The Masks of Odin

Le Maschere di Odino:

La Saggezza degli Antichi Norreni

Elsa-Brita Titchenell


Prima Edizione copyright ©1985 della Theosophical University Press. Tutti i diritti Riservati. Traduzione italiana © 2015 Nicola Fiore. Questa versione può essere scaricata per una visualizzazione off-line gratuita ad uso personale. Tranne che per qualche breve estratto, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa per uso commerciale o per altro uso senza chiedere il permesso alla Theosophical University Press.


CONTENUTI

Parte I: Commentario:

Tavole: Riproduzione del Codex Regius

Parte II: Note, Discorsi Tradotti, e Storie:


Presentazione dell'Editore

Le Maschere di Odino si apre su una capsula del tempo che è rimasta sigillata per ere, rivelando la conoscenza di un'antichità remota in cui scienza, filosofia e religione, erano una sola cosa. Qui è esaminata l'Edda Norrena e sono decodificati i suoi racconti di dèi ed eroi, elfi e nani, usando le chiavi teosofiche, per fornire una panoramica dei cicli cosmici della vita ai vari livelli dell'Albero del Mondo.

I miti contengono un umorismo licenzioso come pure una grande ispirazione. Il Commentario di Elsa Brita-Titchenell e la sua nuova traduzione dei principali Discorsi dell'Edda Poetica o Edda Maggiore forniscono una chiave per comprendere la saggezza eterna dei bardi di ogni paese.

La Völuspá, il Poema più noto dell'Edda Maggiore, è anche riprodotto fotograficamente dal manoscritto originale, il Codex Regius, che si trova nella collezione Arna Magnussonar a Reykjavik, in Finlandia.

Introduzione

Buona parte delle persone che hanno sentito parlare dell'Edda o dei miti norreni pensano principalmente a Balder, il dio-sole che fu ucciso da un ramo di vischio, o possono evocare il potente Thor che scaglia fulmini e saette, e i cui passi fanno tremare la terra. O forse si sovvengono di Loki, l'ingannatore, che senza malizia provoca danni e sembra creare continuamente problemi e tuttavia, con fantasiosa arguzia e intelligenza, risolve le difficoltà che ha provocato.

Le Maschere di Odino è uno studio stimolante della "saggezza degli antichi norreni." Nel descrivere i vari aspetti e le forme che Odino assume per acquisire la conoscenza dei nove mondi abitati da dèi e giganti, umani, elfi e nani, Elsa-Brita Titchenell ha in vista una finalità più ampia. Essendo una seria studiosa sia dell'Edda che della Teosofia, la struttura della sua ricerca è di portata cosmica, perché il suo intreccio abbina la teosofia perenne o l'eterna saggezza divina alla trama dell'Edda, i cui fili multicolori s'intrecciano in modelli d'interpretazioni variopinte e spesso ispiratrici.

Le più antiche tradizioni del mondo sostengono che molto tempo fa tutti i popoli, per quanto separati dalle distanze, erano gli eredi comuni di un corpo di verità sacre impartite alle umanità primordiali da esseri divini provenienti dalle regioni alte; e, inoltre, che i creatori dei miti di ogni paese, trasmettevano, a livelli maggiori o minori, l'arcaica saggezza/scienza. Su questo sfondo l'autrice s'impegna a interpretare alcune delle saghe più importanti dell'Edda norrena, ritraducendole dal testo svedese e confrontandole con l'originale islandese. Il suo scopo non è di elaborare un'altra versione dell'Edda, essendoci già parecchie versioni inglesi disponibili in versi o in prosa ma, piuttosto, di "penetrare nel cuore del significato ispirato" che è nascosto nelle tradizioni mitologiche del mondo. Un tentativo del genere sarebbe stato fuori questione, lei crede, ma è diventato possibile per due cambiamenti radicali avvenuti nella vita complessiva del pensiero: primo, la scoperta circa un secolo fa di una porzione della filosofia teosofica di H. P. Blavatsky e il suo effetto emancipante sullo spirito umano; e, secondo, i nuovi sviluppi nella scienza occidentale.

