia stata deformata dagli insegnamenti Darwiniani ed Haeckeliani, secondo cui l'umanità derivava dalla bestialità. Indubbiamente nel corso dei suoi scritti filosofici egli disse molte cose valide, e lì sta il pericolo per i suoi lettori, perché tutta la bellezza è magnetica e devia le anime umane con il suo potere.
In questa prima citazione Nietzsche adotta lo stile e il contegno di chi si autoproclama profeta — ma fortunatamente un egoismo di questo tipo alla fine distrugge sempre i propri effetti.
Questa, o miei confratelli, è la nuova legge che io vi annuncio. Diventate induriti! . . . I creatori sono duri. E ti deve sembrare una beatitudine premere la mano su migliaia di anni come sulla cera, — felicità scrivere sul volontà di millenni come su ottone, . . . — Also sprach Zarathustra, “Von alten und neuen Tafeln,” 29
Questo insegnamento è piuttosto mostruoso, in flagrante violazione di tutti gli istinti spirituali della compassione. Le dichiarazioni raccolte dai suoi scritti suggeriscono la portata ultima della sua visione egoistica::
Idee come misericordia, pietà e carità, sono pericolose, perché significano un trasferimento di potere dal forte al debole, il cui compito appropriato è di servire quello forte. Ricordate che l'autosacrificio, la fratellanza e l'amore, non sono veri istinti morali, ma semplicemente scrupoli per trattenervi dal vostro vero sé. Ricordate che l'uomo è essenzialmente egoista. — citato in George MacCready Price, The Phantom of Organic Evolution, 1924, p. 184
Questi sono i risultati degli insegnamenti materialistici su menti ricettive ad essi, e soprattutto soggette alla voce dell'autorità.
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L'evoluzione è ciclica, e solo in questo senso ciclico si può dire che abbia un inizio, un apice, e una fine — e questa fine temporanea non è che un nuovo inizio lungo linee superiori. Fin dai tempi di Darwin, risulta evidente che quando si scoprono progressivamente dei reperti archeologici si osserva un fatto molto interessante: sembra che nelle ere passate della terra ci siano state delle onde evolutive o periodi ciclici durante i quali apparentemente "all'improvviso" compare nei reperti geologici una qualche razza, che avanza rapidamente fino al suo culmine o maturità di sviluppo, di forma e di potere, e poi svanisce e apparentemente; in qualche caso, sparisce "all'improvviso" mentre in altri casi i suoi resti proseguono nell'epoca successiva.
Questi casi di onde evolutive che si succedono sono evidenti in tre esempi: primo, nell'epoca dei pesci, che ebbe luogo durante quella che una volta veniva chiamata solitamente come l'Era Primaria o Paleozoica. Era l'epoca in cui il mare brulicava di pesci di tutti i tipi e dimensioni, pesci che allora rappresentavano, da quanto mostrano i reperti geologici, almeno le forme conosciute che supponiamo fossero le più elevate.
La seconda di queste onde, che avvenne durante la cosiddetta Era Secondaria, è quella chiamata l'era dei rettili, quando i mostri rettiliani di molti tipi e spesso dal corpo gigantesco erano, da come mostrano i reperti geologici, i dominatori della terra.
Il terzo esempio ebbe luogo durante il Terziario — o forse era cominciato nell'ultimo periodo del Secondario, e continuò nel Terziario — e questa terza onda evolutiva o periodo ciclico possiamo chiamarla l'era dei grandi mammiferi, che a loro volta, succedendo ai rettili, erano i dominatori della terra — e ancora esistono nelle loro forme attuali. È del tutto possibile che i nomi dei tre periodi a cui si allude qui non corrispondano rigorosamente alle affermazioni più recenti della scienza geologica.
In ciascuno di questi tre casi, quando si studiano i reperti geologici, possiamo vedere i rispettivi inizi di una specie; possiamo discernere l'aumento della dimensione e del potere fisico, il culmine della piena fioritura dei particolari ceppi. Allora vediamo la decadenza ed il passaggio finale della maggior parte degli esseri animati che appartengono ad ogni particolare onda di vita, che cedono così il passo alla nuova razza successiva, che a sua volta ha la sua aurora relativamente completa, apparendo con improvvisa rapidità nei reperti geologici. Il nuovo ceppo raggiunge la propria totalità nell'espansione dei suoi poteri fisici e della dimensione, e poi ancora a sua volta scompare. Le onde si succedono l'una con l'altra, ciascuna onda raggiungendo un livello di attività espansiva dell'evoluzione superiore a quella della precedente onda; e ciascuna onda a sua volta è seguita da un'altra, portando sulla scena entità e cose di un "nuovo" e diverso tipo evolutivo. Questo è sempre stato uno dei misteri della relativa rapidità con cui queste razze comparivano sulla scena e, apparentemente, dopo aver passato delle ere sulla terra, sembravano scomparire altrettanto rapidamente.