Nella Parte I, Elsa Titchenell traccia le linee generali dei principali personaggi coinvolti nel dramma della creazione cosmica e terrestre come sono tramandati nell'Edda, inclusi i doni di spirito, mente e vitalità, fatti all'umanità primordiale dai tre Aesir (dèi) in modo che noi umani, nel tempo, potessimo diventare "creatori di dio." Rapportando gli insegnamenti teosofici alle attuali scoperte di astrofisici e fisici ai simboli mitici della tradizione, lei rappresenta gli antichi mitografi come filosofi e scienziati di calibro. Per i bardi norreni, o skald, il gioco tra dèi e giganti rappresentava l'incessante interazione dello spirito e della materia su una serie di "livelli" o piani come "fiumi di vita" in movimento, ciascuno secondo il proprio modo, attraverso le varie dimore delle sfere planetarie e solari sotto il dominio di Odino, il Padre di Tutto.

Nella Parte II, le Note dell'autrice che precedono i Discorsi tradotti offrono al lettore una guida preziosa attraverso lo stupefacente labirinto di allusioni metaforiche e simboliche. La saga d'apertura è la ben conosciuta Völuspá o la Profezia della Sibilla, che parla della formazione dei mondi, di Odino alla ricerca della saggezza nelle sfere materiali, e del ribaltamento "dell'albero della vita" quando gli dèi si ritirano e la terra non esiste più — finché la Vala (Sibilla) vede un'altra terra che emerge dal mare, poiché i vecchi mali sono risolti e gli Aesir ritornano. Nel Canto dell'Eccelso leggiamo della consumata esperienza di Odino quando per nove notti intere è "appeso all'albero sferzato dal vento," l'Albero della Vita, affinché potesse "innalzare le rune" e bere l'idromele dell'onniscienza.

C'è molto da rallegrarsi e da istruirsi nella rivisitazione di tutti i discorsi, ciascuno con la sua storia e la sua verità da insegnare. È apertamente dichiarato che è trattata solo una porzione del materiale disponibile, e questa è presa principalmente dall'Edda Poetica o Edda Maggiore di Saemund il Saggio. Consapevole, comunque, della sfida posta dal linguaggio misterico del simbolismo usato dai poeti-filosofi dell'antichità, l'autrice spera che altri troveranno in questo "frammento della saggezza runica" lo stimolo per approfondire ulteriormente e più completamente gli studi degli antichi archivi norreni.

Grace F. Knoche


Prefazione

Erano i primi anni Cinquanta quando l'autrice trovò casualmente un libro nella Biblioteca Universitaria Teosofica ad Altadena — un volume splendidamente rilegato dell'Edda in Svedese. Sebbene fin dall'infanzia avessi familiarità con almeno qualche porzione delle "storie delle divinità" norrene, quella era la prima volta che leggevo i discorsi poetici dell'Edda Maggiore. Esplorando i versi e deliziandomi nelle loro pittoresche "metafore poetiche," mi godevo i caratteristici giri di frasi, quando all'improvviso, come da un fulmine, fui colpita da un lampo abbagliante del significato, un accenno della verità basilare. Dapprima scettica, cominciai a leggere con maggiore attenzione, e ben presto mi convinsi che l'Edda si classifica tra le sacre tradizioni mondiali come una scrittura genuina, una miniera d'oro della storia naturale e un tesoro spirituale. Questo è implicito anche nel suo nome in Svedese: gudasaga — una storia divina o un linguaggio di dio — la forma arcaica del termine "vangelo."

Molti anni dopo, in seguito a tanti esami minuziosi e confronti con altri miti, si erano accumulate delle prove abbastanza soddisfacenti del contenuto scritturale dell'Edda, da giustificare almeno una selezione di qualche frammento che sembra nascondere un percepibile significato esoterico. Tra la grande abbondanza di materiale nei miti norreni è stato necessario essere selettivi, in parte perché ci sono parecchie versioni di molti dei racconti, e in parte perché lo scopo di questo libro è di mettere in evidenza e suggerire interpretazioni di quei miti che sono di particolare rilievo al giorno d'oggi.

La maggior parte dei discorsi e delle storie qui sono tradotti dal Codex Regius — il "codice reale" — che fu scritto da Saemund il Saggio un migliaio di anni fa, sebbene il loro contenuto sia stato conosciuto molto prima di quella data. Oggi hanno un chiaro significato dovuto a due fatti apparentemente indipendenti: primo, la rivelazione di una proficua parte della filosofia teosofica universale nel passato diciannovesimo secolo e l'estesa influenza che ha esercitato; e, secondo, da allora in poi è seguito lo sviluppo di una scienza più illuminata in Occidente.

La storia del Codex Regius è in se stessa affascinante. Re Federico III di Danimarca mandò Thormod Torfaeus in Islanda con una lettera aperta datata 27 maggio 1662 che lo autorizzava a comprare antichi manoscritti e altro materiale che contenesse informazioni sulla storia islandese. Egli consegnò tutto questo materiale al Vescovo Brynjolv Sveinsson, un fervente raccoglitore di cimeli fin dal suo mandato come Vescovo di Shalhot nel 1639. Poco dopo, il vescovo mandò al re, come dono, parecchi manoscritti. Torfaeus compilò un catalogo insieme a Gudbrand Vigfusson nel suo Prolegomena al Sturlunga Saga. In questa collezione il manoscritto citato come N. 6 è intitolato "Edda Saemundi; quarto." Era un manoscritto prezioso della Libreria Reale a Copenaghnen fino a pochi anni fa, quando fu restituito all'Islanda, dove ora si trova nella collezione Arna Magnussonar. Nessuno sa come il Vescovo Brynjolv ne sia venuto in possesso ma deve averlo acquistato una ventina d'anni prima che arrivasse Torfaeus, poiché egli aveva scritto sulla prima pagina il proprio nome in Latino: Lupus Loricatus (ristretto a Lupus Loricatus.png)[1] con la data 1643, e aveva anche una copia fatta su una pergamena bianca.

Parecchie versioni dell'Edda esistono parzialmente. Una raccolta di testi scritti a mano è quella dell'Arne Magnusson, che si ritiene provenga dalla stessa fonte di quella di Saemund; un'altra è il Codex Wormianus (da cui sono tratti il Canto di Rig e Il Discorso del Pellegrino), e il Flatöboken. Gli Incantesimi di Groa, lo Scambio del Sapiente, e il Poema del Cadavere di Odino, provengono dalle traduzioni svedesi di copie cartacee, che non troviamo nel Codex Regius. La Canzone del Mulino proviene dall'Edda di Snorri.

I Discorsi presentati qui furono dapprima tradotti in Inglese dalle due versioni svedesi di Gödecke e Sander, con frequenti riferimenti ai commentari dello studioso svedese Viktor Rydberg; da allora in poi il risultato fu messo a confronto con la Saemundar Eddu di Wimmer e Jónsson, un facsimile dell'antico manoscritto del Codex Regius islandese con una traslitterazione stampata di fronte a ogni pagina. È un testo continuo, senza divisioni, e solo con un titolo inserito per segnare l'inizio di ogni Discorso. Molte traduzioni lo spezzano in versi di sei o otto righe suggeriti dal ritmo, ma in molti casi abbiamo scelto di scrivere i versi come quartine. Non c'è alcuna rima, ma un modello allitterativo che, con il tetametro usato in molti dei primi poeti epici, dà ai Discorsi un particolare fascino.

L'Edda consiste in due divisioni principali, come fanno la maggior parte delle scritture che trattano la creazione del cosmo e l'evoluzione dell'umanità. La prima si applica al mondo circostante, la seconda agli "eroi": le razze dell'umanità e il loro sviluppo attraverso fasi d'immaturità del pensiero, gli uomini e le donne autocoscienti che siamo diventati. Gli ultimi racconti a volte fanno uso di caratteristiche geografiche e di effettivi eventi storici per illustrare le raffigurazioni che nascondono. Questo lavoro si concentra principalmente sulla prima parte, che tratta i grandi principi e gli avvenimenti universali, ricercando la filosofia basilare della natura divina che è valida attraverso tutte le vicissitudini dell'avventura umana.