È stata sempre consuetudine dire che i pesci hanno dato nascita ai rettili, e che i rettili hanno dato nascita ai mammiferi, e queste grandi bestie — o almeno una certa linea di esse — hanno prodotto l'uomo attraverso il loro tipo superiore che, come si suppone, era la scimmia antropoide. Ma le difficoltà nell'accettare questa teoria sono maggiori di qualsiasi argomento che sia stato proposto a suo favore.
L'insegnamento teosofico va direttamente all'incontrario. Afferma che mentre è perfettamente vero che queste onde di vita evolutive si succedono l'una con l'altra, ognuna di queste onde di vita rappresenta la venuta sulla scena dell'esistenza fisica di una "nuova" famiglia o di un "nuovo" esercito di entità evolventi. Inoltre, ciascuno di questi eserciti ha la sua aurora, il suo mezzogiorno e la sua sera, e i corpi fisici in cui dimorano questi eserciti monadici svaniscono al momento prestabilito. Gli eserciti di monadi, avendo quindi usato questi corpi, passano ad abitare veicoli a carattere evolutivo superiore, che questi stessi eserciti monadici producono dalle loro rispettive essenze monadiche mediante emanazione.
Se consideriamo un'entità evolvente in quella fase del suo viaggio evolutivo sulla nostra terra che chiamiamo il regno minerale — nel senso di una monade spirituale che attraverso la sua temporanea fase minerale — rileviamo quest'insegnamento: nel corso di lunghe ere, attraverso il processo d'espansione delle qualità e dei poteri innati che scaturiscono dalla monade stessa, la natura intermedia o psicologica tra la monade e il regno minerale diventa un veicolo più adatto di auto-manifestazione per la monade evolvente. Alla fine, l'unità monadica che peregrina esce da quella fase temporanea del suo viaggio chiamata il regno minerale, forse come un lichene, poi, probabilmente, nel passare delle ere, appare come la più bassa delle piante superiori. Il perfezionamento costante del veicolo intermediario o psicologico tra la monade e il corpo della pianta porta questo veicolo intermedio in una condizione ancora più sensitiva e quasi cosciente, affinché diventi adatto a custodire la monade in quella fase temporanea del suo viaggio evolutivo chiamata il regno animale.
Così la monade, lavorando attraverso il suo veicolo intermedio, passa nel regno animale, dove c'è un progressivo disfarsi delle qualità e degli attributi più spirituali che scaturiscono dall'interno e "che adombrano" la monade stessa, affinché la natura animale così sensibilizzata diventi più adatta ad esprimere, ad un livello ancora più alto, le qualità, le forze e gli attributi ancora più elevati e nobili provenienti dalla monade; e a questo punto troviamo che la monade che peregrina, che evolve ed involve, si manifesta nel regno umano.
Questo insegnamento non significa né implica che è la monade spirituale — in se stessa un essere divino e semicosciente — che diventa una pietra e, dopo le sue peregrinazioni nel regno umano, ne esce e diventa una pianta, e poi diventa una bestia, e alla fine diventa un uomo. Non è questa l'idea, anche se qualche appoggio lo possiamo prendere in prestito dall'assioma Qabbālistico che "la pietra diventa una pianta, una pianta diventa un animale, l'animale diventa un uomo, e l'uomo diventa un dio." L'assioma è letteralmente vero se comprendiamo che la monade è l'origine e lo stimolo spirituale impellente sottostante a tutto lo sviluppo evolutivo. Ogni entità in evoluzione è un essere divino autocosciente ma, a causa del karma delle sue vite passate nel precedente manvantara cosmico, è inestricabilmente coinvolta, come unità, ad aiutare e guidare l'intero corpo di esseri e cose che evolvono nell'attuale manvantara cosmico. E lo fa emanando da sé un raggio verso il basso, anche nelle gerarchie inferiori ed interconnesse che formano l'ente dell'universo, che ora è esso stesso questi raggi, così individualizzati come un fiume di forza-sostanza quasi cosciente, che si manifesta dapprima nel regno minerale; poi ogni raggio che lavora fuori di esso, entra nel regno vegetale e, lavorando attraverso questo regno, entra nel regno animale, e dopo i suoi giri entra nel regno umano. Quando le sue peregrinazioni evolutive nel regno umano sono state completate, si ritrova ad entrare in regni ancora superiori come una divinità — che si ricongiunge alla sua monade genitrice, più il suo vasto bagaglio di esperienze. Gli aggregati dei raggi individuali creano i differenti regni.