Nel tradurre, sia l'allitterazione che la metrica molto spesso hanno dovuto essere sacrificate, perché il nostro scopo è di trasmettere il significato filosofico e scientifico piuttosto che riprodurre semplicemente lo stile poetico. Esistono già parecchie interpretazioni inglesi in versi e prosa, molte delle quali accompagnate da analisi dettagliate delle forme metriche usate nell'originale. In breve, il nostro scopo non è di creare semplicemente un'altra traduzione ma cercare di penetrare nel cuore del significato ispirato che spesso è nascosto nei miti. Interpretare e precisare quel significato interno nell'Edda è reso possibile ricorrendo all'opera più delucidante del nostro tempo, La Dottrina Segreta, la cui autrice, H. P. Blavatsky, contrappose un prodigioso schieramento di miti relativi alla cosmogonia, come pure alla storia umana e al destino degli esseri viventi. In quell'opera ci sono le chiavi che mostrano lo stesso modello maestoso sottostante alle varie esposizioni di diverse scritture mitologiche; ci è stata data una panoramica dell'universo, la sua periodicità di attività e di riposo, e riconosciamo che la coscienza divina si riflette periodicamente come un kosmo nello spazio e nel tempo.

Per trovare le informazioni contenute nell'Edda dobbiamo esaminare l'etimologia dei nomi e delle loro connotazioni, che in alcuni casi sono numerosi. Per questo, l'Icelandic Dictionary [il Dizionario Finlandese] di Cleasby, completato da Gudbrand Vigfusson nel 1869, si è dimostrato d'inestimabile valore perché contiene abbondanti citazioni dai manoscritti originali, e qualche volta presenta una percezione veramente intuitiva. Anche l'Undersökningar i Germanskk Mitologi (La Mitologia Teutonica) di Viktor Rydberg contiene uno scrupoloso esame dei termini e molte informazioni.

Il grande problema in un libro come questo è di riordinare il materiale in un modo pratico senza la necessità di eccessive ripetizioni. I Discorsi sono riprodotti in Inglese con un sapore quasi inalterato, e ciascuno è preceduto da note esplicative. Oltretutto, certi temi hanno richiesto un'attenzione speciale; inevitabilmente qualcuno di questi temi li ritroviamo più di una volta, anche se ogni approccio è in qualche modo differente. Nelle note, sono dati i numeri dei versi per indicare da dove deriva un'interpretazione. Inutile dire che in un solo passaggio spesso sono contenuti molti significati, e frequentemente sono semplici accenni che richiedono un'intuizione personale da parte del lettore, perché non sempre è possibile delucidare adeguatamente ciascun simbolo, e nemmeno è necessario. L'ortografia dei nomi è intenzionalmente inconsistente, alcuni sono dati in Finlandese (ad es., Aesir), altri in Svedese (ad es., Äger), per renderli più facili in entrambi i casi, in modo che il lettore di lingua inglese possa visibilmente distinguerli, e perché in molti casi la radice di un nome ha un significato suggestivo in una lingua, ma non lo ha, o ha una connotazione leggermente diversa, in un'altra lingua. Vi sono anche molti esempi in cui le varianti grammaticali in Finlandese, o un plurale o una forma definita in Svedese, renderebbero irriconoscibile una parola altrimenti familiare, necessitando quindi di inevitabili compromessi in un'interpretazione in Inglese. Quand'è stato possibile, i nomi sono stati tradotti in Inglese per facilitare il lettore a trovare la propria interpretazione. È stato fornito anche un Glossario e un Indice.