Queste esperienze non sono ottenute in senso Darwiniano, sono accrescimenti derivanti dai vari regni attraverso i quali questo raggio passa, ma con un progressivo e costante manifestarsi della sua essenza monadica innata — per cui, i vari regni non solo danno al raggio l'opportunità di manifestarsi, ma il raggio aiuta anche ad evolvere i regni attraverso i quali passa.
Sarebbe del tutto sbagliato immaginare che la monade di un Newton o di un Einstein sia stata, in un remoto passato, solo un granello di sostanza minerale senza una precedente storia spirituale alle spalle, che maturò lentamente, attraverso gli eoni dell'evoluzione, fino ad un'umanità non stimolata dallo spirito. L'insegnamento esoterico dell'evoluzione significa che l'anima di un atomo di vita si manifesta in corpi differenti su piani differenti, sia contemporaneamente che in successivi periodi di tempo. L'anima di un atomo di vita, che è realmente un elementale, si esprime, in una fase del suo viaggio evolutivo, come un atomo di vita minerale. L'anima dello stesso atomo di vita, in un periodo successivo, si esprime come un atomo di vita della pianta. L'anima di questo atomo di vita della pianta, dopo lungo tempo s'incarna, in una fase del suo sviluppo evolutivo dall'interno, in un corpo di animale. L'anima dello stesso atomo di vita in seguito si manifesta incarnando le sue qualità radianti in un corpo umano. L'anima dello stesso atomo di vita si manifesterà poi come un dio, e così via. Ciò non deve essere travisato nel senso che, a causa dell'uso ripetuto della parola "atomo di vita," il raggio evolvente della monade sia sempre un "atomo di vita." L'idea è che il tipo di questo raggio, per così dire, entra nella sfera fisica come un atomo di vita nel regno minerale, e che lo stesso raggio monadico, in un periodo successivo, esprime i suoi poteri ulteriormente sviluppati come un atomo di vita nel regno vegetale, e così via sulla scala verso l'alto.
Un dio è un essere che, come atomo di vita originale, ha ottenuto l'autocoscienza divina. Un dio è un essere che, come originale atomo di vita, ha ottenuto l'autocoscienza divina. Ogni dio, come entità psico-spirituale viaggiante, ha attraversato lo stadio umano; e questo è il punto speciale: ciascun uomo, come monade psico-spirituale, si è manifestato come animale in qualche manvantara, ma non in questo. In modo esattamente simile, ogni animale che si manifesta come una monade psico-spirituale ha attraversato lo stadio della pianta in qualche manvantara, e allo stesso modo ogni pianta ha attraversato la fase dell'atomo di vita minerale, proprio come ogni atomo di vita minerale è stato precedentemente un atomo di vita elementale, e così via.
Da ciò dovrebbe risultare chiaro che l'uomo non è stato effettivamente un animale, ma il raggio aveva prima attraversato la fase animale, e quando aveva finito quella serie di giri, aveva esternato dal proprio essere le qualità umane già latenti, e così costruì i corpi umani perchè si manifestassero. In un modo precisamente identico, il dio già dentro il cuore dell'essere umano alla fine si manifesterà come una divinità autocosciente
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L'impulso sottostante all'evoluzione, e l'obiettivo a cui ci spinge questo impulso, è semplicemente l'anelito divino nell'universo di crescere sempre più. È innato all'universo. Perché ciò avvenga, non possiamo dirlo. Forse gli dèi non lo sanno. Tutti noi uomini possiamo asserire che è così. Ogni cosa progredisce ed aspira a diventare più grande, a salire, ad evolvere, e l'obiettivo è di diventare coscientemente uno con l'Illimitato — qualcosa che non potrà mai essere raggiunta! Vi è una bellezza infinita, perché non vi è un termine finale per progredire nella bellezza, nella saggezza, e nel potere.
Quella che negli atomi potremmo chiamare una cieca lotta per migliorare, nell'uomo diventa un anelito autocosciente a crescere, a diventare sempre più la divinità che è in lui, che nasce dal riconoscimento, ora quasi cosciente, che l'uomo è un figlio degli dèi. Questo stesso impulso diventa negli dèi il riconoscimento divino che essi sono parte inseparabile dell'universo, e crescono per diventare una parte inseparabile dell'universo, e crescono per diventare una parte autocosciente dell'opera universale.
Tutte le cose possibili sono latenti nel profondo del cuore di ciascuno di noi, che è il dio interiore dell'uomo, il Dhyāni-Buddha dentro di lui, il Cristo divino immanente in lui, l'Osiride vivente dei sentieri dell'Infinito.