Ringraziamenti

Molti ringraziamenti vanno a un numero di persone che mi hanno aiutata a creare questo libro: primo, al defunto James A. Long che, quand'era Presidente della Società Teosofica, ha incoraggiato i miei studi sull'Edda e ha pubblicato otto articoli sul suo significato teosofico nel Volume IV della rivista Sunrise tra il 1954 e il 1955, con all'incirca una mezza dozzina di ulteriori articoli che sono apparsi in seguito durante un periodo di anni; i miei ringraziamenti vanno anche al dr. Kirby Van Mater, senza il cui incitamento questo libro non sarebbe mai cominciato; grazie anche a Sarah Belle Dougherty che lesse il manoscritto e propose di mescolare il materiale in un ordine migliore; grazie a Gertrude (Trudy) Hockinson che battè a macchina più volte ampie parti del manoscritto; a Rod Casper della Millikan Library del California Institute of Technology, che fu d'aiuto nel procurarmi materiali di ricerca. Grazie ad A. Studley Hart, che fece una magia editoriale; la mia cara amica Ingrid (Binnie) Van Mater, che non solo lesse il lavoro con occhio chiaro e critico ma controllò anche le voci dell'indice e del glossario, e mi ha aiutata in tutti gli inevitabili e delicati compiti che devono precedere il completamento di un libro. In seguito, lei, Manuel Oderberg, Eloise e Studley Hart rilessero il libro. Devo ringraziare lo staff produttivo della Theosophical University Press, in particolare Will Thackara, Raymond Rugland, Mark Davidson e John Van Mater jr., che curarono con molta dedizione il completamento del libro. Soprattutto ringrazio con gratitudine Grace F. Knoche, senza il cui costante sostegno non si sarebbe verificato niente di quanto ho detto prima.

Elsa-Brita Titchenell

31 Maggio 1985
Altadena, California


Profilo Biografico

Elsa-Brita Titchenell (il suo cognome originario era Bergqvist) nacque a Uppsala, Svezia, nel 1915. Frequentò le scuole francesi a Stoccolma e nell'allora internazionale città di Shangai, Cina, prima di completare la sua educazione formale in Inghilterra.

Nel 1937 fece parte dello staff della Royal Swedish Legation e del Consulate General a Shangai dove, durante la II Guerra Mondiale e l'occupazione giapponese, si adoperò per migliorare le condizioni dei prigionieri alleati.

Nel 1948 emigrò negli Stati Uniti per lavorare negli International Headquarters della Società Teosofica, che oggi hanno sede a Pasadena. Per otto anni fu anche nello staff amministrativo del California Institute of Technology, ritirandosi dal suo Dipartimento di Astrofisica nel 1980. Fu anche Editore Associato della rivista Sunrise dal 1989 fino alla sua morte, nel 2002.

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Tre articoli di Elsa-Brita Titchenell sui Miti Norreni sono stati pubblicati in Italiano:

L'Origine delle Ere (Origin of Eras)
Il Calderone degli Dèi (Caldron of the Gods)
Il Destino dell'Uomo nel Mito (Man's Destiny in Myth)

Vedi su Istituto Cintamani online: I Miti della Creazione nelle Tradizioni dei Popoli (Creation Myths in World Traditions) ristampato da Sunrise magazine, © Theosophical University Press, novembre 1976. Traduzione italiana 2011 © Nicola Fiore.


Guida_alla_Pronuncia

Ogni linguaggio ha realmente un alfabeto tutto suo; anche se possono essere usati gli stessi simboli scritti, i suoni che essi rappresentano sono sottilmente diversi in ogni lingua parlata. In particolare questo è vero per le vocali, che in Inglese sono cinque, in Svedese nove, e diciassette nell'antico Finlandese. Molti dei nomi dei personaggi dell'Edda hanno parecchie ortografie, tutte ugualmente valide, alcune Finlandesi, altre nell'antico Norreno, altre in Svedese, Danese, o Norvegese. Abbiamo usato l'ortografia Svedese o Finlandese, sostituendo per le lettere supplementari gli equivalenti più strettamente Inglesi. Così þ è comunemente th come in Thor, mentre ð è dato come d. La seguente guida alla pronuncia è un compromesso che dà semplicemente un'indicazione dei suoni effettivi. Le vocali:

Vocale — Lunga / Vocale breve Equivalente

a come in father / sat

e come in say /set

i come in fatigue / sit

o come in move / soot

u come u meno il suono "ee" / hut

y come nel tu francese / Gluck

á come in corps / sot

ä come in care / set

ö come in deux francese / neuf

Le consonanti si pronunciano approssimativamente come in Inglese. La g è dura davanti alle vocali dure (a, o, u, a) ma è morbida come y davanti alle altre vocali (morbide): La r è detta come nella pronuncia Scozzese o Francese.


[1] Vedi Tavola 1, la riproduzione fotografica della Völuspá dal manoscritto del Codex Regius, alla voce 'Tavole', dopo il Capitolo 9. — n. d. t.



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